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Tornò in Hotel euforica.
Doveva chiamare Kate.
Salutò appena Madeline e corse a rifugiarsi nella camera che le avevano assegnato.
Si buttò sul letto e cercò il cellulare in borsa, erano quasi le sei di sera Kate doveva essere già uscita dall'ufficio.
"Dimmi che sei già tornata e che stasera mangeremo una pizza a casa tua mentre mi racconterai di questo Petrov!"
Vivianne scoppiò a ridere.
"Negativo Kate. Sono ancora qui, ma ho una notizia fantastica da darti, ho incontrato Vasilij Petrov!"
Il silenzio dall'altra parte la mise in agitazione.
"Kate ci sei?"
"Questo dovrebbe rendermi felice? Certo sono contenta per te ma questo tizio inizia a starmi sul serio sulle palle Vivì. Insomma per quanto le sue opere possano essere eccezionali o strafighe sempre di rocce e marmo si tratta. Tutto molto freddo, per carità saranno anche belle ma tesoro quando torni?"
Iniziò a piagnucolare e Vivianne sorrise.
"Ok Katkitty qual è il problema?"
Uno sbuffo da parte di Kate le confermò che c'era qualcosa che non andava.
"Mio padre. Lo odio. Non lo sopporto più! Sai che ha fatto? Ha ingaggiato un deficiente che mi faccia da guardia del corpo. Dice che ha avuto problemi con dei tizi e vuole stare più sicuro! <Signorina le ricordo che io sono qui!> Oh sul serio genio? E chissene frega?"
Una terza persona si intromise nella conversazione e Vivianne guardò il cellulare per essere sicura che non ci fosse una terza persona in linea.
"Kate chi era?"
"Vivì non sei attenta, ti ho appena detto che ho uno scempio alle calcagna! È la mia guardia del corpo! Un maschilista, antipatico e musone, ti prego torna qui!"
Vivianne scoppiò nuovamente a ridere.
"E non ridere screanzata, io sono prigioniera e tu ridi?"
"Kate ti giuro sei unica, ascolta devo andare domani a vedere le opere di Vasilij Petrov. Ti prometto che tra qualche giorno sarò di nuovo a casa, giusto il tempo di valutare le opere e fare arte di convincimento con questo tizio. È pur sempre il mio lavoro. Tu intanto cerca di andare d'accordo con l'antipatico musone, tuo padre lo ha fatto solo per la tua sicurezza. Ora devo scendere per cena e poi fare una doccia bollente. Ci sentiamo domani, mi raccomando, e Kate, ricordati che ti voglio bene."
"Mh, si ok. Anche io ti voglio bene, ma te ne vorrò di più appena tornerai qui! A domani."
Vivianne scosse la testa, Kate era un fenomeno.
Ripensò a Vasilij Petrov.
In realtà non si aspettava un uomo di una certa età, in realtà non è che si fosse fatta chissà quale idea, però c'era qualcosa.
Non riusciva a capire cosa.
Dato che era dovuta arrivare fino in Scozia per la sua scarsa propensione a rispondere al telefono si aspettava un uomo burbero, apatico, che non voleva nessuno intorno e soprattutto che non le avesse neanche dato l'opportunità di entrare nel suo castello.
Invece si era trovata davanti un uomo sui cinquanta abbondanti, dagli occhi marroni, i capelli neri appena spruzzati di grigio sulle tempie e con una carnagione piuttosto pallida.
In realtà in Scozia la maggior parte delle persone che aveva incontrato era tutta di carnagione molto chiara, dato dal fatto che il sole sicuramente lo vedevano sporadicamente in inverno.
Vasilij Petrov contro ogni sua aspettativa era un bell'uomo, carismatico e avrebbe detto quasi socievole.
Le ritornò in mente un viso dalla bellezza disarmante, con un paio di lenti blù e i capelli castano scuro scompigliati dal vento .
Scacciò l'immagine dalla sua mente e andò a fare una doccia.
Non vedeva l'ora fosse già l'indomani e di trovarsi al cospetto delle grandi opere di Vasilij Petrov, non stava più nella pelle.

La mattina dopo si svegliò di buon ora, si vestì in modo professionale, prese il blocco degli appunti e una macchinetta digitale.
Sperava che Vasilij fosse d'accordo e le lasciasse scattare qualche foto da mostrare a Chapman.
Scese a fare colazione ma prese solo una tazza di thè, si sentiva ansiosa, le sembrava quasi di essere tornata ai tempi dell'università quando doveva andare nelle gallerie d'arte per testare la veridicità delle opere con il suo docente.
Alle nove e mezza prese un grosso respiro la borsa e salì in auto diretta ad Inveraray da Vasilij.

Vasilij era appostato dietro una delle vetrate del secondo piano e la osservò mentre scendeva dall'auto e si passava una mano tra i capelli.
Sembrava quasi impaurita.
"È arrivata Henry, attieniti a rispondere alle domande che ti farà, non fare casini e cerca di liberarti subito di lei. Le mie opere non usciranno mai da qui."
Henry da dietro il portone alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
"Augurati che io mi ricordi tutto e che lei non faccia domande strane o tutto va a puttane! Diamo inizio alla sceneggiata!"
Aprì il portone e rimase nella penombra, per uno strano segno del destino quel giorno c'era una parvenza di raggi di sole.
"Buongiorno signor Petrov."
"Eliminiamo le formalità mia cara, mi chiami pure Vasilij. Prego si accomodi, ha già fatto colazione? Vuole del thè? Una spremuta? Un caffè?"
Vivianne sorrise.
"La ringrazio Vasilij ma ho già fatto colazione e non bevo caffè, come quasi il settanta per cento della popolazione inglese. Vogliamo andare a vedere le sue opere?"
"Quanta fretta signorina Sherman."
"Oh mi chiami pure Vivianne, è che non vorrei disturbarla portandole via molto tempo."
Henry fece un gesto con la mano come per dire non si preoccupi.
"Sciocchezze Vivianne, una bella donna non è mai motivo di disturbo. Bene, se vuole seguirmi la porto nel mio laboratorio."
~Henry stai esagerando, piantala!~
~Pensa Vasilij, io invece mi sto divertendo a prendere in giro questa poveretta!~
~Tu ci stai deliberatamente provando!~
~Ancora con questa storia!~
"Quante scale!"
"Stanca?"
"Oh, no no."
"Sa quando ho preso questo castello mi sono assicurato che ci fossero i sotterranei proprio per creare, tenerci le mie opere e bearmi del silenzio e della tranquillità."
"A sua moglie dava fastidio vedere polvere e detriti in giro?"
Henry si fermò di colpo.
"Oh no no! Non c'è nessuna moglie. Nessuno che possa lamentarsi o altro, semplicemente qui..."
Aprì una grande porta spalancandola.
"Qui non vi potrà arrivare mai nessuno senza il mio permesso."
Vivianne restò affascinata.
Un luogo sconfinato racchiuso da pareti in pietra, un tempo dovevano essere forse le prigioni perché c'erano ancora grossi anelli di ferro con spesse catene appese.
I neon attaccati al soffitto si susseguivano uno dietro l'altro a mostrare qualcosa di surreale.
Vi erano molteplici opere.
Di legno, di marmo, di pietra calcarea, avorio.
Questo solo a un breve sguardo.
Un lungo ripiano di marmo posto al centro dell'enorme stanza che mostrava attrezzature all'avanguardia.

Nel riflesso del vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora