Non riuscivo a credere che fosse lì.
Anche se la sua presenza mi ricordò il primo finto bacio.
Ero esattamente nel punto dove poggiavo i piedi in quel momento, accasciata a terra in un momento di crisi sul freddo pavimento della palestra.
Lui mi aveva trovata, mi aveva confortata, e baciata. Provare quella nostalgia mi faceva sentire inutile e senza speranza.
«Quindi? Che ci fai qui?»
Oikawa«Beh sarà passato un mese dall'ultima volta che ti avrò visto...volevo vedere come stavi».
«Ti...ricordi di me?»
gli risposi sorpresa.
«Cos'è sei venuto a farmi visita? Talmente che ti faccio pena?»
Oikawa«Ma no, esageri».
Si avvicinò di più e si fermò proprio di fianco a me.
Sentire la sua altezza superarmi mi faceva sentire piccola per una volta.
Superavo sempre tutti con la mia altezza, ma la sensazione di sentirmi bassa di fianco a qualcuno, era impagabile.
«Dimmi la verità...perché sei qui? Come mi hai trovata? So che non ti importa più di una campionessa andata in rovina»
Oikawa«Ho visto le luci accese, quindi volevo controllare».
Sapevo non fosse per me, figuriamoci.
Forse aveva già una ragazza, non potevo saperlo.
Oikawa«Ora te la faccio io una domanda.
Perché tu sei qui?».
Girò il capo e rivolse il suo sguardo direttamente su di me, ma non sapevo se volessi rispondere o meno.
Il mio sguardo era fisso sui palloni, ormai li guardavo con malinconia.
«Io...
Non lo so...».
Strinsi il pugno con la mano che tremava leggermente. Non volevo ammettere che dentro di me in realtà volevo poter continuare a toccare quella palla, continuare a schiacciare e a fregarmene del giudizio altrui, però non ci riuscivo.
Ero ormai consumata, distrutta, una brutta copia della vecchia Akira masticata e sputata.
Ero spaventata di uscire di casa, se i media li odiavo adesso ne ero terrorizzata. Non volevo guardare in faccia la realtà, non volevo più tornare in campo e ricordare i bei tempi.
Non volevo ricordarmi che prima ero nello stato di élite, e ora, ora ero come immondizia.
Coprivo tutto con la scusa che a causa delle cicatrici ai polsi non potevo far niente, ma ormai erano guarite.
«Evidentemente questo non è più il mio posto...».
Raccolsi la borsa e uscii dalla porta della palestra con gli occhi leggermente umidi, sentendo sulle spalle lo sguardo interrogativo del ragazzo.
E io che dissi davanti a tutti i giornali che non mi sarei ritirata, che non mi sarei arresa.
Che sarei riuscita ad entrare nella nazionale.
Ma figuriamoci. In quel momento forse ero così convinta di potercela fare, ma adesso potevo solamente piangere su me stessa.
Non ne avevo la forza mentale, neanche quella fisica, ma che avevo in mente? Tornare in campo? Ma con quale faccia.
Questa era la morte della campionessa Akira Katō.
Anche se forse glielo dovevo a papà, mantenere il nome di famiglia...raggiungere il suo sogno...
Ma ormai non ne ero capace, avevo perso tutto il mio bagliore.E poi perché doveva tornare ora? Perché in quel momento in cui ero più scoperta del solito?
Perché? Perché!
Non volevo più avere niente a che fare con lui, eppure era ancora in giro, ora si divertiva a sorprendermi in palestra.
Forse non dovevo tornare lì dentro mai più per tagliare i conti, dovevo staccarmi dalla squadra una volta e per tutte così non vivevano con un peso sulla coscienza che io ero lì a voler stare con loro.
Dovevo finalmente finirla.Rientrai in casa e posai la giacca con la borsa sul divano. Mi preparai la cena e provai a distrarmi col mio film preferito, anche perché non riuscivo a prendere sonno. Era ormai da mesi che avevo problemi di insonnia.
La mattina seguente varcai il cancello della scuola salutando Atsuko normalmente, avrebbe saputo al momento che non sarei venuta all'allenamento. L'avrebbe sicuramente insospettita, ma l'avrei convinta a lasciar perdere.
Sentii di nuovo tutti gli sguardi addosso mentre entravamo a scuola, fin quando non incrociai lo sguardo di qualcun altro.
Qualcuno che non pensavo mi stesse fissando.
Alcuni dei suoi amici lo accerchiavano e ridevano tra loro, ma Oikawa per qualche strano motivo guardava me.
Distolsi lo sguardo immediatamente, volevo continuare a guardarlo, a parlargli, ma dovevo staccarmi da lui.
Forse dovevo trovare un'altra persona...?
No, sapevo che non ci sarei riuscita.
Atsuko«Aah hai visto il Seijoh riunito lì?»
«Anche tu ci hai fatto caso?»
Atsuko«Beh certo...era lì..»
«Chi?»
Atsuko«Oh nono, nessuno!».
Mi ero appena ricordata che anche nel sogno ammiccava a qualcuno della squadra.
«Mhh non ci credo proprio.
Però dovresti dirmelo, per solidarietà!»
Atsuko«M-ma smettila!».
Le sue guance arrossirono lievemente, quindi scoppiai a ridere a vederla.
Atsuko«Smettila! N-non aiuti!».
Però non riuscivo comunque a finirla.—angolo autrice
Aahhh che nostalgia che si prova a tornare a scrivere
in un certo senso consiglio di farlo
Al prossimo capitolo.
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𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑏𝑏𝑎𝑛𝑑𝑜𝑛𝑎𝑟𝑚𝑖 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 -Oikawa Toru-
Fanfiction«Riuscirò mai a parlarti? Riuscirò mai ad avere il rapporto che ho sognato con te? La dura verità è che credo di aver perso tutto, il coraggio, l'agilità, l'energia. Tutto è cambiato, ma spero che tu sia rimasto lo stesso...». - Sequel di "Ora ha...