f i f t e e n

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Arrivai per prima in palestra ad esercitarmi alla battuta, provavo una tensione indescrivibile per quests partita. Di nuovo percepivo la pressione di dover eccellere, ma questa volta ero d'accordo con lei: dovevo vincere, dovevo portare avanti la squadra e quest'anno arrivare prime al campionato, che questo era il mio ultimo anno.
Sentii la porta aprirsi con uno scricchiolio e le prime ragazze andarono a cambiarsi, fino a presentarsi tutta la squadra.
C.Ishikawa«Allora, siete pronte?».
Diverse risposte per lo più positive echeggiarono nella palestra e il giovane uomo rise sollevato.
C.Ishikawa«Allora vinciamo, forza!».

Tutta la squadra femminile del Karasuno entrò con quell'aria tenebrosa data dalle loro tute nere, alcune giocatrici ci squadrarono da cima a fondo e così anche noi, ripagando con la stessa moneta. Ad occhio, non erano molto alte, quindi non avevano un muro molto efficace, o almeno così sembrava. Si diressero verso lo spogliatoio riservato alla squadra ospite e ognuna di noi fece un commento riguardo le ragazze.
C.Ishikawa«Mamma mia alleno delle vipere».
Tutte quante ridemmo da questa affermazione, ma era normale che volessimo batterle.

Oikawa's pov
Aprii la porta e portai lo sguardo verso il campo da pallavolo femminile, dove entrambe le squadre si stavano riscaldando. Mi sedetti su un posto degli spalti e portai sulla piccola curva del naso la montatura per riuscire a vedere in modo dettagliato la partita che avrebbero poi giocato, e involontariamente il mio sguardo cadde su dì lei.
Di una così bella corporatura, anche se a molti potesse sembrare eccessivamente magra eppure per me non era così, con le braccia lunghe e aggraziate, mentre dirigevano il pallone verso l'alto. Quella coda alta le cadeva morbida sulla schiena, mentre le gambe si univano perfettamente mentre faceva dei piccoli saltelli. I suoi movimenti erano lineari, quasi pianificati, e disegnavano nell'aria tante dolci linee curve, tanto che era uno spettacolo per gli occhi. La sua rincorsa per la schiacciata e anche una cosa basilare come il palleggio sembravano eseguiti con tanta facilità e i suoi occhi brillavano col riflesso dei riflettori.
Sedevo lì emozionato al pensiero dì poter rivedere quello che era segretamente il mio modello da seguire per la sua forza, costanza e tenacia. Anche dopo una grave perdita come la sua, è riuscita a riprendersi e a tornare quella che era definita dai giornali, fenomeno della pallavolo.

Una volta cominciato l'incontro, tutta la mia attenzione ricadeva su quella sfera colorata e dalle mani delle ragazze, che si scambiavano la palla costantemente e con grande astuzia. Entrambe le squadre erano preparate a livello tecnico, ognuna con le proprie strategie e con la propria carta vincente, l'asso.
Katō contro Akitora, così riuscii a leggere dalla sua divisa bianco-nera, ma l'asso della nostra squadra, sembrava stancarsi molto più velocemente delle sue compagne. Scivolò molte volte a terra, lanciandosi per recuperare delle schiacciate o affaticarsi per i tanti salti in battuta. Non era ancora abituata a tale sforzo, la mia amata Akira, eppure non si arrendeva, continuava a rincorrere la palla, ad urlare per chiamarsi le alzate e a schiacciare con tutta la forza che aveva in corpo.
Quando il centrale tirò una forte schiacciata, il muro dell'Aoba Johsai riuscì ad indebolirla ma non a bloccarla parzialmente, guidando il pallone fuori al campo. Non riuscii neanche a vedere il momento esatto in cui cominciò a correre, ma lei con dei riflessi incredibili scattò per recuperarla, dirigendola verso il campo opposto.
Solo che tutto lo slancio e l'accelerazione la portarono a perdere l'equilibrio, inciampare, sbattere al pavimento e di conseguenza colpire la scrivania dove segnavano i punti con la schiena. In reazione all'urto, si piegò inarcando la schiena e soffocando un urlo, così mi alzai di corsa e poggiai i polsi sul corri mano degli spalti.
Oikawa«AKIRA!».
Lentamente si rialzò, con un movimento riportò dritte le spalle e corse verso posto tre, come se non fosse successo niente. Non sapeva quanto fossi orgoglioso di lei in quel momento, a vederla giocare come ai vecchi tempi e vedere la sua voglia di vincere negli occhi.
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Dopo cinque lunghi set, la squadra bianco-tiffany riuscì a vincere con un punteggio di 3-2. Era stato soddisfacente poter osservare quella partita così perfetta dal punto di vista tecnico.
O forse...era stato magnifico poterla osservare dal vivo mentre giocava.
Aspettai fuori l'edificio che finisse di prepararsi così avrei potuto farle i complimenti, e dopo una ventina di minuti vidi la sua snella figura uscire dalla palestra.
Oikawa«Sei stata eccezio-».
All'improvviso, sentii la sua testa cadere sulla mia spalla e successivamente il suo corpo poggiarsi sul mio. Portai lo sguardo sul suo viso e notai che socchiudeva gli occhi dal sonno, così la presi tra le mie braccia come una piccola sposa e le poggiai la testa vicino al mio cuore.
Oikawa«Sei stata davvero bravissima...hai retto cinque set tutti interi».
Non rispose neanche dalla stanchezza, semplicemente si faceva trasportare così per tutta Miyagi, facendomi sentire come il protettore di un prezioso e fragile tesoro, come se fossi io ad essere responsabile di lei. Una folata di vento scombinò i suoi lunghi capelli sciolti e così la strinsi a me evitando che prendesse freddo con quella sottile giacca che indossava.
Arrivai di fronte la sua abitazione e mi feci dare le chiavi da, quella che per me era, la piccola schiacciatrice e varcai silenziosamente la soglia.
Entrai nella sua stanza e la poggiai sulle coperte, sfilandole le scarpe.
Oikawa«Hai fame?».
Mi rispose scuotendo la testa, così le accarezzai i capelli. Sentivo una sorta di intimità in questo momento così calmo e silenzioso.
Oikawa«Allora...io vado».
Ma lei mi fermò afferrando il polso e cercando di tirarmi sulle coperte, di fianco a lei.
Rimasi molto sorpreso da questo suo gesto improvviso, lei che era timida, voleva mi stendessi li.
Così posai il cappotto su una sedia e mi sdraiai sul piumone, e quasi automaticamente la pallavolista si girò sul fianco destro e poggiò la guancia sulla mia spalla, avvicinando il suo corpo al mio e stringendosi tutta per restarmi vicina. Riuscivo a vedere che fosse profondamente assonnata, però era fin troppo bella per far sì che la disturbassi, così lasciai che dormisse in pace osservando i suoi lineamenti rilassati.

—angolo autrice
CE L'HO FATTA
al prossimo capitolo.

𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑏𝑏𝑎𝑛𝑑𝑜𝑛𝑎𝑟𝑚𝑖 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 -Oikawa Toru-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora