f o u r t e e n

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Non immaginavo dì riuscire a tornare lì, davanti la porta della palestra femminile ed entrarci concretamente.
Guardai la maniglia nera e strinsi la tracolla della borsa che portavo alla spalla, preparandomi psicologicamente a rientrare li.
Afferrai la leva e sentii un silenzio calare non appena aprii la porta, rivelando così le mie compagne che si stavano riscaldando.
Atsuko«AKIRAAAAAAA».
Si precipitò correndo verso dì me e saltò dì tutta forza sulle mie braccia, tant'è che riuscii a prenderla per miracolo. Si aggrappò su dì me e mi strinse tanto da farmi mancare il fiato, ma ero felice anch'io dì rivederla.
C.Ishikawa«Ma buonasera».
Poggiai la ragazza a terra e avanzai verso l'allenatore, pronta per la sua prossima ramanzina.
C.Ishikawa«Sei venuta per guardare?».
Scossi la testa.
C.Ishikawa«Sei venuta per allenarti?».
Annuii.
C.Ishikawa«Sei venuta per vincere il campionato?».
Annuii guardandolo dritto negli occhi, e vidi un grande sorriso formarsi sulle sue labbra.
I.Ishikawa«Muoviti, vai a cambiarti e fatti cinque giri dì campo dì corsa!» mi disse battendo le mani con tono severo.
Mi era mancato così tanto, lui, la squadra, essere sgridata così. Mi era mancata la pallavolo, quella seria.
Corsi nello spogliatoio e cominciai a cambiarmi così velocemente che buttai per aria i pantaloni della tuta e quasi inciampai sui miei piedi, non appena uscita cominciai con la corsa. Non ricordo l'ultima volta che fossi così emozionata per qualcosa.

Una volta finito l'allenamento, il coach ci chiamò in cerchio e chiese di sederci sul pavimento, e si sedette anche lui davanti a noi.
C.Ishikawa«Tra due giorni giocheremo contro il Karasuno. Mi raccomando, vi voglio concentrate. Soprattutto tu Akira, ricordati dove sei tornata ed impegnati. Il loro è un attacco debole, ma hanno una ricezione...» e ci spieghò i vari punti deboli e di forza della squadra, preparando alcune tattiche.
Sarei dovuta tornare subito in campo a giocare, certo questa cosa mi spaventava, eppure aspettavo con ansia che passassero quelle maledette quarantotto ore.

Atsuko«Mhhh mi rompo di giocare già tra due giorni»
«Hey, non cominciare! Ti voglio carica»
Atsuko«Eccola che ricomincia, coi suoi discorsi da "dobbiamo vincereeee"» disse mugolando mentre si sfilava le scarpe.
«Sono o non sono un capitano? Certo che voglio che la squadra vinca»
Atsuko«No! Sei solo fastidiosa!».
Di scattò lanciò una sua ginocchiera sulla mia spalla in protesta, così la guardai assassina.
«Ah si?»
Atsuko«Nononono».
Avanzai verso di lei tenendola stretta nella mano e la ragazza si fece piccola piccola cercando di coprirsi con le braccia, ma gliela posai semplicemente nella borsa e le scombinai i capelli.
«Muoviti!».
Uscimmo entrambe dalla palestra e con mia grande sorpresa notai che Iwaizumi Hajime, proprio lui, stesse aspettando fuori la nostra palestra.
Anche la palleggiatrice al mio fianco ne rimase sbalordita, e lui timidamente si avvicinò a lei, dando inizio ad una conversazione. Sorrisi maliziosa e sorpassai la coppietta camminando per la mia strada, sperando il meglio per la mia amica.
Fin quando anche qualcun altro sbucò dietro le mie spalle.
Oikawa«Hey-»
«Non farlo mai più!».
Trasalii dallo spavento e quasi persi l'equilibrio, non si era proprio fatto sentire.
Lui in risposta? Rise, ovvio che sì.
«Ridi ridi, che mi vendicherò»
Oikawa«Non vedo l'ora» rispose con lo stesso tono divertito.
Mi infilai le mani nelle tasche della felpa e proseguii seguita dall'alto ragazzo con quei capelli così belli da scombinati.
Sentii il suo sguardo rivolto verso il mio, così portai la mia attenzione alle sue iridi. Brillavano sotto la luce dei lampioni che illuminavano le strade di Miyagi, rivelando le sfumature di quel marrone/rossiccio così unico nel suo genere. Incatenammo i nostri guardi a lungo così, senza scambiarci parole, perché erano gli occhi a parlare. Non ero solita a guardare negli occhi le persone, ma i suoi mi incantavano particolarmente, mi attraevano come una calamita, tanto che volevo osservarli per ore e ricordare tutti i loro dettagli. Riuscii a percepire tenerezza,  gentilezza e affetto da quei cerchietti che mi osservavano con tanta carineria.
Allungò lentamente una mano verso i miei capelli e spostò una sottile ciocca nera dietro l'orecchio. Col pollice, quasi sfiorando la mia pelle, accarezzò dolcemente la mia guancia, con un gesto così naturale e fluido che sembrava fosse quello che lui dovesse fare in quel preciso momento.
Al suo leggero tocco, la mia pelle rabbrividì e un fremito di piacere percosse tutto il mio corpo, provocando uno strano calore nel basso ventre.
Non volevo allontanarmi né tantomeno che quel momento finisse, mi sarei lasciata accarezzare per ore, ma le nostre abitazioni si avvicinavano sempre di più, e prima o poi dovevamo staccarci. Anche se le due dita erano le uniche cose che mi tenevano calde, in tutto il freddo arrivato ormai nel Kantō.
Dopo una decina di minuti, come non detto, arrivammo di fronte la mia piccola casina, e allora il castano mi salutò.
Oikawa«Ci vediamo domani...Akira»
«A domani Oikawa...».
Ed entrai dentro casa così, immaginando ancora che la sua mano mi sfiorasse dolcemente scaldando il mio cuore.

—angolo autrice
un capitolo a settimana ci riusciamo?
ANCHE SE IL PROSSIMO SARÀ MEGLIO PROMETTO 
al prossimo capitolo.

𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑏𝑏𝑎𝑛𝑑𝑜𝑛𝑎𝑟𝑚𝑖 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 -Oikawa Toru-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora