e i g h t

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Mi avviai verso il salotto e mi tolsi la giacca che aveva ancora un po' di neve sulle spalle e sulla macchia fradicia che aveva lasciato, anche se era scarsamente visibile dal colore bianco della tuta stessa.
Lo stesso fece il ragazzo, ed entrambi indossavamo soltanto la maglietta tiffany d'allenamento.
Notai le sue braccia dalla forma perfetta, allenate al punto giusto, nè esagerate e neanche fini. Poi mi persi a guardare tutta la sua figura, così slanciata e tonica, tipica di un atleta. Le vene erano ben visibili, e sembravano disegnare dei rami spogli lungo tutto il braccio. Anche il collo: era delineato, con una mascella squadrata perfetta, mentre le clavicole sporgenti formavano dolci curve sul suo petto.
Rimanere a guardarlo così mi fece soltanto provare rammarico, così distolsi lo sguardo ed accesi il riscaldamento.
Sentii il vento premere forte contro le pareti di casa, molto probabilmente anche la neve stava aumentando.
Oikawa«Certo che questo freddo improvviso non ci voleva...»
«Già, la giacca è tutta bagnata».
Cercai di scaldarmi strofinando le mani sulle braccia, sentendo le mie stesse ossa. Potevo cambiarmi, si, ma non volevo lasciarlo lì da solo.
«Avrai fame...ti va di rimanere a cena qui?».
Portò l'attenzione su di me, l'avevo colto alla sprovvista mentre osservava la casa.
Oikawa«Se non disturbo. Non vorrei tornare lì con quel freddo»
disse aggiungendo una risatina.
Mi avviai verso i fornelli e li accesi senza poggiare nessuna pentola, così da riscaldarmi, poi iniziai a cucinare.
Oikawa«Hai detto che qui è vuoto da mesi?»
«Ci sono solo io, si»
Oikawa«Allora complimenti...è davvero una casa ben curata».
Strinsi tra le dita il tessuto in cotone della maglietta, era stata una reazione improvvisa.
«Grazie».
Oikawa«Akira...».
Sentii la sedia spostarsi, poi una presenza dietro le mie spalle.
Oikawa«Sei proprio sicura di non voler continuare a giocare a pallavolo?
Io ti ho vista...questi due giorni. Eri davvero entusiasta, i tuoi occhi avevano una luce diversa.
I tuoi occhi erano vivi»
«Certo»
Oikawa«Non mentire».
Rimasi a pensare in silenzio mentre osservavo l'acqua bollire, non sapevo cosa rispondere.
«Certo che a me piace. Ma dopo quello che ho fatto, non voglio essere un peso per la mia stessa squadra»
Oikawa«Invece la tua squadra è fiera di ciò che fai»
«Possiamo non...aprire più questo discorso?
Starei ore a parlare e parlare e non te ne importerebbe neanche».
Sentii il suo tocco delicato vicino al mio gomito, fino a scendere lentamente verso il polso.
Coprì con tutta la mano la lunga cicatrice che portavo, con una leggerezza tale da sfiorarmi il cuore.
Mi ero completamente dimenticata che fossi a mezze maniche.
Sentii gli occhi inumidirsi e in quel momento volevo scomparire, mi faceva sentire colpevole che lui toccasse quella cicatrice.
Oikawa«Chi ti ha detto che non mi importerebbe?».
Dolcemente con un pollice percorse la sua forma, accarezzando così la mia pelle.
«Ti prego...è tremenda da toccare»
Oikawa«Secondo me no»
«È orribile da vedere»
Oikawa«Secondo me no»
«Non ti credo. Fa ribrezzo persino a me»
Oikawa«Perché tu ti sottovaluti».
Rivolsi lo sguardo verso di lui alzando leggermente il capo, mi aveva incuriosito.
Oikawa«Ti stai facendo un complesso sulla moralità che...non dovresti fare. Non ci sono delle regole per poter giocare a pallavolo, chiunque può farlo.
Così come puoi farlo tu».
«Sei l'ereditaria del nome Kato,dovrai
mostrare a tutti chi sei...»
sussurrai con voce spezzata.
Continuò così ad accarezzarmi quella ruvida striscia toccando anche la mia pelle, e anche se era una cosa insignificante o che poteva sembrare strana, mi stava facendo sciogliere il cuore.
Non volevo si staccasse mai più.
Oikawa«È così difficile per te...accettare quello che hai fatto?»
sussurrò con una voce così profonda, così calma e penetrante.
Annuii senza dire un'altra parola, non sapevo più cosa dire.
Oikawa«Proprio non riesci a...guardarle?».
Spostò il dito come per indicare che intendesse la cicatrice e quelle minori sul polso destro.
Scossi la testa senza neanche guardarlo negli occhi, ero proprio caduta in basso.
Oikawa«Akira...perché ti stai indebolendo da sola?
Stai perdendo la cura di te stessa, la divisa scolastica ti va larga, l'ho visto. E riesco anche a sentirlo -strinse leggermente il polso sentendo subito l'osso-. Non riesci neanche più ad accettarti, ti costringi a non giocare più a pallavolo ma non ne fai parola con nessuno»
«Secondo me è...l'unico modo. Io non riesco più ad essere così sorridente come prima, capisci cosa sto passando?»
Oikawa«Io lo so...ma se abbandoni te stessa sarà solo peggio in futuro. Non ci riesci da sola, non è così?»
«Lo riesci a vedere tu stesso, sono mediocre ormai»
Oikawa«Allora ti aiuterò io».
In quell'istante sentii tutto il mio corpo bloccarsi, soprattutto la mente.
«A-Aiutarmi?»
Oikawa«Tu tornerai quella di sempre. Chiuderemo al più presto questo periodo buio».
Sentii le sue dita poggiarsi sui miei fianchi e voltarmi verso di lui, per poi portarle alle mie guance.
Aveva delle dita così lunghe e sottili, che a malapena mi sfioravano.
I nostri occhi si incastrarono perfettamente, potevo osservare perfettamente le sue iridi marroncine distaccarsi dalla pupilla nera profonda.
«Perchè...»
Oikawa«Perché non riesco a vederti finire così. Non voglio immaginare se dovesse succedere di nuovo, se tu ci provassi ancora.
Io non l'ho visto di persona, e non voglio vederlo».
In quel momento mi sembrava la mia unica speranza, come se fosse un fratello, un padre, un angelo.
Non sapevo neanche cosa dirgli, come ringraziarlo, ma lo avrei sicuramente fatto prima o poi.
Oikawa«Cazzo avevi messo l'acqua a bollire»
«Oddio vero!».
Mi girai subito e ripresi con la cucina, continuando a pensare cosa era appena successo.
Era stato un momento così intimo, il primo oltre quelli del sogno.
Dopo una ventina di minuti, portai i piatti a tavola, e anche la cucina era ormai molto più riscaldata e accogliente.

—angolo autrice
SI SI SI SI
si, è successo realmente, proprio così
al prossimo capitolo.

𝑁𝑜𝑛 𝑎𝑏𝑏𝑎𝑛𝑑𝑜𝑛𝑎𝑟𝑚𝑖 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 -Oikawa Toru-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora