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PIECK POV
guardai l'orologio sopra la grande porta della cucina, 06:30 a.m.
sorseggiavo il mio caffè nella tazza mentre sentivo gli occhi premere per potersi chiudere, feci resistenza, avevo provato a dormire sta notte, giuro che ci ho provato, ma quegli incubi mi raggiunsero la mente non lasciandomi scampo.
mi dimenavo fra le coperte in preda al panico e quando finalmente spalancavo gli occhi iniziavo a piangere istericamente, arrivavo a stringermi le braccia così forse da graffiarle con le unghie.

andai verso il bagno e aprì il rubinetto dell'acqua calda per farmi una doccia.
mentre mi spogliavo notai le ossa della faccia che iniziavano a farsi intravedere, dovevo mangiare, lo sapevo, ma lo stress accumulato mi faceva passare pure la mia insaziabile fame.
entrai nella doccia e il getto dell'acqua calda scaccio via tutte le tracce di sudore e soprattuto dolore che avevo riportato sul mio corpo.

quando uscì dal box della doccia e mi avvolsi nell'asciugamano senti il telefono vibrare.
era la sul lavandino che si illuminava, in segno che qualcuno mi aveva mandato un messaggio.
lo afferrai e vidi una foto di Colt piegato su i libri con suo fratello dietro di lui che lo guardava basito.
risposi con la tipica risata, ma in realtà il massimo accenno che avevo fatto era un movimento con il lato della bocca.
andai in camera mia e mi asciugai i capelli per poi vestirmi come al mio solito (cioè a cazzo).

quando uscì da casa mia con i capelli legati in una coda bassa erano circa le 07:45 a.m.
ero in anticipo per una volta finalmente.
passai sopra il ponte fermandomi sempre sopra il lago, ma quel giorno, la prima cosa che notai era che il sole non rifletteva su di lui e quindi, l'effetto che li creava quelle fantastiche sfumature di gioia era svanito.
ora al posto suo c'era solo un lago dall'acqua grigia.

quel lago era un po' come una morale, senza il suo caro sole non sarebbe mai stato veramente completo, il lago aveva bisogno dell'aiuto dei raggi per risplendere, ognuno di noi aveva bisogno di un sole nella sua vita per poter risplendere come il lago, e quando saremo stati in pessime condizioni come lo è adesso questa lastra d'acqua, il sole ci avrebbe raggiunto e ci avrebbe aiutato a brillare di nuovo.
in quel momento il sole iniziò a farsi un po' più altro delle nuvole che per lui erano come mura da superare, e riuscì ad illuminare quel lago, anche se di poco, vidi già l'acqua iniziare a cristallizzarsi e piano piano sarebbe diventato anche esso una stella come il sole...è tutto questo grazie a lui.

guardai il mio orologio e lèssi 07:55
<<OH MA DAI MI PRENDI PER IL CULO?>> iniziai a correre per raggiungere scuola prima che suonasse la campanella, perché alla prima ora avevo matematica, e quella non mi avrebbe mai risparmiato dal ritardo.

arrivai in classe col fiatone alle otto precise e mi andai a sedere tranquillamente al mio banco dato che la prof di matematica ancora non c'era.
guardai verso il banco di Porko che era in ultima fila e notai che il suo posto era libero e c'era solamente Marcel.
<<non si è svegliato neanche sta mattina, anzi mi ha lanciato la sveglia>> disse Marcel ridendo.
<<non ci credo>> mi misi una mano sulla fronte e presi un colpo quando la porta della classe si aprì di scatto rivelando la figura di Porko arrabbiato e con dei capelli abbastanza discutibili.
<<PERCHÉ NON MI HAI SVEGLIATO PEZZO DI MERDA!>> urlò correndo verso il fratello.
<<no dai ragazzi non litigate->> cercai di dire io alzandomi ma Porko mi supero fiondandosi sopra il fratello.
<<ragazzi->> cercai di fermarli ma Rainer mi bloccò il polso.
<<tranquilla tra un po' smettono>> cercò di dirmi lui.
i due ragazzi come non detto smisero dopo qualche secondo e si accomodarono ai loro banchi entrambi col broncio.
il bidello entro in classe con in mano lo spazzolone.
<<la professoressa è assente, avete due ore libere non distruggete il mondo o io distruggo voi>> il suo sguardo glaciale mi fece tremare e tutti annuimo all'unisono.
appena uscì dalla stanza presi i miei appunti dallo zaino e mi girai nei banchi dietro di me che erano quelli di Porko e Marcel.
<<Porko, gli appunti>> li passai i fogli e lui all'inizio sembro confuso ma poi spalancò gli occhi annuendo e se li mise nello zaino.
<<grazie>> rispose alzandosi per andare presumo in corridoio.

durante la ricreazione, eravamo io e Annie nel corridoio, io stavo cercando di sistemarmi l'armadietto invano, dato che era pieno di roba.
vidi Annie impegnata a scrivere al cellulare e sorrisi dandole una gomitata sulla spalla.
<<allora ti piace>> chiesi mettendomi libri in pila.
<<cosa? ehm no...>> la vidi arrossire e alzai un sopracciglio.
<<Annie Leonarth che arrossisce ad un messaggio, deve essere una cosa seria>>
la ragazza roteò gli occhi e tiro indietro il telefono quando un colpo straziante interruppe quella così calma giornata.
<<Pieck! Annie!>> Colt corse verso di noi impaurito e subito gli presi le spalle fra le mani.
<<hey hey che succede?>> chiesi cercando di farlo calmare.
<<uno studente...lui...lui sta picchiando Porko, o forse è il contrario non lo so>> disse in panico.
lasciai il ragazzo e corsi verso la folla che si era radunata dietro l'angolo.
mi feci spazio a spallate e gomitate fra tutti e arrivai in prima fila, come spiegato da Colt, per terra c'erano Porko e un ragazzo che si acciuffavano a vicenda.
<<VUOI VEDERE COME TI PIEGO IO IN DUE?!>> chiese Porko al ragazzo sotto di lui che si dimenava mentre lo riempiva di botte.
sentì la cartilagine del naso spaccarsi e presa dal panico cercai di fermare il biondo che nel mentre ne stava pigliando di Santa ragione.
vidi l'occhio di Porko farsi scuro dopo un pugno che il castano gli aveva tirato e in quel momento non ci vidi più dalla rabbia.
<<HEY VOI!>> un insegnante in fondo al corridoio iniziò a correre e vidi il castano liberarsi dalla presa di Porko e correre via.
<<VIA TUTTI VIA DA QUI!>> il prof fece allontaneremo ragazzi mentre il biondo invece si alzò in piedi per inseguire l'altro ragazzo ma fu fermato dal prof che gli ordinò di rimanere la.
<<PORKO!>> Marcel sbucò in mezzo alla folla e corse verso il fratello che nel mentre perdeva sangue da un labbro.
<<per quale cazzo di motivo li sei saltato addosso?>> chiesi io mettendomi davanti al ragazzo con un fazzoletto per tamponarli il sangue.
Porko non rispose alla mia domanda, sinceramente rimase a fissare il vuoto mentre Marcel lo cazziava.
prese lo zaino che nel mentre era caduto a terra e si allontanò.
guardai Marcel che mi fissava con sguardo dispiaciuto ed io alzai le spalle tornando da Annie.
però appena mi girai notai che era già in compagnia, il biondo della biblioteca si era subito avvicinato per chiederle come stesse.

quel pomeriggio scoprì che Porko sarebbe rimasto in punizione fino alle sei di sera, ma solo lui perché l'altro ragazzo non l'avevano trovato in giro.
entrai nella stanza d'ospedale di mio padre e lo trovai addormentato nel lettino con il libro che gli avevo portato fra le mani.
mi misi seduta nella poltrona e l'unica fonte di compagnia in quel momento era il bip del suo battito cardiaco che veniva registrato.
guardai il profilo del suo volto malconcio, era bianco cadavere e scheletrico.
"non gli rimane molto, passi più tempo possibile con lui, ci dispiace" queste erano state le parole del dottore quando avevo solcato la porta dell'ospedale, mi avevano spiegato che avevano provato con dei farmaci ma niente le sue condizioni non miglioravano.
mi avvicinai al lettino e presi la sua mano fra le mie delicatamente per non svegliarlo.
<<papà...ti prego, non andartene, voglio che resti con me, voglio che tu ci sia per un altro bel po di tempo, voglio che tu mi veda da grande, voglio che sia il tuo il braccio che stringerò per andare all'altare e voglio che sarai tu a tenere in braccio i tuoi nipotini per primo, io voglio che tu mi veda anche da adulta, voglio che ci sia tu a sopportarmi quando penserò di crollare e non una tua foto sopra una lapide, ti prego papà io ho bisogno di te ti prego...ti prego...non mi lasciare...ti prego, già è stata dura superare mamma ma ora anche tu no ti prego papà, tu sei la mia famiglia, tu sei tutto per me...ti prego>> sentì le lacrime scendermi velocemente sul viso, mio padre non si svegliò, i calmanti lo avevano immobilizzato.
presi il mio zaino e uscì dalla stanza d'ospedale piangendo.
camminai con sguardo basso per non far vedere a nessuno che i miei occhi sarebbero voluti scoppiare da un momento all'altro, non volevo che qualcuno si preoccupasse per me, volevo solamente la fine di questo maledetto inferno.
tornai a casa seguendo sempre la solita strada, ma appena arrivata sul ponte vidi un'altra persona nel mio posto dove mi mettevo ad ammirare il lago.
mi avvicinai sempre di più per capire chi fosse ma quando due occhi color nocciola si scontrarono contro i miei mi tranquillizzai.
<<avevi ragione...questo lago è veramente bello...>>

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora