21.

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PIECK POV
casa, era vuota senza di lui...senza i suoi passi che riempivano i corridoi, e quel buono odore di pancake appena sfornati che proveniva dalla cucina.
il cuscino aveva ancora il suo odore, strinsi le lenzuola fra le mie mani, come se potessi trattenerlo in quella stoffa, per non far andare via anche lui.
cercavo di dormire, ahimè, erano cinque giorni che dormivo solo per due tre orette al giorno.
più provavo a prendere sonno, più le lunghe braccia scure, degli incubi, erano tese per catturarmi in una grande gabbia, da cui non sarei uscita facilmente.
sul mio comodino, il pacchetto di sigarette che gli avevo tolto l'altro giorno dalle mani, ormai finito, dato che l'ultima di esse era smezzata fra le mie labbra.
il mio sguardo si puntò verso la specchiera, ancora in frantumi.
in quei pezzettini di vetro ci rivedevo lui, in tutte le sue forme, ed io ero solamente l'artefice di quel guaio, di quel bellissimo guaio.
mi alzai in piedi, il filtro della sigaretta mi pendeva dalle labbra, mentre il fumo che ogni tanto aspiravo, mi riempiva i polmoni di un gas soporifero.
passai per i corridoi, addosso indossavo la sua maglia, in questi giorni non l'avevo mai tolta, era come se potessi tenere ancora un pezzo di lui nel mio letto prima di andare a dormire, come se solo quel pezzo di stoffa potesse darmi il suo stesso conforto.

il piano di sotto di casa mia era completamente vuoto, solamente le molle del divano, distrutto da una brutta notte di frenesia, che avevo avuto insieme ad uno sconosciuto.
mi facevano compagnia in quel silenzio tombale.
avevo provato a farlo con un altro, avevo provato a ridarmi quelle stesse sensazioni che mi dava Porko.
e avevo sperato di riuscirci, ma i miei sentimenti nei confronti di Porko non erano solamente "attrazione fisica" come potevano essere per chiunque altro.
c'era differenza fra l'amore carnale e l'amore passionale.
ed io l'avevo capito solamente solo grazie a lui.
solo pensare a lui mi faceva esplodere la testa, mi sentivo le lacrime premere gli occhi.
allora è proprio vero come diceva il detto...ciò che ami ti uccide...e lui stava uccidendo me. 

PORKO POV
immaginatevi, risvegliarsi, completamente fatto, e con ancora la sbronza addosso, del sabato sera, in una macchina, più particolarmente la tua macchina, con una ragazza completamente nuda accanto a te, girata di spalle.
ecco era quello che mi era successo oggi.
accarezzai con la punta delle dita la schiena della ragazza, candida come il latte.
<<buongiorno Pieck...>> sibilai attorcigliandomi fra le dita i suoi capelli neri.
<<chi è Pieck? io sono Ernesto>> la figura si girò verso di me, i tratti del viso maschili mi riportarono alla realtà.
<<scendi dalla mia cazzo di macchina!>> urlai prendendo i miei pantaloni, che erano appesi al sedile, e indossandoli velocemente.
<<oh ma dai!>> l'uomo si rivestì.
<<muoviti>> lo incitai coprendomi il viso dalla vergogna.
<<la scorsa notte non sembravi dire così, so che mi ami anche tu Galliard!>> Ernesto scese dalla macchina e corse via sgambettando, con una scarpa si e una no.
<<ma che cazzo>> sibilai guardandomi attorno sconcertato.

dopo qualche minuto di shock presi il telefono in mano.
c'era solamente qualche messaggio da un po' di gruppi, ma niente che potesse ricordami cosa era successo la scorsa notte.
mi arrivò la notifica di un messaggio lasciato nella segreteria del telefono.
"possiamo vederci?" diceva.
era Marcel.
sbuffai e chiamai mio fratello al telefono mentre mettevo in moto la macchina.
<<Porko!>> la sua voce era affannata, come se si fosse appena fatto una corsa.
<<hey non pensavo che saresti stato così felice di sentirmi>>
<<sei scomparso per cinque minchia di giorni! ma si può sapere dove cazzo sei finito?!>> chiese sempre con quel tono di voce preoccupato.
guardai la posizione nel telefono.
<<sono a 60 km dalla città>> mi massaggiai la testa, mi stava seriamente esplodendo.
<<devi correre in ospedale!>>
in ospedale?
<<perché dovrei venire in ospedale?>> chiesi sbadigliando.
<<perché è successa una cosa che ti riguarda>> sentivo i clacson delle macchine che suonavano, mentre il vento si scontrava contro il suo microfono.
<<che è successo? se c'entrano quei due mongoloidi di mamma e papà non ci vengo manco mort->>
<<si tratta di Pieck!>> urlò lui fermandosi a riprendere fiato.
il respiro mi si mozzò.
<<che le è successo?>> chiesi in preda al panico.
si sentivano solamente i respiri affannati dall'altra parte del telefono.
<<Marcel che cazzo è successo?>>
<<ha...ha avuto un incidente>> rispose fra un affanno e l'altro.
<<che tipo di incidente?!>>
<<una macchina...un ubriaco alla guida...mentre stava camminando sul ponte...ha sbandato e l'ha presa...e lei è caduta giù>> il ragazzo riprese a correre.
un giramento di testa mi colpì facendomi vedere sfocato.
<<arrivo subito>> chiusi la chiamata e strinsi il volante fra le mie mani.
no non poteva essere vero...non poteva...
la macchina partì ed io mi imbucai in autostrada a tutta velocità, dovevo raggiungere l'ospedale il prima possibile.

PIECK POV

mi guardai attorno, non avevo nulla da fare.
rimanevo sempre seduta su una delle sedie della cucina, a bere una tazza di caffè, sperando che il sonno che mi stava tanto torturando in quel momento, svanisse dal nulla lasciandomi in pace.
presi in mano il telefono, fra le chat, c'era quella mia e quella di Annie.
gli ultimi messaggi erano da strapparsi i capelli.
entrai nella galleria per trovare alla foto della lista della spesa, ma al suo posto trovai un video.
lo aprì e il rumore della musica partì al massimo, costringendomi a dover abbassare il volume.
era il video mio e di Porko, di quando stavamo ballando, in mezzo alla pista.
sentì il mio stomaco rigirarsi, le farfalle...quei maledetti insetti.
il mio sguardo era puntato tutto il tempo, sulla figura del ragazzo dietro lo schermo.
presi la chat di Annie e scrissi.
"io lo vado a cercare" e dopo neanche qualche secondo, la sua risposta era già comparsa sul monitor.
"vengo con te"

scesi velocemente le scale, avevo le scarpe slacciate e potevo cadere da un momento all'altro, ma non era quello il mio pensiero principale.
<<sei sicura di volerlo fare?>> Annie era già seduta sul tavolo della cucina dal aspettarmi.
<<si, tu sei sicura di voler venire con me?>> chiesi allacciando le vans.
<<si, ma da dove vorresti iniziare?>>
<<beh controlliamo sotto qualche ponte, sarà pure da qualche parte no?>> chiesi alzando un sopracciglio.
<<se lo dici tu>> la ragazza scese dal tavolo chiudendosi il giubbotto.
<<dai andiamo>> disse uscendo dalla porta.

l'aria era fredda fuori, e il cielo oscurato da nuvoloni grigi.
<<ma ti pareva proprio questo il giorno per partire all'avventura?>> chiese la ragazza tirandosi su il cappuccio.
<<non ti ho costretto a uscire con me>> sibilai io voltandomi offesa verso Annie.
lei sbuffò e riprese a camminare in silenzio.
passavano le macchine accanto a noi, e ad ogni targa, speravo di vedere lui attraverso il finestrino, ma non era mai così.
<<grazie comunque>> sussurrai dando una piccola gomitata ad Annie.
<<perché?>> chiese lei confusa.
<<perché mi stai facendo compagnia, non è da tutti prendere e fare una cosa del genere>> ridacchiai mentre mi rimettevo le mani in tasca.
<<se posso chiedertelo...perché ci tieni così tanto a lui?>> mi domandò dopo un momento di silenzio.
<<lui mi ha salvata, dove tutti si arrendevano e lasciavano stare, lui rimaneva e guariva, e ora che se ne andato sto facendo una brutta ricaduta, ma voglio che ci sia sempre lui a prendermi prima di sfiorare il fondo>> sussurrai per via del freddo che mi impediva di scandire bene le parole senza congelare.
passammo sopra al ponte e la ragazza rimase in silenzio, probabilmente non se lo aspettava, non si sarebbe mai aspettata una simile risposta da parte mia.
mi toccai la collana che tenevo ancora appesa al collo, l'acqua era cristallina, sembrava ghiacciata, tesa come un filo.
ripensai a tutti i ricordi che avevo col ragazzo su questo ponte e sorrisi.
poggiai la mano sulla ringhiera, ma un rumore acuto mi riportò alla realtà.
<<ATTENTA!>> l'urlo di Annie, il rumore del metallo che si distruggeva.
la plastica calda che mi colpiva le gambe, e il vetro del parabrezza che mi cadeva addosso, mentre mi abbandonavo in una discesa contro la morte.
vidi le sbarre di ferro sfondate, e il muso di una macchina che sbucava del bordo del ponte.
quelle furono le ultime cose che vidi prima di colpire la gelida acqua.
prima di toccare il fondo veramente.

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora