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PIECK POV

rimasi ferma fuori dalla stanza per ore, Porko mi chiamava al telefono ma io facevo sempre partite la segreteria telefonica.
aprì i messaggi in segreteria che mi aveva mandato.
<<per quale cazzo di motivo non mi rispondi?>> <<Pieck ti prego rispondi a sto cazzo di telefono>> <<Pieck...dove sei?>> non volevo coinvolgere anche lui in questa situazione, era così concentrato ultimamente negli studi per prendere la patente, non volevo rovinarli tutto in questo modo.
ma poi pensai che forse se gli avessi scritto anche un messaggio sarebbe stato un po' più tranquillo.
"sto bene, tranquillo, ci sentiamo dopo" lo inviai, sperando si sarebbe accontentato solo di quello, non me la sentivo di parlare con qualcuno in quel momento, volevo solo vedere mio padre.
<<Pieck>> il dottor Robert uscì dalla stanza in silenzio, interrompendo i miei pensieri.
<<si?>> chiesi alzandomi in fretta.
lui scosse la testa dispiaciuto.
<<cosa intende?>> chiesi alzando il sopracciglio.
un "bip" infinito bloccò i miei pensieri.
alzai lo sguardo sulla porta aperta, e l'unica cosa che vidi fu una mano che scendeva a penzoloni dal lettino.
il dottore abbasso lo sguardo ed io mi senti mancare.
caddi a terra e subito il medico si precipitò accanto a me.
<<hey! ti senti bene?! Pieck?>> sentivo la sua voce rimbombata, come se fra lui e me ci fosse un muro o una lastra di vetro.
<<Pieck! Pieck!>> il dottore mi scuoteva mentre il mio sguardo rimaneva fisso su quell'arto immobile.
<<hey!>> guardai il dottore che in mano teneva un bicchiere d'acqua.
<<tieni>> me lo porse con mani tremanti ed io lo afferrai.
<<è morto?>> chiesi poggiando il bicchiere per terra.
il dottore guardò prima me e poi la stanza.
<<si>> mosse la testa come cenno di consenso.
<<mi dispiace, non siamo riusciti a salvarlo, è stato tutto improvviso>> rimasi bloccata davanti a quella scena atroce.
<<se vuoi puoi vederlo...ah e ti ha lasciato questa>> il dottore si tirò fuori dalla tasca una busta e me la porse.
mi alzai in piedi e scrutai la porta, ragionando bene sul da farsi.
<<penso che suo padre sarebbe stato felice...se tu lo avessi salutato un'ultima volta...con permesso>> il dottore se ne andò camminando in modo assente.
spinsi la porta che si trovava davanti a me e lo trovai li.
era disteso sopra il lettino, gli occhi rilassati e il viso che per una volta non trovai contorto dal dolore.
una dottoressa piangeva mentre portava via delle cose.
mi avvicinai al lettino e toccai la mano di mio padre, ormai gelida come il ghiaccio.
la ritrassi subito indietro, non avevo mai visto un morto in tutta la mia vita, e quella scena per me era orribile.
il viso era secco, e per quanto era dimagrito, si vedevano le ossa.
le lacrime mi scesero a fiume sulle guance, ma non singhiozzai.
mi lasciai andare in un pianto liberatorio, come quelli che fai di notte con la testa appoggiata sul cuscino e una mano davanti alla bocca sperando che nessuno ti potesse sentire.
<<scusami tanto papà...non sono mai stata la figlia che avresti voluto...avrei dovuto passare più tempo con te e starti vicino in quei momenti in cui ancora potevo...scusami tanto, era da tanto che non te lo dicevo ma ti voglio bene papà>> mi passai i palmi delle mani sotto gli occhi e andai via.

uscì dall'ospedale con lo sguardo perso nel vuoto, le occhiate dei dottori non mi erano di certo mancate mentre raggiungevo l'uscita dell'edificio.
il telefono squillò, un messaggio da Porko, un altro.
"dove sei?" c'era scritto sullo schermo.
chiusi e mi misi il telefono in tasca sospirando.
accanto all'ospedale c'era un bar.
entrai dentro e mi misi seduta al banco.
<<cosa posso portarti?>> chiese il barista.
<<hai alcol?>> chiesi tenendomi la testa fra le mani.
<<si>>
<<portami la cosa più pesante che hai>> guardai il barista con uno sguardo supplicante.
<<ce li hai diciotto anni?>> chiese sospirando.
<<si>> menti, in realtà li facevo ad agosto, ed eravamo ancora a febbraio.
<<mmh, ti porto qualcosa di più leggero>> se ne andò via per prepararmi da bere mentre io stavo con la testa appoggiata al bancone.
le lacrime fuori uscirono di nuovo e cercai di coprirle passandomi il braccio su gli occhi ma fallendo.
<<ecco a te>> buttai tutto giù in un sorso.
<<un altro!>> urlai appoggiando il bicchiere sul bancone.

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora