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PIECK POV
mi risvegliai.
guardai il soffitto sopra la mia testa, bianco e spurio.
accanto a me due spalle possenti riposavano in pieno sonno.
non volevo svegliarlo, non dopo quello che gli era successo ieri.
non eravamo andati a dormire subito, prima aveva parlato ancora un po'.

<<io amo la mia famiglia, perché loro non amano me? che cosa ho che non va?>> chiedeva sottovoce, con presumo la speranza che non lo sentissi fare quelle stupide domande.
<<loro non ti meritano>> accarezzavo i suoi capelli biondi, sperando che in un qualche modo quel mio gesto lo potesse calmare.
<<scusami...tu in questo momento sei messa peggio di me e io vengo qui a piagnucolare come un bambino>> sentivo la sua presa sulla maglia.
<<non devi sminuire i tuoi problemi, tutti quanti soffriamo, e tutti abbiamo bisogno di un momento di sfogo, non importa quando o dove>> il ragazzo tirava su col naso, sembrava un cucciolo indifeso.
<<sono una delusione>> disse improvvisamente.
<<Porko, i tuoi genitori sono persone incoerenti, e non si rendono conto della meraviglia che hanno creato, hai punito un maniaco perché...perché stuprava delle ragazze e delle ragazzine, forse anche bimbe, mi hai difesa da un ragazzo che voleva fare solo il doppio gioco con me, Porko tu sei una grande persona, e sei un uomo, un vero uomo con la "U" maiuscola, sono così fiera di te>> mi allontanai un po' da lui per poterlo guardare in viso.
il suo volto inondato dalle lacrime e stanco mi scrutava perplesso.
<<perché?...perché sei sempre così gentile con tutti?>> domando.
io ridacchiai a quella sua domanda, e con il polpastrello della mano destra, asciugai la lacrima appena uscita dal suo occhio.
<<perché nessuno lo è stato con me>>

seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera, potevo vedere la forma delle sue scapole sotto la maglietta lèggerà che portava.
immaginai di tracciare col dito la forma di due ali, proprio la nelle cavità.
il ragazzo si rigirò su se stesso, finendo con il volto girato verso di me.
teneva ancora gli occhi chiusi, come se non volesse svegliarsi da quel sonno.
sorrisi debolmente e scesi dal letto girandomi a guardarlo per un'ultima volta.

presi un bicchiere di latte e miele e un cornetto che mi era avanzato da ieri pomeriggio.
salì al piano di sopra e entrai in camera mia, lui era lì.
sveglio e appoggiato alla spalliera del letto a fissare il nulla.
<<hey...ti ho portato la colazione>> mi avvicinai a lui sorridendo e appoggiai il vassoio sulle sue gambe.
lui la scrutò e poi mi guardò negli occhi.
<<non saranno di certo dei pancake alla frutta...ma i cornetti del bar qui affianco sono buoni>> dissi dolcemente.
<<grazie...>> rispose lui guardando quel cibo sorpreso.
<<ho chiamato Marcel>> confessai.
lui subito si girò verso di me confuso con il bicchiere di latte a mezz'aria.
<<ho chiesto di portati dei vestiti puliti, e più pesanti, non puoi stare sempre e solo con quelle maglie leggere, finirai per ammalarti gravemente>> non distolsi lo sguardo da i suoi occhi e lui sembro annuire esausto.
<<okey...gli hai detto qualcos'altro?>> domando bevendo un sorso di latte.
a interromperci fu il campanello di casa che suonò.
<<no...finisci di mangiare con calma, vado io>>
scesi al piano di sotto e aprì la porta dietro cui c'era Marcel con uno zaino in mano.
<<hey Pieck>>
<<hey>> lo abbracciai e lo feci entrare dentro casa.
dalle scale spuntò una testa bionda.
i due fratelli si guardarono per un po'.
lo zaino cadde per terra e Marcel si avvicinò velocemente al fratello abbracciandolo.
<<mi hai fatto spaventare, coglione>>
Porko sorrise debolmente e strinse a se Marcel.
io raccolsi lo zaino da terra e lo andai ad appoggiare sulla sedia della cucina.
<<mamma e papà?>> domandò Porko.
<<come al solito...sono ancora incazzati, volevano levarti la residenza da casa...ma io gli e l'ho impedito>> il castano sorrise debolmente.
<<ho detto che se mandavano via te, sarei andato via anche io, perché io non abbandono il mio fratellino>> Marcel mise una mano dietro la collottola di Porko che cercava di trattenere le lacrime.
io invece a differenza sua, ero rannicchiata sulla sedia a guardali commossa, doveva essere così bello avere un fratello o una sorella, qualcuno di cui fidarsi veramente.
tirai su col naso e i due ragazzi si girarono confusi verso di me.
<<oh si...scusatemi>> mi alzai e salì al piano di sopra in silenzio.

PORKO POV
<<sono così felice che ti stia ospitando...>> Marcel ridacchiò mentre Pieck saliva su per le scale.
<<già...>> risposi io guardandola andare via.
<<è una ragazza d'oro, non fartela scappare, non sta volta>>
<<Marcel ma che stai dicendo?>> chiesi io scioccato.
<<oh e dai non fingere che tu non abbia capito cosa intendevo>> alzò un sopracciglio ed io sbuffai.
<<mi eri mancato, ora devo andare...ti voglio bene Porko>> si diresse verso la porta.
<<ehm...Marcel>> lo fermai puntando un braccio verso avanti.
<<si?>>
<<anche io>> risposi riferendomi al "ti voglio bene"
<<mmh, ciao Pieck!>> urlò uscendo da casa.
la ragazza riascese le scale e si avvicinò a me.
<<visto che qualcuno nella tua famiglia ti vuole bene?>> chiese caricandosi il mio zaino in spalla.
<<aspetta lo porto io>>

PIECK POV
ero al bagno del piano di sopra, mentre Porko, si stava facendo la doccia in quello di sotto.
mi stavo guardando allo specchio, i miei capelli erano legati in modo morbido in una treccia che si appoggiava delicatamente alla schiena.
mi guardai il collo, era riempito da segni rossicci e violacei, che mi andavano sempre di più a ricordare quei brutti pensieri che riaffioravano nella mia mente.
la canottiera nera, mostrava tutti i cerotti che tenevo sulle braccia.
mi guardai i polsi, ormai mi facevo male solo anche a togliermi la maglia.
gli misi sotto l'acqua fredda, ancora i segni violacei erano evidenti.
scoppiai a piangere silenziosamente dal dolore che mi facevano a contatto con l'acqua.
sentì bussare alla porta ma all'inizio non risposi, la mia concentrazione era tutta su i miei polsi.
<<Pieck...>> la porta del bagno si aprì facendomi sobbalzare.
lui mi scrutò il corpo, le spalle, le braccia le mani.
<<hai qualcosa per il labbro?>> domando riferendosi al suo labbro ancora tagliato per via della rissa.
annuì e chiusi l'acqua.
per un secondo maledissi me stessa per aver sfregato i polsi contro l'asciugamano, e il mio viso assunse un'espressione di dolore.
mi avvicinai allo scaffale dove tenevo le medicine e presi una pomata avvicinandomi al ragazzo.
<<dovresti provare con gli impacchi di camomilla per fargli sgonfiare>> disse riferendosi ai miei polsi.
<<si...grazie...apri la bocca>> presi un po' di pomata col dito.
lui eseguì il mio ordine ed io delicatamente per paura di farli male, spalmai adeguatamente la crema.
non appena finì e richiusi il tubetto, i miei occhi si scontrarono contro i suoi.
il suo sguardo era più serio delle altre volte, sembrava quasi concentrato.
guardò le mie labbra ed io feci lo stesso con le sue.
aveva i capelli bagnati e alcune ciocche ricadevano sulla fronte ancora gocciolanti.
sentì le sue mani poggiarsi delicatamente sui miei polsi, e poi chiudersi per stringerli.
ritornai al nostro contatto visivo e finalmente presi coraggio.
mi misi sulle punte e con un po' di insicurezza poggiai le mie labbra sulle sue, lasciandoli un dolce bacio a stampo.
appena mi staccai lui se l'è toccò e rimase sorpreso.
sentì l'imbarazzo scontrarsi contro di me, probabilmente lui non ricambiava o non aveva apprezzato il mio gesto, e invece, una mano andò a finire sulla mia schiena e l'altra sulla guancia tirandomi in avanti e facendo scontrare un'altra volta le mie labbra con le sue.
quando ci staccammo le sentì appiccicose e sbuffai.
<<cazzo è vero ti avevo appena spalmato la crema>> mi passai il palmo della mano sulle labbra e lo sentì ridacchiare.
<<a me non è dispiaciuto più di tanto>> mi sorrise.
non resistetti più al mio impulso e mettendomi sulle punte feci partire un terzo bacio, ma sta volta più passionale.
le sue mani mi finirono su i fianchi, e tirandomi in alto mi appoggiò al lavandino.
<<Porko...quindi...significava qualcosa questo o?...>> chiesi non appena ci staccammo per riprendere fiato.
lui mi toccò le braccia delicatamente per poi sollevarmene una.

si avvicinò al mio polso e ci lasciò un bacio delicato, proprio come aveva fatto ieri.
fece così per ogni punto in cui avevo ferite o graffi.
<<...ogni centimetro della tua pelle, di te, ogni piccolo particolare...credo che tu non ti accorga, Diavolo che sei, che tu sei bella come un Angelo...>> rispose mettendo giù il mio braccio e fissandomi negli occhi.
<<davvero?>> domandai guardando le mia mani che tremavano solamente ad averlo così vicino.
lui annuì posandomi una mano sulla guancia.
<<e tu?>> chiese entrando con lo sguardo dentro i miei occhi.
<<io...credo che mi piaci...>> risposi al ragazzo.
vidi i suoi occhi, gli scrutai per bene, ci penetrai dentro, e sentì quasi di toccare il cielo, e fu allora chiesi.
"è sempre stato così facile volare?"
<<anzi no...no io so che tu mi piaci.>>

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora