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PORKO POV
ero fermo davanti alla porta di casa ad aspettare la ragazza.
di solito quando parlavo con una persona di cose mie personali mi sentivo subito in colpa ma sta volta no, sta volta ero contento di averne parlato con qualcuno, e che quel qualcuno fosse Pieck, mi rassicurava particolarmente.
la ragazza scese le scale di casa sua.
anche se oggi si era messa un felpone che copriva la maggior parte del suo corpo, la trovavo comunque bellissima.
<<finalmente>> dissi secco aprendo la porta di casa.
la ragazza uscì subito dopo di me e chiuse la porta a chiave.
<<rimani anche sta sera?>> chiese scendendo li scalini fuori da casa sua.
<<no credo che l'ira dei miei sia diminuita>> la seguì con le mani in tasca.
<<se succede qualcosa chiamami...se poi hai bisogno di un posto dove stare io->>
<<si, grazie Pieck>> le appoggiai una mano sulla testa e la vidi bloccarsi di scatto.
<<di nulla!>> ricominciammo a camminare tranquillamente fino alla scuola.

la ragazza si fermò sempre sul ponte ad osservare come l'acqua aveva deciso di essere sta mattina.
appoggiò le mani sulla ringhiera e si spinse in avanti mettendo i piedi sul rilievo del pavimento.
per un secondo ebbi paura che potesse cadere quindi mi porsi in avanti per afferrarla, ma non appena stabilì l'equilibrio ritornai composto come se non fosse successo nulla.
<<guarda che bello, sembra che l'acqua brilli>> rimase incantata a fissare lo stagno.
con la mano si portò i capelli dietro l'orecchio scoprendo il suo profilo.
sentì le guance farsi rosse, avevo voglia di avvicinarmi a lei e tracciare la forma del suo viso con le dita per poi baciarla.
<<Porko?>> chiese dopo un po'.
<<si?>>
<<perché sei rosso?>> si girò verso di me ridendo.
<<COSA?! NO IO NO!>> mi girai subito di lato e lei scoppio a ridere, ma non come le altre volte che si sentiva da un miglio che la sua risata fosse falsa, ma sta volta, più serenamente, come se non si fosse obbligata da sola, ma la risata fosse uscita istintivamente dalla sua bocca.
la vidi sporgersi un po' troppo in avanti sulla ringhiera e quando i piedi le si alzarono da terra scattai in avanti.
L'afferrai dalla vita velocemente e sollevandola L'allontanai dalla ringhiera.
la ragazza mi guardò scioccata e poi riguardo la ringhiera.
<<cristo ma dove hai le testa?>> chiesi passandomi una mano fra i capelli.
<<scusa non me ne ero accorta>> per un secondo si guardò le mani, rosse, per aver stretto con così tanta potenza quella sbarra di ferro.
<<dai andiamo>> ricominciai a camminare con lei dietro che nel mentre continuava a fissarsi le mani pensierosa.

PIECK POV
non mi ero neanche resa conto che stavo cadendo, anzi quando avevo staccato i piedi da terra per un secondo mi era sembrato di essere più libera.
le mie mani erano arrossate e bruciavano ancóra a tratti.
non distolsi lo sguardo da quelle, e se Porko non ci fosse stato con me oggi? e se io mi fossi comportata allo stesso modo da sola, cosa sarebbe successo?
<<Pieck siamo arrivati>> il ragazzo mi fece risvegliare dai miei pensieri, i cancelli altissimi della scuola erano davanti i miei occhi, imponenti e a tratti anche spaventosi.

quando entrammo in classe insieme, tutti gli sguardi si rivolsero a noi, chi prima o chi dopo, erano tutti la a fissarci.
<<che avete da guardare coglioni?>> chiese Porko passandosi una mano fra i capelli, che oggi non bloccati da tutto quel gel sembravano più sciolti.
gli altri ripresero a fare ciò che stavano facendo, tranne Marcel che si avvicinò a noi preoccupato per il fratello.
<<dove hai dormito sta notte?>> chiese rivolto al fratello, feci per andarmene ma Porko mi prese il braccio con la sua solita delicatezza che mi faceva impazzire.
<<mi ha fatto dormire da lei>> rispose il maialino.
Marcel si girò verso di me e sorrise debolmente.
<<vabbè almeno ora sono più tranquillo, assolutamente molto meglio di stare sotto un ponte>> il ragazzo mi mise una mano sulla testa e mi accarezzo i capelli.
<<mamma e papà...si sono calmati?>> domando Porko mollandomi il braccio.
<<si più o meno, forse puoi tornare ma non ti garantisco nulla>> Marcel sospirò e si mise le mani in tasca tornando al suo posto.

passai tutta la lezione con la testa fra le nuvole, il prof di storia mi interrogo anche, ma non dissi nulla, rimasi a fissarlo in silenzio.
<<aaah Pieck Pieck Pieck, devi recuperare il voto in qualche modo>> si mise seduto e scrisse qualcosa sull'agenda.
mi andai a sedere al mio posto senza neanche aspettare che finisse di parlare.
sentivo ancora le mani bruciare, facevano male, molto male, e anche se il rossore era sparito, il mio cervello continua a ricollegare quel dolore, sempre e comunque.

<<buongiorno!>> disse il dottore vedendomi entrare nella camera di mio padre.
lui era sveglio, era la che mi sorrideva.
<<papà, come stai?>> chiesi non appena il dottore uscì dalla stanza.
<<bene, ma ho fame, mi puoi porgere quella frutta la?>> chiese indicando un vassoio.
<<certo!>> andai verso la scatoletta di frutta frullata, che ricordava un omogeneizzato per bambini.
<<tieni!>> gli apri la scatoletta e mi misi seduta accanto a lui sulla poltrona.
<<cosa mi racconti?>> chiese assaporando la pappetta.
<<ma niente di che, oggi il mio prof di storia ha interrogato me, io sono bravissima in quella materia si, ma ieri non ho potuto studiare, e quindi non gli ho risposto a nessuna domanda, ma dico io, invece di mettermi un brutto voto non poteva lasciar scorrere per sta volta?>> raccontai il tutto gesticolando e lui rise.
<<sei divertente come sempre Ivory>> spalancai gli occhi a quella sua affermazione.
<<papà...io non sono Ivory>> risposi abbassando le mani sulle mie gambe.
<<e chi sei? le assomigli così tanto>> si girò verso di me a squadrarmi.
<<io sono->>
<<oh quanto mi manca la mia Ivory, quei capelli neri e le fossette sul suo viso quando sorrideva, che donna, la mia donna>> si girò a guardare il soffitto ed io sentì una lacrima percorrermi lo zigomo.
<<si...lo so, io conoscevo Ivory>> risposi secca.
<<oh davvero? ma quindi chi sei?>> chiese guardandomi con un sorriso di gioia.
<<questo non ha importanza, perché non mi parli un po' di più di lei?>> chiesi appoggiando il viso al mio pugno.
<<oh...Ivory da gli occhi di neve>> disse mentre si dondolava.
<<è così che veniva chiamata, i suoi occhi erano chiarissimi come la neve, e i suoi capelli neri...una donna stupenda>> il suo sguardo era ammaliato mentre fissava il muro completamente bianco.
<<come l'hai conosciuta?>> chiesi, non mi aveva mai parlato così apertamente di mamma, di solito soffriva a discuterne.
<<oh, un giorno...no, era lunedì, sisi mi ricordo, Ivory era soprannominata come la "scopabile" della scuola>> rise mentre mimava le virgolette con le mani.
<<ma lei non si metteva in mostra come le altre, preferiva stare nel suo, da sola>> vidi il suo sguardo raddolcirsi.
<<forse era proprio questo che attirava le persone, il fatto che stesse molto sulle sue>>

<<decisi di andare a parlarle, ma lei cercava di evitarmi in tutti i modi, poi dopo giorni di suppliche mi capitò di trovarla in libreria a leggere, vidi il libro che aveva in mano e sorrisi prendendo la mia copia dallo zaino>> imitò di prendere un libro dal nulla.
<<mi misi seduto poco lontano da lei, ma comunque vicinissimo per farle capire che c'ero anche io>> per un secondo si bloccò e si guardò le mani.
<<lei all'inizio cerco di evitarmi come al suo solito...ma non appena vide cosa stavo leggendo si sorprese>> un sospiro profondo riempi il silenzio.
<< "tu capisci cosa c'è scritto?" chiese confusa, era un libro che quasi nessuno riusciva a interpretare per bene, ma io e lei ce l'avevamo fatta, da quel giorno abbiamo fatto conoscenza, siamo diventati amici e poi amanti, e poi sei nata tu>> si voltò verso di me e sorrise, aveva gli occhi assonati, era colpa dei farmaci, non facevano molto bene alla sua salute.
<<che bello...>> dissi sorridendo.
<<già...ma tu chi sei?>> sembrò risvegliarsi e quando si girò verso di me confuso il mio sorriso scomparì.
<<papà sono Pieck, tua figlia>> sospirai silenziosamente e lo vidi sorridere.
<<oh si tesoro!>>
<<ora devo andare papà, si è fatto tardi>> presi il mio zaino e andai verso la porta.
<<per caso...vuoi che resti con te?>> chiesi sull'uscio della porta.
mi guardò con uno sguardo tranquillo e sereno.
<<e tu chi sei?>> chiese sorridendo.
sospirai e sorrisi con tutti gli sforzi che mi erano rimasti.
<<buonanotte papà!>>
<<notte notte>>

quando uscì dalla sua stanza, ad aspettarmi nel corridoio c'era il dottore.
<<i farmaci lo stanno rimbambendo, fa fatica anche a ricordarsi delle persone che vede tutti i giorni, tipo noi>> incrociò le braccia al petto.
<<tutto per lui>> risposi sospirando.
<<buona giornata>> il dottore se ne andò lasciandomi un sorriso.
<<porca puttana>> sibilai uscendo dal reparto.

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora