12.

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PORKO POV
rimasi fermo a guardare suo padre, anche lui mi fissava.
era intubato e le flebo erano su tutte le braccia.
il dottore si alzò uscendo dalla stanza e Pieck si mise seduta su una poltrona.
<<come stai?>> chiese a suo padre.
<<stanco...>> sibilò lui per via della maschera dell'ossigeno.
<<lui è Porko...è il mio fidanzato, vieni>> la ragazza mi fece segno di avvicinarmi ed io con le mani in tasca raggiunsi il bordo del lettino.
vidi il sorriso di suo padre aprirsi sotto la maschera per l'ossigeno.
<<che bello...>> sibilò sforzando la voce.
<<signorina, può venire un secondo?>> chiese il dottore dalla porta.
Pieck annuì alzandosi e uscì dalla stanza.
<<siediti>> l'uomo mi indicò la sedia accanto a se ed io mi ci accomodai sopra.
<<Porko eh?...>>
annuì.
<<vedi di comportarti decentemente>> disse sorridendo.
<<certo>>
<<sai...te lo dico ora che non c'è lei perché so che le da fastidio...io potrei non "sopravvivere"...e vorrei tanto che qualcuno stesse con lei...in questo caso>> suo padre sussurrava mentre stringeva la coperta di lana tra le dita.
<<a volte credo mi abbia parlato di te...sei tu che ha fatto una rissa perché uno l'aveva nominata?>> domando suo padre alzando un sopracciglio.
<<ehm...si>> risposi con l'ansia in petto.
sentì una mano ruvida e fredda poggiarsi sulla mia.
<<bravo...già mi piaci>> sorrisi a quell'affermazione.
<<eccomi qua...di che avete parlato?...>> domando Pieck guardandoci incuriosita.
<<ah niente di che>> l'uomo mi fece l'occhiolino ed io lo imitai.

passammo ore a parlare, il padre di Pieck era allegro, ma la ragazza di meno, ogni volta lo guardava con malinconia e vedevo che muoveva la gambe destra come se fosse stressata.
<<ora noi dobbiamo andare papà>> Pieck si alzò alla poltrona prendendo lo zaino.
<<menomale iniziavo ad avere sonno>> rispose lui ridacchiando.
<<ci vediamo domani...buonanotte>> la ragazza sorrise.
mentre ce ne stavamo per andare lui mi afferrò il braccio.
<<sono felice che mia figlia sia felice con te...trattamela bene>> un sorriso circondò le sue labbra.
annuì convinto e quando l'uomo mi lasciò la mano guardai Pieck che teneva gli occhi sgranati.

uscimmo dalla stanza e finimmo fuori dall'edificio.
<<...ora sai la verità...>> sibilò lei mettendosi le mani in tasca.
<<potevi dirmelo anche prima>> risposi io imitandola.
<<con che coraggio? è in quelle condizioni per colpa mia, non riesco manco a convincerne me stessa>> ribadì la ragazza sospirando.
<<in che senso "per colpa tua"?>> domandai guardando la ragazza.
lei fisso prima me e poi il vuoto.
<<sono stata troppo egoista nei suoi confronti, mi giravo male contro di lui, e adesso il karma mi ha calpito e lui è in quello stato per colpa mia>> si tirò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
ci fu un momento di silenzio assordante.
<<ma che cazzo stai dicendo?>>

PIECK POV
<<ma che cazzo stai dicendo?>> saltai in aria a quella domanda.
guardai il ragazzo con gli occhi sgranati e lui sospirò.
<<Pieck tuo padre è malato, prima o poi sarebbe finito così in tutti i casi, non è stata colpa tua che magari ti sei dimenticata per una volta di aggiustargli le coperte capisci o no?>> chiese il ragazzo massaggiandosi la base del naso.
rimasi in silenzio e guardai il ragazzo scioccata, non sapevo cosa dire, mi aveva completamente levato le parole di bocca.
<<andiamo a mangiare?>> domandò lui sospirando.
<<davvero?>>
<<beh si mi brontola lo stomaco, dai andiamo>>
io per "davvero" volevo rispondere alla domanda prima, ma rimasi in silenzio e mettendo le mani in tasca iniziai a camminare verso casa, avevo fatto la cosa giusta?

ero seduta sul divano con i miei impacchi di camomilla sui polsi.
il ragazzo mi dava le spalle mentre cucinava qualcosa.
mi alzai in piedi per andare a mettere nel lavandino la ciotola con la camomilla ormai fredda.
guardai il viso concentrato del ragazzo mentre cucinava.
gli misi una mano sulla guancia e lui si girò verso di me confuso.
<<grazie>> gli lasciai un bacio a stampo sulle labbra.
quando ci staccammo il ragazzo continuò a fissarmi.
alzai un sopracciglio.
<<tutto bene Pokko?>> sorrisi dolcemente e una mano del ragazzo mi finì dietro la schiena.
mi ritrovai le sue labbra sulle mie in un bacio poco casto.
quando si staccò butto un sospiro lunghissimo.
<<non mi chiamare in quel modo e vatti a sedere che è pronto>> sorrisi a quell'affermazione e andai saltellando verso il tavolo.

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora