Capitolo 19.

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Ebbi abbastanza di quella visione w andai di sopra, con l'intenzione di chiamare Marco.

Mi adagiai sul letto e dopo un paio di squilli mi rispose.

'Alice! Amore! Ma dove sei? É da stamattina che ti cerco e a casa tua non c'é nessuno. Il cellullare era irraggiungibile. Dimmi che stai bene.'

Io,alla sua voce scoppiai a piangere.

'No che non sto bene, oggi c'era la causa in tribunale per il mio affidamento e mia madre ha perso. Ora sono con mio padre.' Dissi ciò singhiozzando a più non posso.

'Perché non ne sapevo niente?' La sua voce si incupì.

'Non volevo farti avere problemi sc-'

'Scusa un cazzo! Ti rendi conto che sono morto di paura, eh? Dio, ti amo, ma mi fai venire una rabbia indescrivibile!' Mi interruppe,arrabbiato.

'Com'è tuo padre?' Continuò.

Non volli dirgli che mio padre fosse la stessa persona che ha tentato di violentarmi, avrebbe potuto commettere qualche pazzia e non volevo accadesse.

'Mi tratta bene, ma resta il fatto che mi ha abbandonata e non glielo perdonerò.' Mentii soffocando le lacrime.

'Almeno non ti tratta male. Che ne dici se usciamo? Ci vediamo in piazza tra un'oretta?'

Erano le venti e avevi una gran voglia di vederlo:ma non avrei saputo la reazione di mio padre.

'Amore ti faccio sapere tra un minuto, ti richiamo io. Ti amo,a dopo.'

Ricambiò e staccammo.

Scesi giù e trovai mio padre sul divano,con la testa pioggiata su un cuscino.

Non sapevo come chiamarlo, la parola papà mi moriva in gola!

'Senti, tra poco scendo!' Dissi freddamente.

Lui si alzò di scatto dal divani e mi guardò con aria arrabbiata.

'Tu di qua non esci e non uscirai!'

Ebbi voglia di ammazzarlo.

'Voglio vedere il mio ragazzo, levati dai coglioni! Non puoi impedirmelo.'

Mi arrivò uno schiaffo così forte da farmi cadere a terra e sbattere la nuca contro il muro.

Ero distesa a terra e lui si sdraiò su di me:urlai dalla paura ma mi coprì la bocca e mi bloccò braccia e gambe.

'Finché starai sotto questo tetto, farai ciò che ti ordino, altrimenti la pagherai in un modo che non credo ti piacerà. ' disse mettendo una mano sotto la mia maglietta e stringendomi uno dei seni.

Fortunatamente si alzò, ma io rimasi lì per terra tremolante dalla paura di essere stata toccata da un ubriacone e per lo più drogato.

Dopi essermi fumata una sigaretta ki alzai e chiamai marco, dicendo lui che non potevo scendere: inventai una scusa su due piedi e ci credette.

'Sicura di stare bene? Bellezza, sei troppo strana!' Affermò preoccupato.
'Riccio non preoccuparti, sto benissimo e ti ami sempre più che mai.' Mi sciolsi.

Sospirò e dopo esserci dati la buonanotte,attaccammo per la seconda volta.

Ero distrutta da tutto ciò accaduto in giornata..mi sentivo come venduta, venduta ad una sorte che non mi sarebbe toccata.

Ora dopo ora, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo mi ponevo sempre la stessa domanda: cosa ho fatto da meritare tutto questo?
E, non trovando una risposta, mi addormentai cullata dall'amore che provavo per Marco.

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