Capitolo 5.

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Corsi più che potevo tra le strade di Firenze per arrivare a casa,le persone mi guardavano come se fossi pazza ma non mi importava.

Volevo solo andarmene.

Non piansi per metà tragitto ed ero quasi sul punto di farlo ma trattenni il più possibile le lacrime.

Mi fermai su una panchina del parco poco distante da casa mia per riprendere fiato e fu lì che vidi la goccia che fece traboccare il vaso.

Una ragazza,che sembrava,della mia stessa età in braccio a suo padre.

'Dai papà smettila,mettimi giù! Non sono più una bambina.' Disse ridendo dolcemente.

'Ma a qualsiasi età sarai sempre la mia principessa!'

A quel punto scoppiai a piangere e niente sembrò fermarmi. Corsi a casa e chiusi la porta con potenza e ferocia.

Poco dopo misi le mani sugli occhi e sulla bocca per soffocare i songhiozzi,le lacrime e mi accasciai con la schiena appoggiata a quella porta.

L'unica cosa che volevo in quel momento era Gaia e la musica.

La chiamai mi disse che in un batti baleno era da me con il gelato,che avevamo finito di mangiare poco prima.

Nel frattempo arrivasse,mi rialzati da terra e passai il dorso della mano sotto gli occhi cercando di rimuovere il mascara che sicuramente era colato.

Presi le cuffie,mi risedetti con la schiena sulla porta e impostai "Beautiful" di Eminem. Pensai che il tono fosse troppo alto,ma che mi frega se il volume mi spacca i timpani ma mi aggiusta il cuore?

A metà della canzone mi accesi una Marlboro e la fumaii,non mi importava se mia madre al ritorno sentisse o scoprisse traccie di fumo, lei fu l'ultimo dei miei problemi se almeno lo era.

Appena finita la canzone e la sigaretta mi accorsi della serratura che scattava e sicuramente era Gaia. Lei aveva le chiavi di casa mia,ormai.

Ero ancora appoggiata alla porta e quando entrò,con la sua delicatezza,per poco non mi sbattè contro il muro.

'Porca puttana!' Imprecai.

'Ommioddio scusa! Non sapevo fossi lì!' Disse scusandosi e appendendo il cappotto.

Si precipitò ad abbracciarmi appena vide il mascara colato. Le spiegai tutto quello che era successo dato che a telefono le avevo soltanto detto di venire qui.

'Devo dirtelo,non è un rimprovero,ma non ti sembra di essere stata un po' troppo brusca,Al? Non sapeva se quella storia fosse per te delicata o no..'

'Senti Ga,posso essere stata brusca quanto vuoi ma non aveva nessuno diritto a chiedermelo,non gli ho mai dato tutta quella confidenza.'

'Hai ragione su questo,ma comunque avete iniziato a parlare della vostra vita credo che una domanda del genere sia uscita spontanea per lui!'

Questa sua ultima affermazione mi fece riflettere e capii che aveva ragione. Ero stata fin troppi brusca col mio conportamento. Mi suggerii di chiedergli scusa e presi in considerazione quella proposta. Lo avrei fatto subito.

Mi alzai e mi rifeci il trucco. Gaia capì che il gelato non sarebbe servito e se ne andò, ma non prima di averla ringraziata ed esserci date un forte e caloroso abbraccio.

Uscii di casa e mi incamminai verso il luogo della lite,sperando di ritrovarci Marco.

Durante il tragitto pensai alle scuse...stavo andando a chiedere scusa ad un ragazzo che neanche conoscevo e di cui non mi importava nulla? O forse si? Sinceramente se provavo qualcosa non mi sarebbe interessato,non devo interessarmi a nessuno ragazzo,è stata quella la mia promessa dopo l'accaduto di David.

Non gli avrei chiesto scusa,non l'avrei fatto affatto. Chiedergli scusa sarebbe a dire ritornare sui primi passi e riaverlo di nuovo fra i piedi e non potevo permettermi di innamorarmi e di ritrovarmi il cuore abbattuto, come un grattacielo forte  in demolizione ma più si abbatterà più si ricostruirà forte e alto a tal punto che neanche una crepa lo rovinerà.

Lo ritrovai sempre lì,in auella strada,seduto su una panchina con il borsone accanto,la mia maglia da danza stretta al petto e una Marlboro tra i denti.

#spazio autrice.

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