Capitolo IX

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Chris sorrise. Sì, aveva fame. Era l'Alba e la giornata sarebbe stata lunga. Tom aveva buttato le gambe lunghe e nervose giù dal letto. "Prepara le uova. Arrivo" Chris lo vide sparire. Quando tornò era in tuta. "Cosa accidenti fai?" Tom rubacchiò dal piatto un pezzo di uovo strapazzato. A volte sembrava davvero un ragazzino. "Dicevi?" Si rivolse a Chris senza guardarlo. Chris cominciò ad alzare la voce. Lo faceva sempre quando era nervoso. "Ho detto cosa accidenti fai?" "Vado a correre! Perché?" Il viso di Chris diventò serio. Tom lo scrutava. Quando era così sembrava che una grossa nuvola nera si fosse abbattuta su di lui. Lo conosceva ormai. Stava arrivando la bufera "Vai a correre! Dunque ricapitolando: ieri sei caduto, hai un braccio rotto, non lo puoi muovere. E vai a correre!!!!????" Se davvero Tom non scoppiò a ridere fu un miracolo. "Devo imparare il copione. Lo studio con le cuffie" e rubò un altro pezzo di uovo. Poi si tirò il cappuccio in testa e uscì. Chris rimase a pensare perché sprecava il suo fiato con un soggetto del genere. Nemmeno con i suoi fratelli veri lo aveva mai fatto.
L'aria era umida e pesante. Forse avrebbe piovuto. E Tom aveva mentito a Chris. Il braccio gli faceva molto molto male e la fasciatura gessata era fastidiosissima. In più ovviamente non poteva correre. E si sentiva davvero frustrato per non essere del tutto autonomo. Ma a Chris non poteva dirlo. Era già fin troppo ansioso. Optò per una passeggiata. Ogni movimento era una coltellata al braccio. E nella testa il tarlo della notte precedente e un qualcosa che non riusciva a focalizzare. Come un buco nero in un angolino della testa. Alzò lo sguardo verde all'orizzonte. Una figurina piccola piccola con capelli di fiamma correva verso di lui...

Tom la riconobbe. Era l'infermiera dell'ospedale che faceva la sua solita corsa mattutina. Questa volta lo avrebbe riconosciuto di certo dalle lesioni al braccio. Si voltò verso l'orizzonte e attese che la ragazza gli passasse accanto. Quando arrivò la sentì passare come un soffio leggero. Sapeva di violetta e di pelle calda per la corsa. Alzò leggermente la voce profonda "Miss Buchannon, buongiorno!". La ragazza sentendo pronunciare il suo nome si fermò di scatto. E di scatto si girò. Due occhi verdi la fissavano da 30 centimetri sopra la sua testa. La mano destra di Tom tirò indietro il cappuccio della felpa. I riccioli scuri si sparsero nell'Aria umida. Iris sgranò gli enormi occhi castani. Ora aveva capito tutto. Aveva collegato le due persone.E non credeva ai suoi occhi. "Oh mio  Dio! Mr. Hiddleston! È lei! Oh Dio! Davvero ieri mattina non l'avevo riconosciuta. Chiedo scusa!" Tom ancora buttò indietro la testa e rise strizzando gli occhi " Meglio così! È stato più divertente!" " Forse divertente per lei. Meno per me che ora mi sento una stupida!" "Milady, non deve mai sentirsi stupida. Lo ricordi. Nessuno merita che lei si senta così. Certo non io!" Iris era affascinata dai modi di quell'uomo. Sembrava un gentiluomo dell'Ottocento. E lei invece sembrava fosse appena uscita da una sauna. Scosse la testa come a voler riordinare le idee e un ciuffo rosso sfuggì all'elastico e le cadde su un occhio. Lo scostò con dita  tremanti "Mi scusi, mr. Hiddleston. Non le ho chiesto come si sente. Sono maleducata oltre che poco professionale" "In realtà è solo molto molto carina" fece Tom aprendosi in un sorriso e trafiggendola di un verde caldo. "Vuole pranzare con me, oggi?"...

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