“no. Stammi lontano non avvicinarti a me. Non ti voglio”, “mi dispiace”. Caddi a terra tra le mie lacrime, subito dopo senti le sue braccia avvolgermi in un abbraccio caloroso. “io… io non volevo. È tutta colpa mia” per quanto ancora mi sarei imposta del dolore da sola. All’improvviso senti il petto stringermi e il cuore battermi più veloce del normale, mi staccai da Noah con brutalità. L’aria stava diminuendo. Portai la mano sul petto. Mi appoggiati all’albero, chiusi gli occhi nella speranza che tutto questo passasse. Iniziai a piangere per il dolore insopportabile che provavo. Aprii gli occhi e guardai nel celo. La luna non c’era mi aveva abbandonata anche lei. Vidi Noah avvicinarsi cercai di allontanarmi come se mi avrebbe fatto del male, so che non lo farebbe. Mi prese la mano e la racchiuse tra le sue. “respira con me, va bene?” annuii, non riuscendo a parlare “inspira ed espira” e così via l’avrà ripetuto due volte ma niente, non succedeva niente . “… Noah” si girò immediatamente da me, feci no con la testa per intendergli che questo giochetto del respiro non funzionava. “ok, non funziona…” fece una pausa, molto probabilmente per pensare “ ho un idea, ma non ti piacerà” non mi importa se non mi piacerà, fa finire questo inferno ti prego. Non feci in tempo ad accorgermi che le nostre labbra si ero unite in un bacio dolce e leggero. Si allontanò da me, continuando a guardarmi “ora come stai?” il respiro era regolare, il cuore batteva di meno ed il petto non mi soffocava più. “… bene” mi aiutò ad alzarmi, ma per sbaglio mise le mani all’altezza delle costole, tolsi la sua mano immediatamente, perché solo il sfiorarle causava il dolore. Mi guardò ma non disse niente “andiamo” è stata l’ultima parola che disse, da quando siamo saliti in macchina. Il silenzio mi uccideva, altrettanto la domanda che avevo in testa. “Noah…” non mi degnò di uno sguardo, lo tenne sulla strada, “non dire niente a Dominic di quello che è successo” mi guardò, finalmente avevo la sua attenzione “intendi il bacio o l’attacco di panico”. Il bacio, me l’ero dimenticata “Entrambi” nessuno sapeva dei miei attacchi di panico, tranne lui. Dominic non dovrà venire a conoscenza di quel bacio, avrebbe messo in punizione me, invece Noah… pur essendo amici questo mondo mi ha insegnato che nessuno ha pietà di nessuno. Arrivammo a casa di Dominic, la sua auto era lì, indicava che mi stava aspettando. Noah mi stava guardando preoccupato non mi ero mossa e continuavo a guardare le mani sporche di sangue. “non scendi?” mi disse, scossi la testa in senso di negazione. “scendo tra un po’” dissi sussurrando. Annuì con la testa e scese dall’auto senza di me. Dopo che si era rintanato in casa, mi rilassati sul sedile. Sentì un telefono vibrare, era quello di Liam. C’erano 20 messaggi da Jess gli ascoltai tutti urlava, piangeva era disperata. Lei lo amava davvero. C’era un ultimo messaggio d'ascoltare, lo ascoltai con la consapevolezza che sarebbe stato l’ennesimo messaggio di Jess in preda alla disperazione, ma non era lei. Era Ariel. “papà dove sei? Mamma è triste. Mi avevi promesso che avremmo mangiato la pizza insieme” Ariel piccola mia mi dispiace. Feci cadere il cellulare sulle mie gambe, iniziai a piangere tanto nessuno mi poteva vedere, ero al sicuro. “Mi dispiace Ariel… mi dispiace” stavo per scendere dall’auto quando sullo schermo apparve il nome di Jess, risposi al telefono “Liam figlio di puttana mi spieghi dove cazzo sei, non rispondi ai messaggi, alle chiamate, Ariel si è rinchiusa in stanza perché non hai mantenuto la promessa, Liam ascoltami-” “non sono Liam” la interruppe subito. Era la seconda volta che dicevo di non essere Liam. “Elisabhett” odiavo il suono del mio nome pronunciato da lei “si” mi trattenni dal piangere di nuovo all’idea che Ariel si era rinchiusa in camera, per colpa mia. “perché hai il telefono di Liam?” come avrei potuto dire a Jess ciò che avevo fatto se non lo volevo ammettere neppure a me stessa. “ecco.. Lui…l’ho ferito ed ora non so dove sia” avevo un nodo alla gola “in che senso è ferito? Che cazzo gli hai fatto? Lo sapevo, sei come loro” che intendeva “loro chi?” “i tuoi genitori, stronza” e riattacco. Anche lei conosceva i miei genitori. La febbre mischiata a tutto questo, era una tortura. Asciugai le lacrime, e uscii dalla macchina, quella casa ora mi faceva paura. Apri la porta ed entrai. Nel soggiorno erano seduti Noah e Dominic. Il primo mi guardò preoccupato, era comprensibile visto che mi aveva visto in condizioni in cui non avevo più il controllo, il secondo si alzò in piedi aveva l’aria di essere furioso e i suoi occhi me ne diedero conferma.

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Your Games
RomanceDominic padrone della città. Un uomo possessivo e testardo. Quando qualcuna tocca le persone che ama perde il controllo. Elisabhett ragazza con una vita complicata e un passato oscuro. Ragazza chiusa in sé stessa non si fida di nessuno. Obbligata a...