Capitolo 29

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Dopo un ora Liam si presentò nel mio ufficio. Decisi di fare finta di niente, almeno per ora “Liam come stai?” fece un sorriso mentre allungava la mano insinuando ad una stretta di mano. “Bene ragazzo mio. Quale onore mi porta qui?” gli feci segno di sedersi, per poi farò lo stesso dietro alla mia scrivania. “Dobbiamo parlare di Elisabhett” incrociò le gambe, segno che avevo la sua attenzione. “dimmi tutto” incrociai le mani sulla scrivania “ho notato… che Elisabhett ha dei lividi sull’addome. Ne sai qualcosa? ” lui si irrigidì, così mi alzai in piedi mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni. Mi avvicinai per poi pormi davanti a lui, si mise in allarme, per rendere le cose più chiare posai la mia pistola sul tavolino “se la questione non ti fosse stata più chiara Liam. Ho già un idea di quello che potrebbe essergli successo, ma aspetto che tu me lo dica prima di… ecco… ucciderti” fece per alzarsi ma lo rispinsi al suo posto “il tuo tentativo di fuga mi da conferma che sia tu l’artefice dei suoi lividi, vero Liam? Non mi servono spiegazioni varie a me basta sapere se sei stato tu o meno” presi la pistola e controllai quante pallottole ci fossero dentro mentre aspettavo una sua risposta “avanti Liam. Odio le persone che fanno tardi. E non sei nella posizione giusta di essere ancora più odiato” gli occhi diventarono lucidi, bambinone. Trova le palle di picchiare sua figlia ma non di ammetterlo. “ho una figlia, Dominic. Ti prego come reagirà Ariel se scoprirà che suo padre è stato ucciso dal futuro marito di Elisabhett” lo guardai schifato “Elisabhett non te lo perdonerebbe mai se mi uccidessi. Non per la mia morte ma perché dopo Ariel la guarderebbe in modo diverso e lei non lo vorrebbe mai. Lei ci tiene davvero tanto ad Ariel” in fondo ha ragione ucciderlo implicherebbe una serie di conseguenze devastanti “ fa un piacere a tutti entro una settimana tu voglio fuori da questa città, o non mi tratterò Liam. Questa volta passa ma vedi di scomparire da questa città” fece segno di affermazione con la testa, si alzò in piedi sistemandosi la giacca, prima che varcasse la porta gli posai una mano sulla spalla costringendolo a girarsi,  “non così in fretta” dissi sistemandogli la cravatta, gli tira un pugno così forte da buttarlo a terra, gli tirai qualche calcio, mi avvicinai a lui “questo è per ciò che le hai fatto” lo presi per il colletto e lo trascinai fuori mi guardò negli occhi con disprezzo “ oh Liam cosa ci vuoi fare sono così. O uccido o punisco” feci un sorriso per poi chiuderli la porta in faccia. Tra un po’ sarà mezzanotte. Salì da Elisabhett stava ancora dormendo, tremava, aveva la fronte che scottava. Scesi in cucina presi un panno e un bacinella, la riempii d’acqua fredda e gliela poggiai sulla fronte. Notai un respiro di sollievo da parte sua se pur debole. Gli rimasi accanto finché il sonno non mi travolse.

Pov Elisabhett

Avevo ancora gli occhi chiusi ma la luce penetrava nella stanza ugualmente. Aprii gli occhi ma il fascio di luce mi impediva di mettere a fuoco le cose alla mia destra così mi spostai leggermente a sinistra, notai che ero nella stanza di Dominic. Una nuvola coprì il sole, scorsi l’occasione e guardai alla mia destra. C’era lui, si era addormentato su una poltrona affianco a me. Se non sapessi chi fosse direi che è un angelo. Lui non lo era. Era più un diavolo caduto dall’inferno. Un diavolo alquanto bello. Aveva il viso rilassato, era così calmo, Se solo durante il giorno fosse così calmo. Il sole tornò ma colpendo lui sta volta. Aprì leggermente gli occhi. Finsi di dormire, per non parlare con lui. Sbirciai senza che mi vedesse prese il telefono per guardare l’ora. Lo rispose sul comodino accanto a me. Si avvicinò, mi tolse il panno che avevo accanto. Molto probabilmente mi era salita la febbre. Mi poggiò la mano sulla fronte, era fredda. Dopo aver controllato che fossi ancora viva se ne andò. Potei finalmente aprire gli occhi e non incontrarlo. Provai a mettermi in posizione eretta ma al solo tentativo la stanza iniziava a girare. Così rimasi seduta con la testa fra le mani. Dopo circa un ora ritentai di allinearmi in piedi. Mi staccai dal letto, feci un grande errore. Iniziò a girare tutto ciò che avevo attorno, cercai l’appoggio del letto, quando ebbi l’impressione di averlo trovato, caddi a terra, la testa mi stava per scoppiare, “oh dio santo… tutto a me deve succedere?” dopo circa 20 secondi passati dal momento in cui sono caduta, mi si presentò davanti, indovinate un po’... Dominic. “Perché cazzo sei a terra?” “perché il pavimento mi piaceva tantissimo, ma secondo te?” dissi sarcastica gli spuntò un sorriso, non di quelli che reputavo malvagi, era un sorriso sincero.

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