Capitolo 9

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Mi avvicinai a lei, preso con delicatezza il suo polso per sentire se c’era battito, era debole, molto debole. La scossi un po’ cercando di svegliarla, ma niente non dava segni di vita ora sembrava veramente un corpo morto. “Elisabhett!” urlai il suo nome sperando in un suo risveglio. Mi iniziai a preoccupare la donna che avrei dovuto sposare, era morta? Non era possibile, non l’avrei accettato, non avrei lasciato che uno dei miei uomini morisse immaginate la mia futura moglie, lei questo non lo sapeva non ancora almeno. Presi dell’acqua fredda e glielo lanciai in faccia. Aprii gli occhi, il mio cure torna a battere normalmente.
Pov Elisabhett
Qualcosa di freddo mi scorreva in faccia, aprii gli occhi, vedo tutto sfocato c’era solo una sagoma davanti a me non capivo chi fosse, ero stanca e debole per tenere gli occhi aperti, quando stavo per chiuderli di nuovo, una mano mi prese il mento, “guai a te se chiudi gli occhi” come se dipendesse da me, non ascoltai e persi il controllo del mio corpo, ma un'altra volta una mano mi afferrò “guardami, guarda me Elisabhett e non chiudere gli occhi, fallo per me” chi era? E perché aveva questa confidenza con me, la vista mi tornò lucida. Era l’uomo che era seduto di fronte a me prima. “Brava. Ora resisti il dottore sta arrivando” che cosa? Il dottore? No, non ci voleva. Se mi visita scoprirà tutto e nessuno deve scoprire tutto. “Liam” dissi con un filo di voce, “intendi tuo padre” annui con la testa, “vuoi che lo chiami?” mi domando, mentre mi guardava cercando di capire qualcosa, ma cosa? Scacciai I miei pensieri e gli risposi “No” feci per alzarmi ma mi fermò “sei debole, non c’è la fai ad alzarti” lo fulminai con gli occhi, mi tolsi la sua mano di dosso, e aggrappandomi al lavandino, mi feci forza e mi alzai “chi sarebbe debole scusa” mi guardava infastidito, o almeno quello che riuscivo a percepire dai suoi occhi. Mi squilla il telefono e i nostri sguardi si distolsero uno dall’altro. Dall’altro capo del telefono c’era la voce di Liam arrabbiato perché non ero più dove mi aveva lasciato “dove cazzo sei?” mi urlò contro, che penso che perfino l’uomo davanti a me lo aveva sentito. “sono qui papà, arrivo subito “gli dissi mentre lui mi guardava ancora infastidito “muoviti o sennò ti lascio qui Elisabhett”, “va bene arrivo subito”. Chiusi la chiamata e mi dirigevo alla porta per andarmene, “tu non vai da nessuna parte” mi disse, mente mi aveva preso il polso, dovevo andarmene o sarebbe accaduto qualcosa che non mi sarebbe piaciuto, “lasciami, devo andare” cercavo di liberarmi ma la sua stretta era forte, ma stranamente non faceva male. “ho già detto che non te ne vai, finché non arriva il dottore, hai capito o devo ripetere?” mi domando se era pazzo o cosa. Lo conosco a pena e vuole che rimanga in una stanza con lui, ad aspettare un maledetto dottore, se lo può pure scordare. “e io ti ho già detto di lasciarmi, non ti conosco e qualsiasi cosa tu fai nel tuo bel lavoro mafioso non mi fa paura ci sono cresciuta e non pensare che uno come te mi faccia paura, ed ora lasciami!” mi lasciò il braccio, non disse nemmeno una parola, “stronzo” dissi tra me e me mentre mi dirigevo verso la porta, sta volta non mi seguii, non che lo volessi, anzi meglio per me se non mi seguiva.

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