Capitolo 11

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In quella stanza c’era l’uomo della sera scorsa, colui che mi ha salvata per modo di dire. Era lì con il suo completo nero, la camicia bianca che lasciava intravedere i suoi addominali e quel odore di menta, non andavo pazza per la menta, ma stranamente lo apprezzavo. Mentre squadravo il signor occhi marroni, entrambi mi fissavano aspettando spiegazioni sul fatto del perché avessi appena fatto questa sceneggiata. “Mi spieghi cosa stai facendo, sto concludendo un affare e tu me lo stai rovinando” quell’affare non lo avrebbe concluso per nulla al mondo “No tu non concludi un bel cazzo Liam” non fu contento ma mantenne la calma “come prego?” “non mi sposerò con un qualsiasi uomo mafioso, scelto da te. Dimmi un po’ sei tu vero?” lo guardavo dritto negli occhi io ero incavolata nera e lui era divertito, gli piaceva ciò che vedeva “Felice di rivederti Elisabhett, dormito bene” mi stava prendendo in giro? Perché quello non era il momento adatto “ma che domande sono. Ascoltami Liam se hai una minuscola parte nel tuo cuore avvizzito che ha pietà di me, ti prego non voglio sposarmi, tanto meno con lui” se non ci fosse stato il signor occhi marroni mi sarei già ritrovata a terra. “Scusami ritorno subito” che intendeva, mi prese per il polso e mi trascinò fuori, riportandomi in camera mia “ascoltami bene buona a nulla, tu ora rimani qui e non fiaterai finché non tornerò io, intesi o sai cosa succederà” odiavo quando non potevo fare niente, non me ne sarei stata mani in mano “non voglio sposarmi, Liam” marcai con tono il suo nome, sperando in un tentativo di essere ascoltata “tu sposerai quel uomo, fine della discussione.” “no sono stufa di fare sempre quello che mi dici” dopo le mie parole la guancia la sentivo bruciare, un gusto di sangue si divampava nella mia bocca, mi aveva tirato uno schiaffo ma non uno di tipo scherzoso uno di tipo estremamente doloroso “ascoltami bene Elisabhett cara, tu fai solo ed esclusivamente ciò che ti dico io, chiaro?!” ecco qui la maschera dell’uomo con tutto sotto controllo che perde le staffe, io non farò lo stesso “no.” Lo stavo provocando per bene “allora sarai responsabile di ciò che ti accadrà, tra vediamo… Ora” mi tiro altri due schiaffi così forte da finire con la faccia al pavimento seguito da un paio di calci. Ero distesa a terra con il dolore peggio di prima e le costole si lamentavano ad ogni mio movimento, si avvicinò, mi guardò per bene e fece un sospiro mentre scuoteva la testa in senso di negazione con un minuscolo sorriso stampato in faccia “Ah Elisabhett non dimenticare che l’hai voluto tu tesoro mio” dopo le sue parola scomparve dietro alla porta chiudendola a chiave. "È tutta colpa mia" la mia voce rimbombava nella stanza vuota, come la mia anima "È sempre stata colpa mia" mi ripetevo ogni secondo, minuto, ora, mese, anno e così andrà avanti per il resto della mia vita, incolpandomi di qualcosa di cui non avevo mai avuto colpa... .

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