Capitolo 45

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Pov Elisabhett

Mi svegliai e scesi al piano di sotto Dominic non era presente al piano di sotto, la sua auto era fuori di conseguenza lui era ancora a casa. Iniziai a cucinare i pancake, presi la farina e d’istinto sorrisi. Mi ricordai quel giorno in cui abbiamo ridotto la cucina come se fosse passata una bufera di neve. “già sveglia” il sorriso scomparve al suono della sua voce, ma i miei occhi s’illuminarono ai suoi addominali e il ciuffo scompigliato, quindi è così appena sveglio. “che stai facendo” chiese con voce roca “sto cucinando i pancake” non disse niente e portò la tazza di caffè tra le sue labbra, feci per prendere la piastra per avvicinarla “no” urlò prima che potessi avvicinarmi al forno “ma sei pazzo?” dissi cercando di controllare i battiti “è caldo, se non ti avessi fermata ti saresti bruciata la mano. Sta più attenta” disse posizionando la tazza nel lavandino avvicinandosi a me “tra un po’ usciamo. Ci saranno anche i ragazzi” alzai gli occhi dall’impasto di fronte a me e guardai lui. Colui che mi stava guardando assai da prima “va bene” dissi distogliendo gli occhi dai suoi, sospirò e se ne andò, per poi tornare vestito e sistemato perfettamente. “va a cambiarti, di solito voi donne ci mettete 3 anni prima di scendere” risi di buon gusto, su questo non aveva torto. Mi lavai le mani e coprii l'impasto con la pellicola, sperando che le cuoche lo finiscano. Mi vestii con una maglietta nera e i pantaloncini corti. Scesi al piano di sotto, vidi serena in cucina “oh ciao serena” si voltò dalla mia parte abbozzando un sorriso “ciao Elisabhett” mi aveva chiamata con il mio nome come avevo chiesto e non signora Ivanov, che schifo. La salutai con la mano andando fuori dove mi aspettava Dominic, davanti ad una moto? Non prenderemo quella spero. “Dominic” lo chiamai attirando la sua attenzione verso di me “già qui. Mi aspettavo ci mettessi di più" mi confesso, mentre scendevo le scale. Mi pose il casco di fronte, lo guardai senza prenderlo “avanti, se no da qui non partiamo. Aspetta, non avrai mica paura di salire in moto?” chiese sorridendo “ no è solo che… lascia stare, dammi quel casco” lo presi e lo misi, con lui che sorrideva ancora. Mise in moto la moto “avanti sali” disse schiacciando sempre di più l’acceleratore, salii dietro di lui tenendomi leggermente ai suoi fianchi “cadrai se non ti terrai bene” disse posizionandosi meglio “non cadrò tranquillo” fece finta di partire per poi frenare subito, costringendomi ad afferrarmi a lui, ingannata sul fatto che potessi cadere “vedi, te l’ho detto. Ma tu ti ostini a non ascoltare” avrei dovuto controbattere come era mio solito fare, ma giustamente fui impedita dalla sua partenza. Rimasi afferrata a lui tutto il tempo non penso proprio che sarei sopravvissuta se mi fossi tenuta come avevo deciso all’inizio. “Elisabhett” mi sentii dire, non sentivo più il vento fra i capelli, forse ero morta. “si?” “scendi” non ero morta “ah finalmente” scesi dalla moto ed andai dai ragazzi che si trovavano dall’altra parte, lasciando lui alle spalle. “ciao fiorellino” disse Edward abbracciandomi “ciao compagno di caos” sorrise, poi venne verso di me Noah “buongiorno combina guai” abbracciai anche lui “mi dispiace per ieri” Edward mi guardò sorpreso “seria?” cercai di essere più seria possibile, ma non mi riuscì “no non mi dispiace, affatto. Mi sono divertita da morire” dissi sorridendo, il mio sorriso scomparve quando il bastardo non mi mise la mano attorno la spalla… che alla fine diventa meraviglioso pensai. Avevamo riso, scherzato e logicamente mangiato, io non toccai niente, era da sta mattina che non mangiavo. Dominic invece non si pose limiti, non me l’aspettavo da lui. “vado in bagno torno subito” Dominic fece cenno dandomi il consenso di andare, come se mi servisse. Andai in bagno e mi lavai le mani, nel momento in cui stavo per uscire notai un foglio sigillato con la cera, timbrato con una rosa. Non c’era nessuno lì, qualcuno se lo sarà dimenticato, lo presi e lo aprii “ero solo un bambino” lessi ad alta voce ciò che c’era scritto. Non può essere riferito a me. Questo foglio eppure era stato lasciato qui. No, non è per me. Ho trovato questo foglio per caso e basta. Jason è morto, gli ho sparato. Presi il foglio e lo misi in tasca. Mi sciacquai la faccia per tornare in me. Uscii dal bagno il più presto possibile, mi diressi a passo svelto verso i ragazzi, durante il cammino mi guardai le spalle, ora mi sentivo osservata “Elisabhett” disse Dominic, mi era venuto incontro ed io presi un colpo. Ero già in ansia di mio. “stai bene ?” chiese curioso, vendendo la mia reazione “ehm si” risposi vaga “vuoi veramente mentirmi” si avvicinò “non ti sto mentendo. Io sto bene” lo sorpassai, ma appena mi trovai alla sua destra, mi fermai, vedi una sagoma nera al confine del bosco, all’improvviso vidi solo il buio.

Pov Dominic
“Elisabhett” dissi controllando che non fosse ferita. Noah ed Edward ci raggiunsero “che è successo?” chiese Noah “è svenuta. Raccogliete le cose e seguitemi con la vostra auto” le presi e la posizionai sul sedile dei passeggeri, non aveva mangiato prima “Dominic” si era svegliata, mi guardò debole “hai mangiato sta mattina” negò debolmente con la testa. Ecco la ragione del suo mancamento “va bene ora torniamo a casa” dissi sistemando la cintura, quando l’incastrai posizionò la sua mano sul dorso della mia. “vi ho rovinato la giornata..” disse con gli occhi leggermente aperti. Gli diedi un bacio sulla fronte “no non l’hai rovinata…” chiusi la portiera “sei la cosa più meravigliosa che mi sia mai capitata” aprii la portiera e mi sedetti alla guida. Tornammo a casa e la portai in camera, dove c’era ancora la colazione sul comodino, scesi di sotto ed ordini alle cuoche di cucinare qualcosa per Elisabhett. Andai in ufficio a finire alcuni lavori, “signor Ivanov è pronto” m’informo la cameriera. Le avevo detto che avrei portato il cibo io stesso. “si arrivo” dissi sistemando i fogli sparsi. Uscii dall’ufficio e presi il vassoio che mi consegnarono. Salii al piano di sopra Elisabhett era già sveglia “devi mangiare” dissi chiudendo la porta alle mie spalle “non ho fame” rispose prima che mi avvicinassi “non ti ho chiesto questo” dissi con voce seria, se faccio il dolce o il simpatico non mi obbedirà più, quindi mi tocca fare il duro “Ma-” la zittii immediatamente “niente ma. Non accetto un no come un risposta e nemmeno un accordo. Tu mangerai e basta” mi sedetti accanto lei e appoggiai il vassoio sulle sue gambe “non te ne vai” chiese vedendo che non mi ero mosso neanche dopo averle consegnato il vassoio “no, perché non mangeresti” rimasi li a guardarla mentre mangiava per i primi 14 minuti poi mi distesi nel mio posto accanto a lei e continuai alcuni lavori dal mio telefono.

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