21.12.1947
Un urlo mi sveglia. Ancora con la camicia da notte esco dalla stanza. L'urlo viene dalla camera di nonna Rose. Papà è lì davanti la porta, io e Tom ci avviciniamo.
"Non adesso ragazzi" dice papà. mettendo il braccio per bloccarci. Alzo la testa. Mamma piegata sul corpo di sua madre che piange. "Stanotte è stata l'ultima. Ade saprà come onorarla. Egle, va a prepararti".Tom mi prende la mano. I suoi occhi sono spenti. Lo abbraccio. "Tom, portala in camera" ordina papà.
Tom mi fa sedere sul letto ancora disfatto e si siede vicino a me. Una mano è sulla mia schiena, l'altra sulla mia coscia. "Va tutto bene. Sono certo che non avrà sofferto".
"Come fai a dirlo?" chiedo singhiozzando. "È morta nel sonno, chi muore nel sonno solitamente non soffre".
"Era l'unica ad appoggiarmi. La maggior parte delle cose che ho fatto le ho fatte grazie a lei. Lei...sapeva tutto" dico guardando in basso.
"Egle...tua nonna starà bene e anche tu. Ora devi andare sull'Olimpo" dice prendendomi le mani e facendomi alzare. "Non voglio andarci".
"Tutta la tua famiglia è lì. Tua cugina sarà una dea...e forse un giorno lo sarai pure tu" mi sorride.Giro gli occhi al cielo. Gli do un bacio umido sulla guancia, lascio le sue mani e vado in bagno. Dopo aver fatto una doccia indosso un abito in seta rosa colmo di fiori. Lego i capelli con due treccine davanti che fermo poi dietro con altri fiori. Con Tom scendiamo all'ingresso. Anche mamma e papà sono pronti. "Tom, torniamo presto. Fa come se fossi a casa tua" dice mamma singhiozzando. Non so come reagirei se mia madre morisse, probabilmente peggio di lei.
Una carrozza dorata trainata da quattro pegasi bianchi ci aspetta. Sale prima papà, poi mamma
ed infine io. I posti a sedere sono rossi. Guardo dalla specie di finestrino spostando le tende. Vedo casa mia dall'alto. Il giardino perfettamente curato sembra formare un sole. "Tesoro non sporgerti" mi dice mamma che è seduta vicino papà proprio di fronte a me.Il viaggio passa nel mio totale silenzio e tra i loro discorsi sugli dei. "Eccolo. L'Olimpo" esclama papà vedendo oltre le nuvole immensi castelli. È meraviglioso. Sembra quasi irreale.
Diverse ancelle e guardie ci aspettavano alle porte. <Ολυμπος>.Queste lettere iniziarono a muoversi fino a spuntare la scritta in inglese. "Lei dev'essere vostra figlia Egle" dice un giovane dall'aspetto atletico vestito di blu e oro con dei sandali alati, teneva in mano un caduceo di platino, attorno al quale sono intrecciati due serpenti. "Si, sono io" rispondo. "Ermes, dio del commercio, del mistero, dei viaggi e dell'inganno, messaggero degli dei; Zeus vuole conoscerti" si presenta rapidamente facendomi entrare nella dimora degli dei.
Mi guardo meravigliata. Ogni castello ha delle caratteristiche, il silenzio regna lungo le strade dorate.
"Dopo Daphne, sei la ragazza più conosciuta qui. Zeus vuole rendere anche te una dea. Pensa che per Daphne ci sono voluti millenni per convincerla" dice il dio fermandosi davanti grandi porte dorate con dei fulmini rappresentanti. Queste si aprono e un uomo robusto con capelli e la lunga barba bianchi sta seduto su un trono-ovviamente d'oro.
"Egle! Mio figlio Klaus mi ha parlato molto di te" esclama Zeus...mio nonno. Tento di sorride. "Tutto l'Olimpo è impaziente di conoscerti ma prima devi sapere. Siediti" mi dice indicandomi una poltrona. Mi siedo. "Egle, sei una mezzosangue...tuo padre è un semidio ma anche tua madre ha origini divine...come la tua amica Daphne hai il diritto di diventare una dea. Lei nacque immortale, tu con una lunga vita ma non eterna. Voglio proporti l'immortalità. Quando finirai gli studi, magari prima del matrimonio che vuole Klaus, potrai diventare una dea".
"Dove sta l'inganno?" chiedo. "Nessun inganno! È tuo diritto di nascita. Ora andiamo...è un grande giorno per Daphne" sorride.Raggiungo i miei genitori che stanno fermi davanti a enormi porte d'oro. "Che ti ha detto mio padre?" mi chiede papà. "Essere una dea mi spetta di nascita...non voglio essere immortale, ho paura".
"Sono certa che Tom non la pensa così. L'ho sorpreso mentre leggeva un libro che parlava proprio dell'immortalità. Se non ti fidi del nostro di parere chiedi a lui".Entriamo nelle grandi porte ma stiamo in disparte, vicini le colonne mentre dodici dei stanno seduti nei loro troni posizionati a cerchio mentre Daphne sta lì, in piedi di fronte al padre degli dei. "Daphne Dimitroa; figlia divina di Apollo e Afrodite, regina di Sparta, oggi le moire consegneranno a te il potere che hai fin dalla nascita".
Tre donne dai capelli scuri si avvicinano a lei. Quella al centro regge una sfera rossa. La porgono a Daphne. Una luce dello stesso colore esce da quella che la circonda con una nebbiolina. Quando questa sparisce i capelli già rossi di Daphne sembrano di fuoco così come il suo vestito trasformatosi in magma e pietre vulcaniche. "Diamo il benvenuto alla dea del fuoco" esclama Zeus. Tutti iniziano ad applaudire. "Estia? Non era lei la dea del fuoco?" chiedo a papà. "Lei è la dea del focolare" mi corregge.
Dopo i festeggiamenti torniamo a casa. "Divertita?" mi chiede Tom. "Devo parlarti" gli rispondo. Mamma è papà salgo mentre io resto in salotto tra le sue braccia. "È successo qualcosa?" mi chiede accarezzando la mia schiena. "Io...sarò immortale, devo esserlo. Ma non voglio, io voglio stare con te".
"Non è un problema, troveremo un modo. Tu ed io staremo insieme, per sempre".
"E se Zeus non dovesse renderti immortale? Come faremo?".
"Troverò un modo. Te lo prometto, noi staremo insieme, per sempre" sussurra. Mordo leggermente il suo labbro inferiore e lui fa combaciare le nostre labbra in modo perfetto.
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Amore Proibito
FanfictionE se un professore s'innamorasse di un'alunna? Il giovane insegnante di difesa contro le arti oscure nota la giovane Egle Blossom quando lei era ancora sul treno, inconsapevole del suo futuro e del suo passato.