25.Farò di tutto per i miei figli

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01.09.1966

Dopo aver affidato Thomas e Ismene a Daphne mi smaterializzo in un angolo della sala grande. Oggi anche i gemelli iniziano la scuola. Sotto il cappello c'è Atys.

Atys POV.
"Riddle! Secondo in linea di successione. Ti manca tua madre e hai paura di tuo padre. Dev'essere difficile. Non vuoi deluderlo. SERPEVEDE!" esclama il cappello. Spero che nessuno ha sentito nulla. Papà mi ucciderebbe.

"Riddle! Secondo in linea di successione. Ti manca tua madre e hai paura di tuo padre. Dev'essere difficile. Non vuoi deluderlo." Le parole del Cappello riecheggiano nella mia testa, come un'accusa che non riesco a ignorare. "S-Serpeverde!" grida improvvisamente il Cappello, annunciando la sua decisione. Mi sento sollevare il Cappello dalla testa.

Cammino verso il tavolo di Serpeverde, consapevole dei sussurri che si diffondono attorno a me. Le parole del Cappello mi perseguitano mentre cerco di trovare il mio posto in questo mondo magico complesso.

Amanda POV.
Mi siedo con la schiena dritta, cercando di nascondere l'agitazione che mi assale. Guardo il Cappello Parlante, sperando che non ci metta molto a capire dove dovrei stare. In famiglia, siamo tutti Serpeverde, e la prospettiva di finire in una casa diversa mi preoccupa. Posso solo immaginare la reazione di papà, che considera Serpeverde la casa più nobile di tutte.

"Come sua madre. Coraggiosa. Irrispettosa" Le parole del Cappello mi raggiungono, e un sorriso sfiora i miei pensieri. Sarebbe fantastico essere come mamma. La sua mancanza è un vuoto che sento ogni giorno. "Forse deluderai tuo padre, ma sono sicuro che tua madre è fiera di te. GRIFONDORO!" urla il Cappello improvvisamente. La mia mente viene travolta dall'annuncio, e la mia espressione si congela. Grifondoro?

Vedo i miei fratelli preoccupati così come mezza sala. Merda. Il mio sguardo incontra quello di Atys, e una strana miscela di stupore si riflette nei suoi occhi.

Mi alzo lentamente dallo sgabello e mi dirigo verso il tavolo di Grifondoro. Gli sguardi mi seguono, e posso sentire il bisbiglio crescere attorno a me.

Egle POV.
La vedo terrorizzata. "Ho sempre pensato che i Grifondoro fossero i più fighi" affermo uscendo dal nascondiglio per rassicurarla "Il cappello però mi ha messo in Serpevede perchè a suo dire pensavo troppo ma se davvero era così probabilmente non mi sarei ritrovata in parecchie situazioni".
"Mamma" esclamano tutti e sei che si alzano dai loro posti per venire all'ingresso della sala. "Mi mancate" affermo. "Signora Blossom" mi chiama Silente che è diventato preside "Noto che non avete perso il vostro tocco".
"È un piacere saperlo, professore".
"Papà mi ammazza se lo scopre" dice Amanda vergognandosi per la sua casa. "Hai antenati Grifondoro. Non hai nulla di cui vergognarti" affermo "Va al tavolo e sii fiera di quello che sei".
"Ha detto che sono come te" sorride. "È un motivo un più per andare lì a testa alta" le sorrido.

"Theo" lo chiamo vedendolo a testa bassa "Da quando non mi guardi nemmeno? Ricordo un bambino che doveva avere tutto quello che desiderava per non passare notti insonne".
"E mi dicevi continuamente che se volevo qualcosa dovevo guadagnarmela".
"E poi Tom rovinava la mia ramanzina entrando col giocattolo nuovo".
"Da quando te ne sei andata è tutto diverso" afferma. "Papà ci odia" dice Cercie. "Vuole che mi sposo" continua Audrey.
"Risolverò tutto. Ve lo prometto" gli sorrido prima di svanire nell'aria.
Farò di tutto per il bene dei miei figli.

Mi smaterializzo tra le fiamme del camino acceso. Lo studio di Tom non è cambiato. "Egle" esclama notandomi. "Per tua sfortuna ho appreso notizie che sarebbe stato meglio tenere nascoste. Da dove iniziò?" gli chiedo sedendomi sulla scrivania. "Pensavo non saresti tornata" mi dice lui. "Dopo aver saputo di quello che hai fatto ai miei genitori non c'ho più visto. Non permetterò che uccidi anche i miei figli".
"I nostri figli. E immagino tu abbia già partorito. È così?".
"Si e resteranno nell'Olimpo con me e gli altri".
"Altri gemelli?".
"Sono qui per dirti che hai smesso di vedermi soffrire, Tom".
"Non è mai stata mia intenzione" dice alzandosi "Ti ho sempre amata e amo la nostra famiglia".
"E vuoi costringere Audrey a sposarsi. Nessuno quanto me sa cosa significa andare in quella scuola per cercare un qualsiasi uomo diverso da quello che è stato predestinato".
"Audrey è una principessa ed è suo compito allargare i confini del mio regno così come lo sarà per Cercie e Amanda".
"A Natale non scomodarti a mandare carrozze. Verrano con me".
"E farli salire in quel covo di vipere come l'Olimpo? Scordatelo".
"Li mi rispettano e rispetteranno anche i miei figli".
"I ragazzi restano qui" afferma Tom "E tu pure".
"Non puoi costringermi".
"Temo proprio che posso. Non abbiamo divorziato e un divorzio all'interno della famiglia reale creerebbe un tale scandalo che coinvolgerà anche i nostri figli. All'altare mi hai giurato fedeltà come moglie, all'incoronazione come suddita e hai giurato fedeltà al popolo".
"Come madre ho giurato agli dei di proteggere i miei figli. Come dea ho giurato di non intromettermi in affari umani e come figlia ho giurato di dare sempre il meglio delle possibilità alla mia famiglia. Ho giurato ai miei genitori che mi sarei vendicata di chi li ha uccisi".
"Quindi vuoi uccidermi?".
"No. Voglio levarti tutto ciò che ti ho dato. Voglio che tu soffra quanto sto soffrendo io. Rivoglio indietro mio marito Tom o la morte di Voldemort".
"Io ci sarò sempre per te" mi dice abbracciandomi. Le sue braccia non si stringevano al mio corpo da troppo tempo. "Rivoglio la mia famiglia" singhiozzo.
"Prendi i bambini e torna da me. Ti prometto che ti darò ascolto".
"Mi dispiace Tom ma ho smesso di fidarmi delle tue promesse" confesso distaccandomi da lui.

Mi avvicino di nuovo al camino ma l'ingresso del preside con Amanda dietro mi preoccupa. "Vostre maestà" dice facendo un cenno di inchino con la testa. "No" lo fermo ancor prima di farlo parlare "Amanda torna a Hogwarts".
"Qualcosa non va?" chiede Tom.
"Vostra figlia è stata denunciata di parlare con dei babbani" dice il preside. "Voglio che la sorvegliate maggiormente e se dovesse succedere di nuovo dovrà essere espulsa" afferma con rabbia "Chi era?" le chiede. "Lo uccideresti".
"Amanda devi dirmi chi era" ripete ancora. "No" afferma lei. "Signor preside Amanda non tornerà a scuola fino a quando non mi dirà il nome. La riporterò li io stesso. Andate" ordina poi cacciando il preside da casa.

"Dimmi con chi hai parlato".
Mi avvicino a lei prendendole la mano. "Se ha detto no è no".
"Questo non è affar tuo Egle".
"È mia figlia!".
"Sei stata senza per un mese. Riuscirai ancora".
"Tornerò a casa se questo potrà calmati ma lascia che loro vivono la loro vita".
"Sai anche tu che i babbani sono inferiori".
"I babbani non hanno mai fatto nulla di sbagliato".
"Mi hanno abbandonato. Hanno lasciato che mia madre morisse e lei è morta perché amava un babbano. Non accadrà più".
"Non perchè uno ha sbagliato devi punire un intera società. Tom ti prego di ragionare".
"Dovrei uccidere anche te" mi dice estraendo la bacchetta. "Sai che non puoi" affermo. "Amanda vai in camera" ordina a lei che corre via.
"Mi avevi promesso che non mi avresti abbandonato".
"E infatti non l'ho fatto. Non ho mai abbandonato né te né i bambini".
"Ho bisogno di te" sussulta. I suoi occhi diventano lucidi per le lacrime che probabilmente trattiene. Accarezzo il suo viso freddo raccogliendo la lacrima che era riuscita a scendere. "Andiamo nel tempio" gli dico.

Avevo fatto costruire un tempio nel giardino, uno che contenesse tutti gli dei. È circolare così come la sala dei troni e al centro brucia un fuoco eterno. Mi volto per affrontare Tom. La luce delle candele danza sulle pareti, gettando ombre che sembrano sussurrare il passato. Tom mi guarda con occhi che riflettono una mescolanza di emozioni, dal dolore alla rabbia.

"Tom, gli dei osservano e giudicano. Non possiamo continuare così", affermo, cercando di far penetrare la ragione nelle sue parole. "Questo mondo mi ha tradito, Egle. Non posso tollerare che i miei figli siano contaminati da una società indegna", risponde lui con voce dura. "Abbiamo fatto un patto. Gli dei ci hanno unito. Non permettere che questa vendetta distrugga la nostra famiglia. I nostri figli hanno bisogno di entrambi i genitori", imploro.

Mi avvicino all'altare centrale del tempio, prendendo tra le mani un piccolo vaso d'argento contenente ambrosia, il cibo degli dei. "Tom, c'è ancora un briciolo di umanità in te. Non so se sia amore, ma so che hai amato una volta."

Tom si avvicina, i suoi occhi scrutano l'ambrosia. "Per nostra figlia," dico, offrendogli il cibo degli dei con la speranza che possa aprire il suo cuore a una nuova via. Si vede indeciso, come se un conflitto interiore lo tormentasse. "Non posso" dice freddo. Annuisco "Aspettami qui" gli dico.

Il vassoio di bronzo si abbassa e io entro lì per andare da Daphne. "Com'è andata?" mi chiede lei vedendomi. "Ha vinto. E io non vivrei sapendo che non si fermerà davanti a nulla".
"Zeus non approverà" mi risponde dandomi i bambini che dormono. "Lo so ma non ho altra scelta".
"Quando rimasi incita ero una dama della regina e il padre del bambino era il re. Tornai a casa. Quando quel bambino nacque i lupi lo mangiarono con ancora il cordone ombelicale. Non so nemmeno se era maschio o femmina. Non sono la persona migliore per dirti di tornare dai tuoi figli ma se proprio non riesci porta loro nell'Olimpo".
"Loro non appartengono a questo mondo".
"E tu non appartieni a quello".
"Ma io so come funziona quel mondo e soprattutto so come funziona Tom" affermo.

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