Capitolo 4

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«Fanculo, sono in ritardo» disse dopo aver sputato l'acqua nel lavandino. Si sciacquó velocemente il viso e ripose spazzolino e dentifricio nel cassettino del bagno. Uscì di corsa e ritornò in camera, aprì l'armadio e prese i primi vestiti che aveva a portata di mano: pantaloni neri - con enormi tasche laterali - felpa senza cappuccio verde acqua e scarpe da ginnastica che avevano la particolarità di essere per metà nere e per meta grigie. Buttò il tutto sul letto e mentre iniziò a vestirsi il cellulare iniziò a suonare ripetutamente; non aveva neanche bisogno di leggere il nome sullo schermo per capire chi fosse. Afferrò il cellulare e quasi cadde a terra inciampando con i pantaloni che stava provando ad indossare frettolosamente.

«Jimin» disse col fiato corto per la troppa velocità.

«Capo, si può sapere che fine hai fatto? Sono le nove e mezza e ci sta già il primo cliente»

«Si lo so. Digli che arrivo fra cinque minuti» rispose lui per poi chiudere la chiamata senza neanche salutare. Si affrettò a vestirsi, andò in cucina, bevve un bicchiere di latte e uscì di casa. Visto che si era svegliato tardi e non poteva perdere tempo a godersi una tranquilla passeggiata prese l'auto e arrivò in meno di cinque minuto allo studio. La prima cosa che fece appena entrò in negozio fu scusarsi col cliente per il ritardo, ma quest'ultimo lo tranquillizzò, così Jungkook lo ringraziò per l'attesa, prese l'agenda dallo zaino e la lasciò sul bancone dove c'era Jimin.

«Aggiornami l'agenda per favore» poi si rivolse al cliente «Ti chiamo appena sistemo il tutto». E così fece. Jungkook non era mai stato così veloce in vita sua a sistemare l'occorrente per i tatuaggi. Aveva perso una buona mezz'ora e per lui quella mezz'ora era preziosa, nel suo lavoro doveva sempre essere puntuale, perchè per fare un tatuaggio ci voleva del tempo e non poteva fare tutto di fretta o avrebbe fatto un disastro. Il tempo era oro e adesso per un suo sbaglio aveva più clienti del previsto ad aspettare.
Lavorò senza sosta per tutta la mattinata ed era stanco, doveva ammetterlo. Tutto questo per colpa di quel ragazzo che lo aveva chiamato e gli aveva fatto perdere tempo prezioso. Una volta aver finito e aver mandato Jimin al pub più vicino per prendere qualcosa da mettere sotto i denti, si lasciò cadere sul divanetto all'ingresso e sospirò esausto. Prese il cellulare dalla tasca e guardò l'orario, erano le due passate e aveva una fame assurda. Quando Jimin tornò, mangiò velocemente in modo da non perdere altro tempo e quasi si strozzò col panino, Jimin si alzò e picchettò una mano sulla sua schiena per farlo riprendere e dopo essersi assicurato stesse bene prese posto e riprese a mangiare.

«Oggi mi sembri particolarmente stanco! Come mai sei arrivato con mezz'ora di ritardo?» chiese addentando un panino e sporcandosi le labbra con la salsina.

«Sono stato sveglio fino a tardi ieri» bevve un sorso di Coca-Cola e prese una manciata di patatine bagnandole nella salsa barbecue.

«Come mai?» chiese Jimin che era sempre più curioso della vita del suo capo, di cui in realtà non sapeva nulla. Jungkook non gli aveva mai parlato di se e Jimin voleva conoscere tutto sul ragazzo che gli piaceva. Aveva sempre provato ad iniziare una conversazione, ma Jungkook lo liquidava con ogni scusa possibile. Il ragazzo però dai capelli color oro non aveva la minima intenzione di arrendersi e prima o poi sarebbe riuscito a strappargli qualche informazione e magari chiedergli di uscire.

«Non sono affari tuoi Jimin» il ciliegia alzò gli occhi al cielo e continuò a mangiare ignorando il broncio del suo dipendente.

«Non mi racconti mai niente di te» sbuffò il maggiore «Non so nulla della tua famiglia o delle tue passioni. Dovremmo almeno conoscerci un po', insomma lavoro per te»

«Ecco, lavori per me. Non siamo amici» precisò il minore dei due, che una volta aver finito di pranzare osservò lo schermo nero del cellulare appoggiato accanto a lui sul divano.

Apex - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora