Capitolo 6

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Quella notte Jungkook non riuscì a chiudere occhio, era rimasto sveglio fino a tarda notte aspettando un qualche segno di vita da parte di Taemin. Quella sera non si era collegato ad Apex per la loro solita partita, non lo aveva chiamato come faceva ogni notte prima di andare a dormire (rimanendo ore ed ore al telefono fin quando i loro occhi non ne potevano più di stare aperti). Questo aveva reso Jungkook - per chissà quale motivo a lui sconosciuto (o forse tanto sconosciuto non era) - più nervoso del solito. Jungkook era - già di suo - un tipo taciturno, ma quel giorno lo era particolarmente.
Avevano parlato l'ultima volta ieri a pranzo, poi più nulla. Era come se quel ragazzo si fosse dissolto nell'aria. Che fosse davvero geloso di Jimin e quindi aveva deciso di non chiamarlo più? Poteva essere possibile? Eppure Jungkook aveva già detto - durante una delle loro conversazioni serali - che per quanto Jimin ci provasse, non sarebbe mai riuscito nel suo intento e lui non avrebbe mai pensato al suo dipendente in quel modo. Rispettava Jimin, era bravo nel suo lavoro e doveva ringraziarlo che riuscisse a sopportare il suo carattere di merda, ma non aveva nessun tipo di interesse nei suo confronti. Jungkook ci pensò tutta la notte, fin quando non riuscì finalmente ad addormentarsi.
Quella mattina però si era svegliato di cattivo umore, non aveva voglia di lavorare o di stare a contatto con le persone. Se poteva sarebbe rimasto volentieri chiuso in casa tutto il giorno, con i suoi videogames e i suoi manga, lontano dal mondo esterno e dalla gente che lo circondava. Ma per quanto volesse evitare tutto questo, doveva pur sempre lavorare, aveva dei clienti e non poteva di certo rimandare i suoi impegni per un suo stupido capriccio. Non aveva voglia di camminare, così andò a lavoro in auto e arrivò in pochissimo tempo. La porta del negozio era chiusa, così immaginò che Jimin stesse pulendo il suo studio, prese le chiavi e aprì. Sentì una voce provenire dalla stanza, così si incamminò verso la porta e rimase ad osservare il ragazzo mentre - ballando a ritmo di musica - puliva il suo studio. Non aveva mai prestato particolarmente attenzione al ragazzo, ma dopo aver parlato con lui ieri e averlo osservato attentamente, doveva ammettere che se la cavava davvero bene a ballare.

«Sai che qui non siamo in accademia, vero?». Nel sentire la voce del suo capo Jimin si spaventò, fece qualche passo indietro, sbattè sullo scaffale (dove sopra vi erano le boccettine di inchiostro) e ne fece cadere alcune. Jimin sbiancò, si abbassò per raccoglierle, le sistemò sullo scaffale e si voltò verso Jungkook che adesso lo guardava con un sguardo così serio da fargli gelare il sangue.

«M-mi dispiace» si inchinò diverse volte, ma il ciliegia sbuffò e si avvicinò a lui.

«Credo tu abbai già pulito abbastanza qui, vai pure» gli diede un colpetto sulla spalla e prima che potesse cambiare idea e distruggerlo con le sue possenti mani, Jimin se la diede a gambe. «Quel ragazzo è un disastro» sospirò. Si chiuse nello studio e cominciò a sistemare il necessario prima che arrivasse il primo cliente.

Oggi era di cattivo umore e tutto per colpa di quel ragazzo strambo che ieri non si era fatto sentire neanche con un messaggio. Fortunatamente il lavoro lo avrebbe distratto e non ci avrebbe pensato più di tanto. E invece si sbagliò, non riusciva a concentrarsi e la mente era sempre rivolta a Taemin.
Dopo aver finito con il secondo cliente, ripulì il tutto e disinfettò come al solito il lettino. Era immerso nei suoi pensieri quando il cellulare squillò e per la fretta di andare a rispondere quasi cadde inciampando con lo sgabello. Se qualcuno l'avesse visto in quel momento lo avrebbe preso in giro per il resto della sua vita, si stava rendendo ridicolo. Com'era caduto così in basso per qualcuno che non aveva mai visto prima? Poteva andare peggio di così? E mai poteva pensare che in effetti sarebbe successo; quando lesse il nome sullo schermo la rabbia lo invase dentro e per poco non ebbe l'istinto di tirare il cellulare contro il muro. Era così stanco di ricevere le sue chiamate che la tentazione di bloccarlo e farla finita era tanta. Strinse la presa intorno al cellulare, poi, cercò di prendere un grosso respiro e di mantenere la calma. Lasciò perdere la chiamata e appoggiò il cellulare sulla mensola, non aveva intenzione di rispondere alle sue chiamate. Fortunatamente arrivò il prossimo cliente e poteva concentrarsi su di lui senza pensare a quel coglione che era ormai da mesi che cercava di contattarlo. Doveva pensare solo al suo lavoro e nient'altro.

Apex - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora