Debolezze e chiarimenti

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Federico's pov

<<Fede, fuori c'è l'amica di Benedetta che ti aspetta>> dice Bernardeschi entrando nello spogliatoio e facendomi un occhiolino per farmi capire di chi si tratta realmente.

Mando giù un groppo di saliva con fatica e annuisco quasi impercettibilmente, eccolo, sento che arriva, il mio solito peggior nemico: l'attacco d'ansia.

Ne soffro dal periodo degli europei con la Nazionale, la sensazione di fallire sempre, di non essere mai abbastanza; la fronte inizia a sudare anche se non c'è affatto caldo, il fiato si fa sempre più corto, brividi si spargono per tutta la schiena e le braccia, gli occhi iniziano a pizzicare.

Mi metto le mani tra i capelli e muovo una gamba nervosamente, i pensieri sono sempre più offuscati e sento una mano posarmisi sulla spalla e una presenza al mio fianco.

<<Fede, fede, ti prego...>> dice l'inconfondibile voce di Berna. Nonostante lui stia cercando solamente di consolarmi, cedo sempre di più fino a scoppiare in un pianto liberatorio quando tutti sono usciti dallo spogliatoio e rimango solo con il biondo.

Lo abbraccio e lo stringo il più forte possibile provando a sfogare su di lui il mio stato d'ansia come se fosse un pupazzo gigante.

Stringo, stringo e stringo fino a quando il mio telefono non suona. Distaccandomi dall'abbraccio, mi asciugo gli occhi e lo prendo.

<<Un messaggio di Samantha>> provo a dire ma vengo interrotto da infiniti singhiozzi. Poi guardo l'orario. <<Sono le 10:25, ecco perché mi ha scritto>>

<<E allora vai!>> mi incita il biondo indicandomi la porta.

<<E ci vado così? In queste condizioni?>> chiedo guardandomi e indicandomi.

<<Si, Federico. non c'è nulla di male nel mostrarsi con le proprie debolezze>>

Annuisco sempre debolmente e dopo aver preso un respiro profondo, apro la porta e rispondo al messaggio di Samantha vedendola a qualche metro da me.

La raggiungo a grandi falcate e quando si gira, siamo letteralmente a pochi centimetri di distanza.

<<Ciao Samantha...>> dico con fatica per il recente pianto.

<<Federico...>> sussurra appena vedendo in che stato mi trovo.

<<Lo so che non dovevo venire in queste condizioni ma Federico mi ha obbligato dicendomi che non mi avresti giudicato ma non mi sembra così>> cerco di farfugliare qualcosa mentre mi asciugo nuovamente gli occhi con il dorso delle mani.

<<No, Federico, assolutamente no. Non ti sto giudicando è solo che... è solo che... beh, ecco, fa strano vederti così, di solito sei sempre sorridente e malizioso, mi fa piacere che mi mostri anche quando sei debole.>> dice lei.

Senza preavviso mi fiondo su di lei e l'abbraccio cercando di far svanire del tutto gli ultimi residui dell'attacco di ansia. Lei rimane di sasso alla mia azione, d'altronde oltre un bacio, e che bacio, non abbiamo mai avuto un contatto fisico. Quando sto per distaccarmi, mi cinge a lei con le braccia e mi gusto quel suo quasi afrodisiaco profumo. Me lo sento, mi sento proprio di avere un sorriso da stupido stampato in faccia.

<<Vieni>> le dico quando mi stacco del tutto. La prendo per mano e la trascino verso i campi, stamattina vuoti siccome sono tutti in palestra, dove dovrei essere anche io. <<Questi non li hai mai visti, vero?>> le chiedo sedendomi sull'erba fresca.

Lei mi risponde imitandomi nel gesto <<No, non li ho mai visti, hai ragione, Chiesa. E sono contenta di vederli, peccato sia con te>> dice lei storcendo la bocca in una smorfia di finto fastidio.

<<Ammettilo che invece ti faccio un certo effetto>>

La bionda ride sarcasticamente scuotendo la testa e si sposta i capelli da un lato lasciandomi una perfetta visuale del suo collo candido.

Mi schiarisco la voce e le porgo il suo braccialetto non appena si volta nella mia direzione.

<<Me lo metteresti?>> mi chiede mostrandomi il polso già avvolto da infiniti bracciali. Annuisco e glielo aggancio al polso, tra un bracciale bianco e uno nero.

<<Grazie...>> dice per poi prendere lo zainetto e frugarci dentro. La guardo confuso fin quando non ne tira fuori la mia maglietta.

<<Potevi tenerla...>> sussurro rigirandomela tra le mani.

<<Oh, no. Beh, è giusto così>> ribatte lei alzandosi poi dall'erba e pulendosi il fondoschiena da eventuali residui di erba.

Mi alzo anche io e nel mentre noto una figura alle spalle della bionda: un altro biondo inconfondibile: Berna.

Ha le braccia incrociate e ci guarda con espressione saccente. Samantha, vedendo che sto fissando un punto dietro alle sue spalle, si gira per guardare e non appena lo fa, spuntano Paulo ed Alva che affiancano Federico.

Samantha si guarda le mani imbarazzata e io indico la palestra con la testa, facendo cenno ai ragazzi di rientrare <<Non c'è niente da vedere>> aggiungo poi.

Loro alzano le mani in segno di resa e se ne vanno lasciandoci nuovamente soli ma circondati da persone ignare di tutto quello che sta succedendo. La mia più grande paura al momento? Quello che Federico avrà detto al mister per motivare il mio ritardo. Quel ragazzo è capace di inventarsi di tutto e ammetto che ho veramente paura.

Dopo essermi messo di fronte alla ragazza, le sposto una ciocca di capelli dal volto. <<E adesso, che si fa?>> le chiedo guardandola profondamente.

<<Eh... adesso succede che tutto torna come prima>> mi risponde sorridendo appena.

Io la guardo confuso e lei inizia ad indietreggiare lentamente <<Sei meno brutto quando sei confuso, ci si vede, Chiesa!>> esclama per poi girare i tacchi e sparire all'interno della struttura.

Wherever I go || a Federico Chiesa storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora