Giù di morale

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<<Dai... non mi fai neanche un sorriso?>> chiedo a Federico accarezzandogli leggermente una coscia <<È la prima volta e, probabilmente ultima, volta che mi vedi guidare, non sei contento?>> cerco di smorzare la tensione ma sembra di essere in macchina con un muto, da quando è entrato nella sua auto non ha ancora aperto bocca e la cosa mi inquieta non poco. Proprio lui che parla sempre, non dice neanche una parola?

Ormai siamo quasi arrivati a casa mia e continua a rimanere muto come un pesce, sempre con quell'espressione disgustata in volto e gli occhi lucidi, sembra che in quella mezz'ora che non ci siamo visti il suo umore sia cambiato completamente.

<<Federico, mi vuoi dire cos'hai?>> sbotto non appena fermo l'auto nel parcheggio del mio palazzo.

Lui si volta di scatto nella mia direzione e finalmente parla, quasi più scocciato di me <<Vuoi sapere cos'ho? Vuoi davvero sapere cos'ho? Probabilmente una lesione del bicipite femorale della coscia sinistra! 2021 finito! Ecco cos'ho, sei contenta adesso?>>

Questa volta rimango io senza parole, mi ha sbattuto tutto in faccia in un modo che mai mi sarei aspettata e l'unica cosa che posso fare è annuire appena abbassando lo sguardo.

<<A che ora al JMedical domani mattina?>> chiedo sapendo già la routine che deve fare un bianconero per un infortunio.

<<Alle 10>> risponde secco.

<<Vuoi andare su o rimaniamo qua tutta notte?>>

<<Andiamo su>> dice aprendo la portiera e aspettandomi.

Faccio il giro dell'auto e lo aiuto ad alzarsi. Si aggrappa alle mie braccia e fa forza con la gamba destra per rimanere in piedi in equilibrio. Una volta in piedi, gli passo le stampelle, che avevamo precedentemente messo sui sedili posteriori, e fa qualche passo verso il portone anche se con un po' difficoltà. Mi sistemo per bene la borsa sulla spalla e lo affianco in caso di bisogno.

Dopo aver preso l'ascensore ci ritroviamo sul mio pianerottolo e immediatamente sorrido al ricordo di lui seduto ad aspettarmi. E pensare che è già passato un mese...

Entriamo e lo aiuto a fare ciò che deve. Apro l'anta del mio armadio che ho completamente dedicato a tutti i vestiti che sta lasciando qui e lo fisso per qualche secondo. Quando mi sposto, lui prende quello che desidera ovvero una maglietta e un paio di pantaloncini e li indossa lì davanti a me, come se nulla fosse. Ok... è già capitato di vederlo senza vestiti e la cosa non mi è mai dispiaciuta, è la situazione che rende il tutto strano.

Non appena lo vedo togliersi i pantaloni, infilo la testa nell'armadio fingendo di cercare qualcosa. Capisco, però, che il mio tentativo di mimetizzarmi tra i vestiti è fallito quando sento due mani calde insinuarsi sotto al tessuto caldo della felpa che indosso e posarsi sui miei fianchi.

<<Perché ti nascondi? Sei imbarazzata?>> sussurra ridacchiando al mio orecchio.

<<N-non sono imbarazzata>> rispondo girandomi per fissarlo negli occhi. Non devo abbassare lo sguardo, non devo guardare niente, altrimenti... altrimenti... insomma avete capito, sarebbe la fine.

<<Oh, sì che lo sei>> mi prende in giro spostando tutti i miei capelli dietro le spalle in modo che non possano intralciare nessuna delle sue prossime mosse <<Scusa...>> sospira quando si è fatto più vicino al mio volto <<Non mi sono comportato come dovevo e ho capito che ci sei rimasta male>>

Continua ad accarezzarmi ogni millimetro del viso, indugiando in particolare sulle guance arrossate, fino a quando non vede che scuoto impercettibilmente la testa ed in questo momento, dopo aver sorriso, posa le sue labbra sulle mie.

<<Stai tranquillo...>> dico quando ci stacchiamo <<Sei giù di morale e ti capisco benissimo, anche io forse ho sbagliato a prenderla sul personale, purtroppo nessuno ne ha colpa>>

Lui annuisce, sorride e mi stampa un altro bacio sulle labbra <<Penso di essermi innamorato, Sammy>>

Wherever I go || a Federico Chiesa storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora