Spiegazioni

2.2K 58 0
                                    

Federico's pov

Le 20 sono ormai arrivate e io sto sfrecciando tra le vie del centro di Torino, perché ovviamente sono in ritardo, mentre penso e ripenso ai messaggi che mi ha mandato stamattina Samantha. Possibile non si ricordi niente? Ok, quando l'ho riportata a casa non era proprio nelle migliori condizioni ma non era nemmeno così andata, ho visto persone messe molto peggio di così.

Non appena parcheggio l'auto sotto il palazzo dove vive la bionda, prendo un bel respiro e suono il campanello per poi salire velocemente le tre rampe di scale che ci dividono.

<<Arrivo!>> sento urlare dall'interno dell'appartamento e poi la vedo appena apre la porta e tutti i sentimenti negativi che provavo nei suoi confronti, mutano e non posso fare altro che sorridere quando la vedo con addosso un grembiule e i capelli raccolti in qualcosa di molto disordinato.

<<Posso?>> le chiedo dopo qualche istante, sembrati lunghissimi, che abbiamo passato a guardarci negli occhi.

<<Oh, sì. Scusa>> dice per poi spostarsi al lato della porta e lasciarmi entrare <<Io stavo preparando qualcosa da mangiare ma ti avviso che non sono un granché ai fornelli. Se ti accontenti di un po' di pasta e hai fame...>> continua indicandomi il tavolo della cucina dove è già apparecchiato per due.

<<Volentieri>> le rispondo e mi siedo al tavolo per aspettarla. Nel mentre mi torturo le dita dal nervosismo e mi preparo un discorso su tutto quello che è successo ieri sera.

<<Allora... tutto bene?>> mi chiede guardandomi di sottecchi mentre gira la pasta in pentola.

<<Io? Sì, tutto bene. Tu?>>

<<Mh. Non male>> risponde e il silenzio cala di nuovo, probabilmente siamo entrambi troppo persi nei pensieri per instaurare una conversazione che non riguardi quell'argomento.

<<La pasta è pronta>> dice con voce bassa dopo qualche minuto porgendomi un piatto di pasta al pomodoro.

<<Grazie>> rispondo di rimando e, non appena si siede anche lei, iniziamo a mangiare.

<<Quindi? Siamo qua per parlare di ieri sera, no?>> dice dopo un po' <<Ti giuro su Dio che non mi ricordo niente di quello che è successo ieri sera. So che sono venuta lì da voi e mi sono presentata a chi ancora non mi conoscesse. E soprattutto devi spiegarmi perché adesso sono diventata una conquista di Weston>>

<<Allora...>> metto in ordine i pensieri mentre gioco con la forchetta con la pasta nel piatto <<Quando sei arrivata, hai subito visto che c'era Benedetta con me e lì per lì penso tu ci sia rimasta male. Insomma, si vedeva dalla tua faccia che non eri proprio felicissima>> prendo il respiro e continuo a pensare. Quando vede che non vado più avanti mi sprona a farlo con un gesto della mano, prendo un altro respiro profondo e vado <<Ti ho già spiegato che ieri mattina ti aveva vista per le scale ma non ti ho detto che scusa avevo inventato, e adesso lei è convinta che tu sia una conquista di West>>

<<Ma dire che non sapevi niente? No, eh! Troppo facile>> esclama lei ed effettivamente ha ragione, così ho solo creato più casini <<Comunque, vai avanti>>

<<Hai iniziato a parlare con lui e ad un certo punto siete andati a prendere qualcosa al bar. Inizialmente non eri ubriaca, nemmeno brilla, fatto sta che l'hai baciato proprio davanti ai miei occhi. Penso di averti già dimostrato più volte che provo qualcosa per te e tu cosa fai? Lo baci davanti ai miei occhi>> vado avanti alzando di poco il tono della voce e posso giurare di vedere i suoi occhi verdi incupirsi all'istante <<E quella non è stata l'unica volta che l'hai fatto, così mi sono stancato e ho portato Benedetta a casa con l'intento di rimanerci anche io ma, non so cosa mi fosse balenato in testa, sono tornato indietro e ti sono venuto a prendere>>

Lei alza lo sguardo nel mio e non dice niente. Rimane così qualche istante e lo ripunta sul piatto ormai vuoto dalla pasta che è stata mangiata. Dopo qualche istante sospira e mi guarda nuovamente <<Io posso solo chiederti scusa. Conosco la sensazione che tu dici di aver provato. Ti chiedo scusa se ho scombussolato la tua vita ma sappi che tu lo hai fatto con la mia>> e detto questo si alza per riporre i piatti nella lavastoviglie.

<<Non hai altro da dire?>> le chiedo con un filo di voce.

<<Sinceramente no, so solo che sono mortificata e che tutto quello che ho fatto ieri sera, se fossi stata lucida non l'avrei sicuramente fatto. E adesso cosa avresti intenzione di fare? Perché la situazione non mi sembra delle migliori. Metti che a qualcuno scappi qualcosa di bocca e sei fregato>>

<<La mia paura è quella. Con Berna, Paulo e Alva posso stare tranquillo, il problema è proprio Weston non gli ho mai raccontato nulla e non so quanto sia affidabile>> le rispondo giocando con i polsini della felpa nera che indosso.

Lei semplicemente annuisce e mi fa segno di seguirla per andare un po' sul divano.

<<Vivi da sola?>> le chiedo guardandomi attorno e notando che è una casa troppo grande per una ragazza sola.

<<In teoria no, ma è come lo fossi. Anche mia mamma abiterebbe qua ma è più dal suo compagno che a casa sua ed è così da ormai cinque anni. Non appena sono diventata più autosufficiente, lei ha iniziato ad essere sempre meno a casa e ora passano anche tre o quattro giorni senza che io la veda. Peccato che quando la vedo o è di fretta per il lavoro o passa solo per prendere vestiti e altro da portare a casa di Diego, il suo compagno. Penso che non parliamo seriamente sedute a tavola o sul divano da più o meno tre anni e la cosa sento proprio che mi manca>>

<<E tuo padre?>> mi azzardo a chiederle.

Lei sospira e sorride <<Mio papà non c'è più da dieci anni>> dice mentre le si riempiono gli occhi di lacrime.

<<Ehi, no, non piangere ti prego. Non volevo farti piangere>> le dico sentendomi in colpa mentre le prendo le mani tra le mie e le faccio alzare lo sguardo <<Non piangere, ti prego Sammy>>

Tira su con il naso e mi guarda annuendo appena e abbracciandomi di slancio appoggiando la testa sul mio petto.

<<Vuoi parlarne?>> le chiedo e lei semplicemente scuote la testa in segno negativo mentre io annuisco. Non è in obbligo di parlarmene, lo farà quando più lo riterrà opportuno, nel frattempo mi godo questi momenti sperando che ce ne saranno infiniti.

Wherever I go || a Federico Chiesa storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora