2020  (evitiamo la questione pandemia e fingiamo che non sia mai accaduta ok grazie ciao)

Se tre anni fa mi avessero detto che mi sarei ritrovata a portare del caffè ad una banda di stagisti probabilmente gli avrei riso in faccia dall'alto delle mie due lauree ottenute con il massimo dei voti e la lode. Beh, quanto è imprevedibile e bastarda la vita, no?
Rischio di stampare la mia faccia sul pavimento mentre mi dirigo verso la stanza nella quale dovrò mostrarmi come schiava del capo e fingere di essere gentile con questi scemi. Solo perché il figlio del capo è presente.
Ho sempre odiato i favoritismi e il fatto che Rick, nonché il mio datore di lavoro, abbia deciso di fare entrare il figlio all'interno della rivista solo per evitare a quel nulla facente i lavori socialmente utili mi disturba e non poco.
Più che una dose di calmante dovrei iniettarmi una dose di morfina, per riuscire a tenere i nervi sotto controllo.
Ho ventiquattro anni, sono ad un ottimo punto della mia carriera e sto portando del caffè a dei mafiosi. Ok, non sono veramente dei mafiosi ma non volevo dargli nuovamente dei ritardati. Lui e la sua stupida banda di amici.
«India! La mia persona preferita all'interno di tutto l'edificio» mi accoglie Nathan, con un sorriso stampato sul volto.
I suoi amici mi osservano e lo imitano. Ora vorrei anche essere in grado di saper mentire, perché sicuramente l'espressione che ho sul volto non esprime la finta gioia che dovrei provare. O forse lo fa ma molto, molto, male.
«Nonché l'unica che tu possa infastidire» borbotto, mentre gli lascio il caffè sul tavolo.
«Senti potresti prenotarmi un appuntamento dal dermatologo per domani pomeriggio?»
Stringo le mani a pugno e mi costringo a non urlare «Nathan..» inizio ma vengo interrotta da un «Chiamami pure Nate» che non fa altro che far aumentare lo spessore della vena che ho sulla fronte. Sto per avere un aneurisma? Una sincope? Un infarto fulminante? Spero sinceramente in uno di questi tre.
«Nate» fingo un sorriso, il venticinquesimo di questa mattinata «Lo sai che non sono la tua segretaria, vero? Sono l'assistente di tuo padre, non è che per ereditarietà sono anche la tua»
Rimane in silenzio, confuso, come se avessi appena detto che le foche volano e i pinguini in realtà sono degli orsi «Non capisco..»
«Vuol dire che io ho un lavoro e questo non è prenotare i tuoi appuntamenti dall'estetista o dal dermatologo» sta per dire qualcosa ma lo interrompo prima «No, nemmeno dal dentista. Ora, scusate ma devo andare» dico, uscendo da quella stanza a vetri infernale.
Va bene India, è solo una mattinata un po' così ma non vuol dire che lo sarà per tutto il giorno.


Quanto sono ingenua, diamine.
Uscendo dall'edificio il mio cappotto è rimasto incastrato nella porta antipanico e ovviamente ho dovuto pregare qualsiasi divinità pagana affinché non mi si strappasse. Poi la macchina non partiva più e quindi sono dovuta tornare a casa a piedi, con quelle maledette scarpe col tacco super scomode.
Tutto qui? Assolutamente no. Figuriamoci.
Ha iniziato a diluviare come se Dio non avesse voluto punirmi abbastanza per questa giornata maledetta e avesse voluto chiamare Noè a darmi l'ultimo colpo finale.
Entro nell'appartamento che sembro essere stata riesumata dopo vent'anni di sepoltura.
Spero che Genesis non faccia un infarto vedendomi così.
«Oh dio ma cosa ti è successo?!» esclama, appunto, la mia coinquilina.
«Credo che in una vita precedente il mio hobby fosse quello di maltrattare animali a puro scopo malefico, altrimenti non si spiega tutto ciò» dico, lasciando il cappotto, la borsa e le scarpe vicino all'entrata.
«Hai solo avuto una brutta giornata»
«Una brutta giornata? Questa è stata un susseguirsi di maledizioni da parte dell'universo contro di me!»
«Vai a farti una doccia, ora come ora sembri solo un cane randagio. E puzzi»
Apprezzo sempre una sana dose di gentilezza da parte delle persone con la quale condivido la quotidianità.
Devo ammettere che però non ha tutti i torti, l'odore di acqua piovana sui capelli trattati con la permanente riccia non fa di certo un buon odore. Questo mi ricorda che dovrò prenotare un appuntamento dalla parrucchiera molto presto.
Quando sono più rilassata, e soprattutto lavata, torno in cucina, dove Gen mi attende con un bicchiere di vino tra le mani.
«Spero che tu ne abbia uno anche per me o potrei offendermi molto» senza nemmeno spostare lo sguardo dalla rivista di gossip che la sta intrattenendo mi indica un calice pieno di vino giusto accanto a lei «Poi dimmi che non penso mai a te» dice, ghignando.
«Ti voglio bene, lo sai»
«Certo che lo so, sei l'unica persona per la quale provi affetto» come darle torto.
È stata una fortuna trovare Genesis gli ultimi due anni di liceo, soprattutto perché anche lei come me finita la scuola voleva trasferirsi a New York e intraprendere una carriera nuova qui.
«No dai, anche ai miei genitori voglio bene»
Annuisce «Vero, sono io quella senza, ogni tanto lo dimentico»
«Smettila, non è vero. Sei solo troppo orgogliosa per chiarire con loro»
«E loro per accettare il fatto che io voglia fare l'artista e non l'avvocato» alza le spalle.
Scuoto la testa e prendo il telefono, controllando i messaggi e le e-mail. Sono sorpresa quando ne trovo una da Rick che mi propone un nuovo articolo per cui domani mi darà migliori informazioni. C'è davvero bisogno che dica che accetto senza nemmeno pensarci? Se lui credesse un po' più in me e mi affidasse più lavori (fossero anche più decenti) magari non mi ritroverei a dover scrivere sulle ultime notizie nel mondo dei vip; come se a qualcuno importasse davvero del pranzo perfetto secondo Kylie Jenner!
Sono sicura che appena arriverà il mio momento saprò coglierlo, per ora mi accontento di quello che mi capita.
«Allora, raccontami delle tue sventure sorella»
«Per iniziare ho dovuto portare del caffè ad alcuni stagisti»
«Immagino Nate e i suoi amici con le sinapsi staccate» dice, facendo una smorfia.
Annuisco «Esatto» bevo un sorso di vino per dimenticare la tristezza della mia vita «Poi mi stavo per rompere la caviglia sulle scale, probabilmente mi sarei rotta anche il culo oltre che la caviglia...» questa volta è il mio turno di fare una smorfia -Stavo per rompere il mio cappotto preferito che si era incastrato nella porta. Non una porta qualsiasi, ma quella antipanico ovviamente. Infine la macchina non partiva e sono tornata a casa a piedi, proprio nel tragitto Dio ha deciso di iniziare a far piangere il cielo perché ha evidentemente pensato che la siccità in Africa andasse risolta proprio in quel momento-
«Hai proprio una vita di merda» dice, compatendomi.
«Grazie, spero che la tua vada meglio invece o la mia negatività ti disturba i chakra?»
Io amo Genesis ma c'è da sapere su di lei che è una persona un po' particolare a cui piace tenere le sue vibrazioni positive e i chakra sempre allineati. Dice che il mio quarto chakra, ovvero "cuore" (Anahata), emana sempre un'energia parecchio negativa e che dovrei iniziare a meditare con lei all'alba.
È pazza, probabilmente, ma visto che anche io sono sulla buona strada per la psichiatria andiamo d'accordo.
«A proposito, hai sentito di quella band che si è trasferita al piano di sotto? Io credo che siano dei pazzi. Questa mattina mentre stavo meditando, oggi è venerdì per cui erano almeno le otto del mattino, hanno iniziato a fare un baccano assurdo. Mi sarebbe piaciuto lanciargli qualche maledizione ma lo sai che poi mi rovina la positività» sbuffa.
«Non sapevo nemmeno che avessimo dei nuovi vicini, calcola quanto può fregarmene il cazzo» le rispondo, finendo il mio calice e lasciandolo nella lavastoviglie. Ed ecco qui il mio primo errore, non parlo del bicchiere nella lavastoviglie, parlo del fatto di non aver dato molto peso alla parola "band" nella frase della mia amica. Sono proprio una sciocca.
«Te l'ho già detto di oggi che il tuo cuore è un po' spento?»
«Me lo dici ogni giorno da quando ci conosciamo, Gen, figurati se oggi te ne sei dimenticata» le lascio un bacio sulla guancia.
Esco sul piccolo terrazzino che abbiamo e mi siedo sul muretto in mattoni. Mi piace sedermi qui e rilassarmi, trovo che la vista della città abbia una sorta di effetto calmante sui miei nervi.
Il fatto che abbia piovuto solo nel tempo esatto della mia camminata a piedi mi irrita ancora molto, ma approfitto del cielo ancora lievemente nuvoloso per guardare il traffico, le persone, tutto quello che cattura il mio sguardo e la mia attenzione.
Certo, se quelli nuovi non stessero probabilmente dando una festa la cosa sarebbe molto più rilassante, ma cosa posso farci? Sapevo che New York fosse una città caotica quando a nove anni decisi che sarei venuta a vivere qui appena possibile.
Il camion dei traslochi è ancora sotto all'entrata e mi affaccio per osservare meglio, che è un modo molto più carino per dire "mi faccio gli affari degli altri".
Qualcosa in particolare cattura la mia attenzione, un paio di ragazzi che stanno trasportando delle sedie in vimini. Una chioma bionda, che mi sembra parecchio familiare, mi fa quasi venire la tachicardia.
Non è possibile.
Questa non è decisamente la mia giornata. O il mio anno. O la mia vita.


Ed eccoci qui, di nuovo riuniti attorno a questo cerchio. BELLA A TUTTI REGà

Sono tornata! Sorpres*? In quant* pensavano fossi morta? In quant* invece speravano che lo fossi? Scherzo, forse sono l'unica ad aver alzato la mano all'ultima domanda ma, insomma, dettagli.

Come state pasticcin*?? Mi auguro che vada tutto come sempre bene <3

Io purtroppo ho passato un anno un po' dissociativo potremmo dire, penso di aver "passato" il più brutto blocco dello scrittore che io abbia mai avuto. Rido perché ne parlo al passato come se io non ci fossi ancora dentro (pazza) lol.

Non mi voglio dilungare, spero solo che la storia vi piaccia e soprattutto che in un raptus depressivo io non decida di abbandonarla/cancellarla dalla faccia della Terra <3

Un bacino (as always) :*

-Erika

Ps: mi auguro che i meme di inizio capitolo vi piacciono perchè continuerò a metterli :))

Pps: sono tornata merdeeeee (per merde intendo i 5sos ovviamente maledetti amori miei)

Lover of mine || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora