Oggi la giornata è iniziata proprio male, un po' come quasi tutte le altre volte, è vero, ma forse oggi è anche peggio e la mia sfiga sembra non voler avere fine.
Nonostante siano passati quattro giorni dal tequila tour, io non mi sono ancora ripresa del tutto. Non riesco a capire perché, temo sia abbastanza scontato che alla fine io abbia vomitato tutta la notte fino alle cinque del mattino. Ho avuto paura di dover andare al pronto soccorso per farmi fare una flebo di liquidi, in generale, sarebbe andata bene anche una sacca di petrolio e io sarei riuscita a stare comunque meglio.
Non mi era mai successo, mai. Non ho capito perché, in realtà. Insomma..ho bevuto tequila, come sempre. Forse era della tequila scadente? O forse non ero io dell'umore corretto per continuare a bere? Domande, domande ma niente risposte. Come sempre, alla fine.
Come sto affrontando la questione Luke Hemmings? Beh, al meglio che posso ovviamente! Ed il meglio che posso fare, al momento, è ignorare qualsiasi cosa, letteralmente qualsiasi. Mi sto dilettando nella creazione di alcuni posacenere creati con la terracotta. Posso dire che è una cosa meravigliosa e super rilassante? Mi piace il fatto che stia riuscendo a prendermi del tempo per me stessa. Certo, il motivo di fondo è sbagliato, lo riconosco, ma è importante anche osservare i lati positivi della cosa.
In ogni caso, a quanto pare oggi non è la mia giornata (nonostante ne abbia molte così, lo riconosco) perché uscendo dal lavoro non solo mi sono quasi rotta la caviglia a causa di un tacco incastrato in una grata, ma ho pure rischiato di cadere di faccia dentro una pozzanghera grande quanto il Canada.
A questo punto spero solo di riuscire ad arrivare a casa viva e vegeta, magari integra e non a pezzetti. Sarebbe carino se Genesis non pensasse che Ted Bundy mi abbia riaccompagnata a casa, si preoccuperebbe per nulla.
A proposito di Genesis..
«Oh, scusa!» Una potente spalla mi urta per sbaglio, ma che fosse con intenzione o meno io sono volata a terra. Riconosco di non essere particolarmente imponente e di essere più gracile di costituzione, però o questo qui gioca a Rugby oppure è Hulk, non ci sono altre spiegazioni plausibili.
«Oh mio Dio! Scusami, aspetta ti do una mano» il ragazzo tende la mano per aiutarmi e con facilità sorprendente mi solleva in pochi secondi.
«Non so se il problema sia stato il mio equilibrio precario o la tua spalla bionica» dico, pulendomi i pantaloni. Lezione di oggi imparata: non andare in giro.
Mi sorride e per un attimo rimango scioccata dalla sua bellezza. Ma possibile che qui tutti i ragazzi siano stati creati direttamente dalla mano divina?
Mi tende di nuovo la mano ma non per aiutarmi, questa volta per presentarsi «Piacere, Derek» gli stringo la mano «India» rispondo.
Si ferma per qualche istante ad osservarmi «Che nome particolare» alza un angolo della bocca «Perdonami ma sono estremamente in ritardo, ahimè devo correre via ma mi piacerebbe che prendessimo un caffè uno di questi giorni se ti va, mi faccio vivo io» dice, praticamente correndo via alla velocità della luce.
«Ok..» Parlo al nulla.
Mi sorge spontaneo un dubbio: come farà a trovarmi?

«Allora, cosa guardiamo questa sera?» Chiede Genesis, sedendosi accanto a me con un'enorme ciotola di patatine.
«Possiamo scegliere come sempre tra i nostri grandi classici oppure qualcosa di nuovo»
«Non ho bisogno di nuove avventure»
Oh, ecco cosa volevo fare. Sono felice che abbia iniziato lei «A proposito..»
«No, niente a proposito, non c'è nulla di nulla proprio» scatta subito, come una molla. Punta sul vivo, sul suo nervo scoperto, eccolo. Ashton, è lui il suo punto debole. Lo sospettavo da un po', ma non ne avevo la certezza, però dopo venerdì sera mi si sono chiariti parecchi dubbi su loro due.
Genesis dovrebbe farsi rispettare di più e mettere un freno ad Ashton e quest'ultimo dovrebbe smettere di essere un cretino e dichiararsi alla mia amica.
«E invece io voglio parlare, puoi anche solo ascoltarmi passivamente» le dico, chiarendo che a prescindere da tutto io questa sera voglio chiarirmi le idee sulla sua questione sentimentale. Sono troppo stanca di avere a che fare con le mie quindi cerco di concentrami e aiutarla.
«Allora, sono piuttosto sicura che questa notte tu non sia rientrata prima dell'alba. Non giudico, non mi importa cosa fai finché non ti fa stare male» non voglio che soffra e in caso sono pure pronta a fare a botte o meglio a rigare auto e bucare ruote (che mi si addice di più).
Genesis continua a non rispondere, anche se so che sta solo pensando a cosa rispondermi per mettermi a tacere, anche se ovviamente non funzionerà. Sono più insistente di un trapano elettrico.
«Ok, allora ti dirò cosa penso. Penso che dovresti smetterla di fare la cretina con Ashton e prenderlo per le palle, in senso metaforico ovviamente, non voglio sapere o immaginare certe cose, e penso che lui sia un gran coglione»
«Perlomeno siamo d'accordo su qualcosa» borbotta, ma temo si riferisca al punto sbagliato della conversazione.
«No, devi smetterla di fare come se lui fosse la cosa migliore e più rara del mondo, potrebbe anche essere così ma tu non devi morirgli dietro come se non avessi abbastanza uccelli da sfamare l'intera popolazione femminile insoddisfatta!» Sbotto «Devi fargli credere che ci sia qualcuno di più importante, e che ti da fastidio che lui ti faccia da cane da guardia»
«Ma che dici, non lo fa» sbuffa, gesticolando teatralmente.
Inarco un sopracciglio «Forse eri troppo presa dal tuo ballo sfrenato ma venerdì sera Ashton compariva accanto o dietro di te come un'ombra appena un essere di sesso maschile si avvicinava a te. Che lui sia un deficiente ormai è un dato di fatto, non so che problemi abbia in generale ma di sicuro ne dovete parlare, non voglio continuare a vederti stare male» sono sinceramente preoccupata e anche un po' incazzata, la mia voglia di andare da Ashton e colpirlo in faccia è alta ma sono anche molto cosciente del fatto che non servirà a niente. E che lui sia il doppio di me, sono molto cosciente anche di quello.
«Io me la cavo» alza un angolo della bocca e solleva le spalle, come d'abitudine a questa frase.
L'abbraccio di slancio, sorprendendo anche me stessa e «Genesis lo sai che ti voglio un bene infinito, non voglio che sia un ragazzo il motivo del tuo struggimento» da che pulpito poi viene la predica.
«Anche io te ne voglio, ma il mio motivo di struggimento è molto simile al tuo» potevo prevedere questa risposta? Si, forse.
Affondo la mano nella ciotola di patatine e mi ci riempio la bocca, scuoto la testa «Non so» farfuglio, con la bocca piena.
«Senti, riguardo venerdì sera, poi...avete parlato?»
«Chi?»
«Ma come chi, tu e Luke!» Sbuffa.
«Non conosco nessun Luke» affermo, infilando un'altra manciata di patatine in bocca. Meno male che posso fare l'animale e ingozzarmi come se non temessi la prova costume. Verità, comunque, io non temo la prova costume. Forse la cosa bella del crescere è che piano piano i problemi che sembravano insuperabili in realtà non lo sono. Questo perché ne arrivano altri molto più grandi che eclissano il resto. Tutto il resto.
«India! Non ha senso la negazione»
«E cosa dovrei fare? Continuare a pensare al fatto che mi sono scopata una persona già fidanzata, cosa di cui non ero a conoscenza, oppure dovrei pensare al fatto che venerdì mi abbia dato buca per andare a bere in un bar con la sua vera ragazza e in più mentendomi?» sbotto, era proprio quello a cui non volevo pensare. Forse, però, è meglio farlo a questo punto.
«Non riesco a capirlo, perché dice che non mi farà più soffrire, me lo promette, e poi alla fine io non faccio altro che stare male? Io ci provo ad essere diffidente, a non dargli la possibilità di ferirmi eppure ogni volta finisce che piango come una scema e mi chiedo quale sia il problema»
Genesis mi abbraccia e mi lascia singhiozzare sulla sua spalla per tutto il tempo che mi serve, fino a calmarmi o perlomeno provarci.
«Tranquilla, India, ci sono io» mi culla dolcemente nella sua voce «È difficile smettere di amare qualcuno e averci comunque a che fare»
«Io pensavo di averlo dimenticato, perché quel maledetto stronzo è così difficile da farsi uscire dalla testa?» Vorrei urlare e rompere i bicchieri. Mi fa così male il petto, non mi stupirei se scoprissi di avere un infarto in corso per quanto mi fa male il cuore.
È come se lo sentissi continuamente spezzarsi, più i miei pensieri affollano la testa più il mio cuore fa male.
Il trillo del campanello ci fa bloccare improvvisamente mentre ci guardiamo negli occhi, confuse e immobili.
«Hai ordinato del cibo?» Le chiedo, sussurrando.
Ci riflette per qualche secondo e poi fa una smorfia «Prima ho fumato dell'erba quindi può essere, non me lo ricordo» fa spallucce.
Mi avvicino alla porta, asciugandomi le lacrime con le maniche del cardigan e cercando di sistemarmi al meglio che posso. La visuale dello spioncino è bloccata da varie decorazioni accumulate di Halloween (di vari anni) che non abbiamo ancora tolto e quelle di natale che, alla fine, siamo anche quasi nel periodo. In anticipo solo di qualche settimana.
Apro la porta fregandomene del fatto che potrebbe anche esserci qualcuno con una pistola pronto a spararmi e a rapinarci. Bella l'ingenuità.
«Ciao..speravo aprissi tu» Luke sorride flebilmente.
La mia espressione rimane seria e congelata, l'unica cosa che sono sicura mi stia tradendo sono gli occhi rossi e gonfi, postumi da una sessione di palese pianto.
In questo momento sono divisa in tre, da una parte vorrei sbattergli la porta in faccia e chiudere a chiave la serratura e il chiavistello, un'altra vorrebbe invece mostrargli indifferenza e l'ultima vorrebbe sentire cos'ha da dire.
«India..non so come scusarmi»
«Non farlo, non devi, non voglio che tu lo faccia. Io non voglio più starti a sentire Luke. Perché ogni volta mi faccio prendere per il culo così? Non lo capisci che non fai altro che ferirmi?» Mi fermo per precauzione, se fossi andata avanti la probabilità che i dotti lacrimali iniziassero a funzionare sarebbe salita alle stelle.
Genesis, preoccupata, si avvicina al portone e quando vede Luke spalanca gli occhi e poi li riduce subito a due fessure.
Le faccio segno di andare via e che ne parleremo più tardi, ma anche mentre se ne va non smette di guardare Luke con quello sguardo assassino che in realtà mi fa sentire piuttosto protetta.
«Io voglio spiegarti. Volevo davvero uscire con te ma purtroppo ho avuto un imprevisto lavorativo e non sono più riuscito...so che quello che hai visto al bar può sembrare fraintendibile ma non è come sembra»
Santo cielo, è come continuare a ricevere pugni in faccia e non riuscire a fare niente per fermare l'avversario.
«Fraintendibile? Luke, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ripeti la frase ad alta voce e renditi conto di quanto sembri coglione» ora sono diventata cattiva e non mi dispiace.
«Credevo che avessi un impegno di lavoro e poi ti ritrovo ubriaco in un bar a limonare con quella che presumo sia la tua ragazza, di cui tra l'altro non sapevo nulla, che mi lancia occhiate incendiarie» cerco di non alzare troppo la voce «Dimmi con che coraggio mi vieni a dire che ho frainteso ciò che ho visto»
Alcuni riccioli biondi gli cadono sulla fronte e lui li sposta, infastidito e triste. Perché sono così stupida che in questo momento vorrei essere io a spostargli i capelli dalla fronte, a giocare con quelle ciocche ricce e a perdermi nei suoi maledetti occhi azzurri? Ma posso davvero essere così imbarazzante?
«È una situazione complicata, non è come sembra ma non posso spiegarti..»
Ma certo, ci mancherebbe altro no? «Certo..» Abbasso lo sguardo «Beh, io vado a dormire» la verità è che non vedo l'ora di chiudere la porta per poter tornare a piangere in tranquillità.
«India aspetta» mi ferma per un polso e mi attira a sé «Ti giuro che non voglio ferirti, so che lo faccio comunque ma mai intenzionalmente» mi ritrovo inaspettatamente vicino a lui e questo manda in corto circuito il mio cervello, il mio sistema respiratorio e anche il ventre.
«Luke..» Mi mordo un labbro, non sapendo nemmeno come creare una frase di senso logico compiuto.
Il fatto è che il suo sguardo addosso mi fa avvampare, non mi fa più capire nulla, come se fossi colpita da un'amnesia impertinente. Mi osserva le labbra e gli occhi in un gioco simile al ping-pong, mandandomi ancora più in panico.
Mi sento una tale idiota. Chiudo gli occhi e sospiro «Però lo fai comunque e non ti impegni nemmeno per evitarlo. È ok, sei fatto così, lo capisco...è che io sono diversa, non riesco proprio ad essere più buona con te» allungo la distanza tra di noi e mi riparo di nuovo dietro la porta di casa «Ciao» dico, chiudendo la porta davanti a me.
Vorrei battermi una pacca sulla spalla perché c'è mancato davvero poco che le mie mutande si abbassassero per magia da sole e quello che ne sarebbe venuto dopo sarebbe stato un altro grande errore, ma per fortuna in qualche modo mi sono ripresa.
Com'era? Bene ma non benissimo, giusto?

#BONASEEEEERAAAA#

Helo pasticcini! Come ve la passate? Io rischio di svenire per il caldo una volta si e l'altra pure, let's go (:

Cooomunque, a breve aggiungerò un po' di movida in questa storia lol, la notizia non è così importante ma fa niente.

Come sempre spero che il capitolo via sia piaciuto, se è così lasciatemi un commento per farmi sapere il vostro parere, che è sempre importante, e una stellina <3

Un bacinoo :*

-Erika

Lover of mine || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora