Quando apro gli occhi, dopo essere stata svegliata brutalmente dal suono antipatico della mia sveglia, la prima cosa a cui penso è che dovrei aver avanzato gli avanzi di cibo di ieri sera e quindi ho già anche il pranzo di oggi. Esatto, oggi la mia preoccupazione maggiore è pensare cosa mangerò a pranzo. Sono sicura che a lavoro andrà esattamente come tutti gli altri noiosi giorni, dovrò portare il caffè al solito deficiente e la sua comitiva (o forse no) e poi forse, se sarò graziata, mi sarà permesso scrivere un articolo di fascia non bassa ma bassissima, e poi tornerò a casa.
Una classica giornata triste. O almeno, lo è fino a quando non mi ricordo che questa sera uscirò a provare un nuovo ristorante. Con Luke, ma questo è solo un dettaglio.
Non voglio dare troppo peso al fatto che ieri lui l'abbia chiamato "appuntamento", probabilmente non intendeva davvero usare quella parola. Magari poi si è pentito pure di averla usata.
Il pensiero positivo sicuramente non è il mio forte alla mattina, lo riconosco. Ci proverei anche ma il fatto di lasciarmi travolgere così tanto da questa cosa nuova non mi alletta. Forse sono le esperienze precedenti che iniziano a bussare alla porta dei ricordi, proprio quelle che dovrei tenere lontano dalla mia testa.
"Il passato è passato" sarà il mio nuovo mantra, dovrò continuare a ripeterlo almeno una trentina di volte al giorno ma non importa, prima o poi mi rimarrà tatuato nel cervello.
Dopo essere entrata in ufficio ed essermi seduta alla scrivania sento subito il telefono dell'ufficio squillare, costringendomi a mettere da parte quel pezzo di me che vorrebbe non rispondere e fingere di non esistere, e quindi a rispondere.
«India, non ti avevo chiesto di portarmi del caffè tutte le mattine?» la voce dello stronzo è la prima che devo sentire, purtroppo, e questo significa che non sarà per niente una buona giornata.
"Wow, se solo me ne fregasse qualcosa" è l'unica cosa che vorrei rispondergli veramente, ma mi contengo. Sono una persona migliore, sono decisamente una persona migliore.
«Sono appena entrata nel mio ufficio, mi spii per caso? Non vorrei doverti denunciare» fingo una risata che non si addice proprio ai miei pensieri.
«E io non vorrei mai farti licenziare, lo sai, quindi perché non ho il mio caffè?» è proprio stronzo questa mattina. Non posso continuare a lasciare che mi prenda in giro così, non sono la sua assistente e nemmeno una stagista. Ora basta, facciamola finita una volta per tutte!
«Ascoltami ragazzino, decisamente non sono qui per farmi prendere in giro da te, se non mi sono ancora licenziata è solo perché tuo padre, nonostante sia propenso ai favoritismi, crede in me e sa che non gli conviene licenziarmi» sto dicendo un sacco di bugie e non mi importa, non ho più nulla da perdere a questo punto «Inoltre una denuncia per molestie sul lavoro ti rovinerebbe il curriculum. Pensaci tu, lo vuoi ancora il caffè?» concludo, mantenendo un tono piuttosto calmo.
Non capisco se mi tremano le mani per la paura o per l'adrenalina, sarò sincera forse sento di dover svenire.
«O-ok..scusami, non volevo davvero ..» che fesso, fortunatamente conosco un pochino i miei polli.
«È proprio quello che direbbe un molestatore, già» dico, ironica «Comunque, spero di essere stata chiara, ora torna a fare le tue cose da stagista» vorrei aggiungere anche un "e portami un caffè" ma non vorrei sprecare della caffeina solo per farmi due risate.
Chiudo la chiamata e sorrido. Forse questa giornata non sarà così pietosa.

A screditare con decisione il mio primo pensiero positivo della mattinata è una chiamata inaspettata da parte di Luke Hemmings che aveva il 50% di possibilità di essere una bella chiamata e l'altrettanto 50% possibilità di essere orribile. Lascio la risposta ai veri intenditori di quella cosa chiamata "sfiga".
«Pronto?» dico, cosciente che in qualche modo per qualche cosa che ho fatto in passato due vite fa ora il karma si sta vendicando. Chiamiamolo sesto senso, se proprio.
«India? Ciao, sono Luke»
«Ciao Luke, si, so che sei tu, compare il tuo nome sullo schermo quando mi chiami. Tengo a ricordartelo perché magari te lo sei scordato» dico, divertita. Perché sono divertita? Mi sembra di parlare con mio nonno, ed in effetti questa cosa è divertente. Gli mancano solo gli apparecchi acustici, ma che importa.
«Ah, giusto» ride «Come mi hai salvato sul tuo telefono?» Chiede, curioso.
Non vedo come questa cosa possa o in qualche modo debba interessargli, sinceramente «Perché ti interessa?» È lecito da parte mia essere così sospettosa?
«Non lo so, però credo che il nome in rubrica di una persona possa far capire molto» lo immagino alzare le spalle, e per un attimo mi sembra di averlo davanti. Forse sto impazzendo, devo riprendermi assolutamente.
«Ti ho salvato come Luke Hemmings» errato, ci ho messo anche un cuore. Ma è stato un momento di grande debolezza di qualche notte fa, non è un momento di cui vado fiera, ok? Lo cambierò, promesso.
«Deludente, nemmeno uno smile? Nemmeno di quelli fatti con le parantesi e i due punti? Vabbè, scusami se ti sto disturbando, ho una notizia spiacevole da darti» credo abbia avuto un flusso di coscienza e poi una botta di realizzazione, forse ha assunto delle droghe? Le superstar lo fanno, no?
«In qualche modo lo immaginavo» sospiro «Dimmi pure»
«Ecco, ho avuto un ..uhm..un imprevisto di lavoro» dice, il tono a metà tra il convinto e il dubbioso. Forse ha davvero esagerato con le dosi di qualsiasi cosa abbia preso, magari potrebbe anche solo essere aspirina, chi lo sa.
«Uhm..ok, quindi annulliamo? Chiami tu per disdire?» Fingo disinteresse perché non è giusto che capisca di avermi in qualche modo fatta stare male, anche se sono cosciente del fatto che si tratti di lavoro, questo non mi aiuta. Va bene così, starò con Genesis o, in alternativa, starò a fare la larva a letto, come un burrito di tristezza e rancore. Si, temo che opterò per la seconda opzione sinceramente. Posso essere sincera e dire che sono parecchio infuriata e delusa? Con chi me la posso prendere ora se non con la mia vita? Com'era quella cosa del pensiero positivo?
«Senti Luke devo tornare al lavoro ora, ci sentiamo»
«Ciao, scusami» conclude, e lo sento appena dal microfono del telefono che (come una vera ottantenne tengo al massimo volume) stavo allontanando dall'orecchio per poter attaccare la chiamata. Questa cosa mi fa infuriare e rattristire ancora di più e in me si fa sempre più spazio l'idea che io sto proprio sbagliando tutto. Sto facendo la sottona, non si fa questo per una persona che dal passato ad ora è sempre stata una grande bandiera rossa con delle gambe molto lunghe.
Nell'impeto della bufera di sentimenti che al momento mi tempesta il cuore scorro con le dita sullo schermo, fluidamente, fino ad arrivare alla rubrica e trovare "Luke Hemmings <3" facilmente, modifico con velocità e cancello il cuore, salvandolo solo come "Luke Hemmings.". Il punto da un tono di concretezza e poi l'avevo promesso.

Lover of mine || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora