«Sei pazza»
«Me l'hai già detto»
«Lo so, te lo ripeto infatti»
«Ok grazie, però voglio che tu controlli sempre chiunque suoni al campanello, ok? Non aprire se sono i nuovi vicini e soprattutto se uno è biondo, alto quanto un palazzo, ha gli occhi blu e si chiama Luke»
«Come faccio a sapere tutte queste cose se nemmeno li conosco?»
«Infatti le cose devono rimanere così cioè non li devi conoscere»
«Non capisco perché. Nel senso, ho sempre saputo che non ti piacesse troppo fare amicizia ma così mi sembra un po' esagerato»
«Te l'ho detto, sono dei criminali, probabilmente uccidono le vecchiette e le nascondono nel freezer per rubare loro la pensione»
Il suo sguardo mi fa capire che devo lavorare ancora molto sulle bugie che racconto.
Ok, Genesis non sa niente della mia ormai lontana amicizia con quel bastardo traditore e nemmeno del fatto che sia un bastardo traditore. Ma, sinceramente, c'è davvero bisogno che lo sappia? Magari più avanti glielo dirò, per il momento ci basta evitare lui e suoi amici canterini.
Guardo l'orologio e mi accorgo di essere particolarmente in ritardo per il mio appuntamento. La chiacchierata con Genesis ha preso più tempo del previsto, per cui mi tocca evitare la doccia e raccogliere la massa di capelli in una cosa disordinata sperando di non sembrare un uovo pasquale.
Oltre alla vita bastarda anche la genetica doveva metterci un tocco di brio, altrimenti non sarei stata abbastanza complessata per il gusto divino.
Indosso un paio di pantaloni blu, una camicetta azzurrina e un paio di scarpe stringate. Questa volta la pioggia non mi fermerà, nella borsa ho anche un ombrellino, che spero non si apra poiché è leggermente rotto dopo che una volta lo lanciai contro il muro a causa di uno scatto d'ira.
Cerco di rendermi un po' più presentabile e metto del correttore per coprire le occhiaie, poi metto del mascara e infine del burrocacao. Ricordo solo quando ho finito che devo ancora mettere le lenti a contatto, quindi mi maledico perché sicuramente mi lacrimeranno gli occhi rovinando tutta la mia fatica, ma per questo non posso insultare nessuno se non me stessa e il mio cervello che ogni tanto va in letargo.
«Vado, ti scrivo dopo per la cena» le stampo un bacio sulla guancia e afferro il cappotto, chiudendomi la porta di casa alle spalle.
Corro verso l'ascensore e aspetto che arrivi, sperando di essere da sola. Odio quando l'ascensore si riempie di persone, non solo perché sono claustrofobica ma anche perché lo trovo estremamente imbarazzante. Se sono claustrofobica per quale motivo prendo l'ascensore? Beh, ho l'abilità fisica e motoria di un paralitico e soffro di pigrizia seriale, direi che come mix è abbastanza sconfortante.
Mi infilo dentro l'ascensore e aspetto che scenda velocemente per farmi uscire da qui e augurarmi che oggi la macchina voglia partire. Ho scoperto che i meccanici a NY sono molto dispendiosi e poco gentili se li chiami di sera. La prossima volta guarderò un video su YouTube.
L'ascensore si ferma per far entrare qualcuno e io sbuffo, ma torno con lo sguardo sul telefono. Sto ancora cercando di decifrare una delle ultime mail del mio capo nel quale mi manda delle informazioni per il nuovo articolo che devo scrivere "Cosa piace veramente alle donne in un uomo", il che mi fa davvero ridere visto che lo dovrò scrivere proprio io. Io che non so nemmeno cosa voglio per cena.
Ridacchio, mentre ci penso, non rendendomi conto che accanto a me c'è effettivamente qualcuno.
Alzo lo sguardo spalancando la bocca, mi volto subito e cerco di coprirmi il volto con il cappotto.
La sfiga mi perseguita, non ci sono altre opzioni altrimenti.
«Scendi?» mi chiede e io annuisco, cercando di non respirare troppo rumorosamente.
Era ovvio, palese, che uno dei nuovi vicini entrasse nello stesso ascensore insieme a me, no? Giusto per non lasciare nulla al caso.
Almeno non è Luke ma Ashton, il che mi rallegra abbastanza. Cioè non troppo comunque, ma si tratta di scegliere il male minore.
Chissà cosa accadrebbe se incontrassi Luke davvero. Quasi mi metto a ridere istericamente pensandoci.
Finalmente l'ascensore si apre, facendomi praticamente fuggire via e correre verso la macchina.
Ce la posso fare, posso essere in grado di non incontrare Luke Hemmings.«Non lo so, pensavo di fermarmi a prendere qualche cosa dal ristorante cinese sotto casa, ti va?» chiedo a Genesis, al telefono con me, mentre parcheggio la macchina. Non si parla al telefono mentre si guida, è vero, ma ho l'impianto apposta in macchina per poterlo fare.
«Va bene, è da un po' che non svaligiamo i biscotti della fortuna del signor Cheng»
«Tanto non li mangerebbe nessun altro, siamo le uniche a cui piacciono davvero» è una dura verità, ma qualcuno lo doveva dire. Vogliamo bene anche al signor Cheng, i suoi involtini sono una delle otto meraviglie del mondo e anche il riso al curry che prepara è veramente delizioso. Vorrei poter mangiare le sue prelibatezze tutti i gironi tutto il giorno ma non sono stata dotata di un metabolismo veloce, anzi, potremmo dire che la sua lentezza sia paragonabile a quella di una lumaca.
«Va bene, allora intanto io apparecchio la tavola» dice, chiudendo poi la chiamata.
Esco dal parcheggio sotterraneo ed esco nuovamente dal palazzo, sperando di non trovare troppa fila al ristorante, a parte per i biscotti della fortuna dal gusto discutibile, il ristorante del signor Cheng è uno dei migliori della zona e sono felice di non essere l'unica a pensarlo.
Quando entro nel locale il familiare profumo di agrodolce mi fa spuntare un sorriso sincero «Salve signor Cheng!» lo saluto, passando davanti alla cassa.
«India! Oh giusto, oggi è sabato, preparo il solito? Anche Genesis?» annuisco e lo ringrazio.
Il sabato io e Gen solitamente mangiamo qualcosa di diverso dalla nostra cucina, molto spesso è il cibo del signor Cheng e altre volte invece variamo con della pizza o quello di cui abbiamo voglia, insomma.
Ormai abitiamo qui da 4 anni e il signor Cheng ci tratta come se fossimo le sue figlie acquisite, nonostante le sue vere figlie lavorino con lui.
È una bella sensazione, comunque. Un po' come quando entri nel tuo bar preferito il giorno del tuo compleanno e il proprietario ti offre due shot di quello che vuoi. O semplicemente quando entri sempre nel tuo bar preferito e il proprietario ti dice "Il solito?". Ecco, insomma, io la trovo una cosa piacevole, la sensazione di gentilezza che ti investe all'improvviso.
La campanella all'entrata suona ma rimango incantata a fissare il pollo che gira sullo spiedo, facendomi quasi cadere in catalessi.
Il signor Cheng corre all'entrata per accogliere il nuovo cliente, facendomi un breve sorriso a cui io ricambio.
«Salve, potrei avere un menu?» e no, questa voce non potrei mai scambiarla per nessun'altra. Decisamente no. Nonostante ora sia più matura, più profonda.
Mi costringo a non voltare lo sguardo nemmeno per un millesimo di secondo.
«Allora India, come sta Genesis?» un po' mi pento del fatto che abbia urlato il mio nome, ma confido nel fatto che il mio nome non sia poi così particolare da attirare l'attenzione di qualcuno.
«Bene, è un po' triste perché non sta riuscendo a vendere il suo nuovo quadro, ma sono sicura che ce la possa fare. È veramente bello e io credo in lei! Prima o poi qualcuno apprezzerà la sua arte come faccio io» alzo le spalle sorridendo.
«L'arte sta morendo, purtroppo, ma tu lo sai bene India mia!» ridacchia «Non avevi scritto un articolo proprio su questo?» mi chiede.
Questa domanda è un po' come infilare il coltello nella piaga «Già..ma il mio capo non l'ha accettato. Sai..era troppo noioso a quanto pare» alzo le spalle.
«Ce la farai, come ci riuscirà anche Genesis» mi rincuora.
Beh, è quello che mi dico tutti i giorni per evitare che il pensiero del suicidio si insidi nella mia testa. Certo, questo non era quello che mi aspettavo quando dopo aver studiato come una pazza per raggiungere i risultati migliori mi sono ritrovata a scrivere articoli di bassa qualità e portare caffè agli stagisti. Ma bisogna accettare anche questo, le difficoltà che la vita ci pone davanti.
Come quella che sto cercando di evitare proprio ora mentre Luke Hemmings si sta avvicinando a me con sguardo curioso.
Fingo di cercare qualcosa nella borsa e poi afferro il telefono, fingendo di parlare con qualcuno.
«Certo che ti ho preso il pollo fritto, lo so che è il tuo preferito» «No, figurati, lo so che hai fame ma tra poco arrivo» cosa diamine ne sto facendo della mia vita? Sto davvero fingendo di avere una chiamata per evitare delle persone?
Beh, non sarebbe nemmeno la prima volta che lo faccio, effettivamente, il che non mi dovrebbe stupire così tanto.
«Come dici scusa? No è che ti sento poco..ma non mi dire! Davvero? No, ti prego, che ridere» fingo una risata, mentre Luke accanto a me aspetta che il signor Cheng esca di nuovo dalla cucina.
«Per India e Genesis!» urla, il proprietario del locale, come se fossi sorda.
Ora sono particolarmente certa che chiunque sappia il mio nome. Luke si volta a guardarmi, forse per capire se sono la ragazzina che conosceva lui o meno.
Afferro il sacchetto e lo ringrazio porgendogli i soldi, lasciandogli il resto e cercando di correre via il più velocemente possibile.
«Aspetta!» la mano di Luke mi ferma per il braccio, facendomi voltare di scatto verso di lui.
Non sono molto felice del fatto che mi stia toccando e nemmeno del fatto che mi stia parlando, sinceramente.
«India, sei tu?» mi chiede, facendomi provare una dolorosa fitta al cuore. In realtà mi fa male un po' ovunque e se non me ne vado subito mi metterò a piangere davanti a tutti.
«Sono io, Luke!» sorride «Luke Hemmings»
Con uno strattone mi libero dalla sua presa e «Non conosco nessun Luke Hemmings» dico, cercando di essere il più fredda possibile. Poi mi volto ed esco dal locale, cercando di non iperventilare o perlomeno di non svenire per terra.
La vita sta mettendo un po' troppo a dura prova la mia gavetta, sinceramente.
#HELLOOOOOOO MY FRIENDSSS#
Buonsalve pasticcini! Come state? Mi auguro che vada tutto per il meglio, cerchiamo di distrarci un po' leggendo dalle disgrazie del mondo. Si vede palesemente che Putin non ha Wattpad altrimenti non avrebbe tempo di scatenare una guerra (scherzo ovviamente, ma preferisco cercare di risollevare la cosa piuttosto che lasciare alla depressione il sopravvento).
Come sempre spero che la storia vi stia piacendo, anche se siamo solo all'inizio, e se vi va fatemelo sapere lasciando una stellina e commentando con le vostre opinioni/impressioni <3
Un besito :*
-Erika
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Lover of mine || Luke Hemmings
FanfictionIndia ha un nome particolare e molti problemi. Non capisce perchè rivedere Luke Hemmings dopo più di otto anni le faccia ancora lo stesso effetto che le procurava quando era solo una ragazzina e insieme fantasticavano sul loro futuro. Non sa spiegar...