#ATTENZIONE ALL'INTERNO DEL CAPITOLO SI TRATTA DI ARGOMENTI SENSIBILI (dipendenza da droghe)#


Vengo svegliata da una serie di tonfi rumorosi che mi spaventano. Quando apro gli occhi mi accorgo che fuori è buio, quindi deve essere per forza ancora notte.
I rumori provengono dall'entrata e ora sento chiaramente le voci di Genesis e Ashton che discutono animatamente. Non riesco a capire di cosa stiano parlando, però. Ma poi, non erano fuori a cena? Che ore sono?
Mi alzo e prendo il telefono, noto che sono le due di notte e non riesco a capire se il fatto che Genesis sia tornata a casa sia un bene o un male. Avevo capito che sarebbe rimasta a dormire da Ashton, eppure ora sono entrambi qui.
Sento la gola secca e, visto che tanto ormai sono sveglia, mi alzo per andare in cucina a bere un bicchiere d'acqua.
Appena esco dalla camera, però, le voci all'entrata diventano più chiare e io lo so che dovrei farmi gli affari miei, però quando sento il mio nome in mezzo ai loro discorsi mi sento costretta a fermarmi e ad appiattirmi contro il muro, cercando di respirare senza fare rumore per non farmi beccare subito.
«Gen, non so che fare. È stato difficile gestire questa cosa la prima volta, quando avevamo diciassette anni, ora che è successo di nuovo..» dice Ashton, in preda ad un mix di emozioni che potrei riconoscere come panico, ansia e rabbia. Un cocktail di emozioni con cui ho abbastanza familiarità, ad essere onesta.
«Io non sto capendo niente, Ashton. Cos'è successo? Perché Luke era in quelle condizioni? Sembrava fuori di sé»
«Lui..aveva un problema, ok? Un grosso problema, ma si è curato e ora sta meglio. O perlomeno stava meglio, ora non so cosa gli sia successo, non riesco a capire»
«Che tipo di problema?»
«Faceva spesso uso di droghe, ma non voglio parlare di questo Genesis, non sono affari miei» di cosa sta parlando? Uso di droghe? Luke?
Non può essere vero.
«Ash, tu non ti aspetti che io mantenga questo segreto con India, vero? È una cosa di cui devo parlarle, per il suo bene. Lo so che si tratta di Luke però..»
Non ho più intenzione di rimanere ad ascoltare passivamente, per cui esco dal mio nascondiglio e mi avvicino «Non ce n'è bisogno, ho già sentito tutto. Ora voglio sapere, Ashton, o me lo racconti tu o io vado di sopra e faccio un casino più grande di questo» dico, facendoli sussultare entrambi.
Non posso credere che Luke non mi abbia detto niente, non voglio davvero pensare che lui abbia avuto un problema simile e non me ne abbia mai parlato. Nemmeno quando ancora mi rispondeva alle mail. Nemmeno ora che ci siamo riavvicinati.
Piano piano, però, alcuni puntini nella mia testa iniziano a collegarsi come a completare una tela di mistero. Ho bisogno di risposte, io devo sapere cosa sta succedendo. 
«India..»
«No, India un cazzo. Voi sapevate tutto e non mi avete detto niente? Lasciando che fosse lui a decidere?» Guardo Ashton fisso negli occhi fino a che lui non distoglie lo sguardo, fissandolo poi sul pavimento.
«Non è così facile. Vorrei che lo fosse, davvero, eppure non lo è, proprio per niente. Eravamo così piccoli quando tutto è iniziato e ci siamo fatti travolgere da troppe cose, da un mondo che noi ancora non eravamo pronti ad affrontare» sospira e si siede sul divano, passandosi le mani sul volto stanco. Io rimango in piedi, immobile, davanti a lui.
«Non sapevamo a cosa stavamo realmente andando incontro quando abbiamo iniziato il tour. Non avevamo la minima idea dello stress a cui saremmo stati sottoposti e non è stato facile per nessuno di noi, soprattutto per Luke che continuava a sentire troppe pressioni su di sé. Non ci eravamo accorti che avesse iniziato ad avere un serio problema, perlomeno non fino a quando è diventato talmente palese che non poteva più essere nascosto»
Sono pronta a sentire questa storia? Voglio davvero che sia Ashton a raccontarmelo?
«Fermati. Non voglio sentire altro, Ashton»
«India, credo che tu debba sapere» Genesis cerca di farmi cambiare idea, ma la interrompo prima che possa continuare «No, non se non sarà Luke stesso a dirmelo» non so nemmeno se avrò il coraggio per sentirle dette da lui queste cose, ma è il minimo che io possa fare ora.
È colpa mia se è ricaduto di nuovo in queste abitudini, non sono stata in grado di stargli accanto come avrei dovuto fare, mi sono accontentata di qualche scusa sulla stanchezza accozzata male, non ho approfondito niente e mi sono lasciata convincere da quelle stupide scuse.
È stato il mio rancore a rovinare tutto, ancora.
«India, non voglio che pensi che sia colpa tua» Ashton si alza e si piazza davanti a me, evitandomi una serie di pensieri distruttivi sicuramente non piacevoli «Tu non lo sapevi. Luke ci ha chiesto di non dirti niente, mai, nemmeno sotto tortura, perché non voleva che tu scoprissi questa cosa che ai suoi occhi lo rende estremamente debole e vulnerabile. Lo so che è un pensiero sciocco ma lui è il nostro migliore amico e non faremmo mai niente per ferirlo»
Annuisco «Lo so, scusa, non dovevo prendermela con te. È che..se l'avessi saputo io..»
«Non avresti potuto evitare niente, India, comprendi che questo è solo un problema di Luke? Noi possiamo aiutarlo fino ad un certo punto, è lui che deve riuscire a farcela»
«Non dicevi che ce l'aveva fatta? Che era riuscito a ripulirsi?»
«Si, è così! O almeno..fino ad oggi»
Quindi è davvero colpa mia? Ha perso la ragione per quello che ci siamo detti oggi?
Cerco di non scoppiare a piangere davanti a tutti, non solo perché sarebbe estremamente imbarazzante ma anche perché so che non riuscirei più a fermarmi e non mi sembra proprio la situazione adatta.
Ancora prima che io riesca a pensare ad altro, sentiamo del frastuono venire dal piano superiore, qualcosa che viene ripetutamente scagliato al pavimento sembrerebbe, cosa che fa scattare gli occhi di tutti al soffitto.
«Che succede?» Si chiede Ashton, assorto in non so nemmeno quali pensieri. Ma non c'è il tempo di ragionare perché all'ennesimo rumore preoccupante ci catapultiamo tutti al piano superiore, intuendo subito che il baccano proviene proprio dall'appartamento di Ashton.
Lo seguiamo in silenzio dentro casa, trovando Michael e Calum che si osservano confusi in mezzo al salotto.
«Che succede?» Chiedono, vedendoci tutti li.
«Dopo vi spiego» dice Ashton, che si sta già dirigendo in camera di Luke.
Genesis mi stringe la mano, cercando di infondermi forse un po' di forza o un po' di sicurezza, non lo so.
A piccoli passi ci avviciniamo anche noi alla stanza di Luke, rimanendo però fuori e non troppo vicine alla porta. Non sono sicura di voler ascoltare quello che potrebbe uscire dalla loro conversazione. Temo di non essere ancora pronta a sentirmi dire di essere odiata da Luke per quello che gli ho fatto.
«Ho rovinato tutto, Ashton. Ho buttato tutto il percorso che ho fatto nel cesso. Mi sono allontanato da lei per evitare che potesse rimanere ulteriormente ferita da me e come ero da fatto e ora... non sono stato abbastanza forte...» la voce rotta di Luke mi arriva al cuore come una coltellata dalla lama ghiacciata. Il mio respiro si spezza e mi devo pizzicare le mani per evitare di crollare in mezzo a questo corridoio.
«Luke..» Sussurro, ma solo Genesi mi sente.
«Credevo di aver rovinato tutto ancora e mi sono rifugiato di nuovo nella droga, al posto di affrontare il problema e di rispettare quello che India mi aveva detto, sono caduto nella mia più grande croce e l'ho persa del tutto»
Non riesco a rimanere ferma, dietro questa porta, senza dire niente, senza nemmeno provare a fare qualcosa. Ancora non so cosa, ma non importa.
Supero Genesis che mi guarda sgranando gli occhi, cerca di fermarmi ma io schivo la sua presa e apro la porta della stanza. Niente mi avrebbe mai potuto preparare a quello che mi si presenta davanti, nella stanza regna il disordine, ci sono vestiti ovunque e cassetti della biancheria sparsi per terra o sul letto. Ma soprattutto, la faccia di Luke non è quella che sono abituata a vedere. Non è il Luke Hemmings che conosco io, non è quello che mi ha regalato una margherita nel giardino di casa sua. Questa versione di Luke mi spaventa, ma immagino che spaventi ancora di più sé stesso.
Quando si accorge della mia presenza, con qualche attimo di ritardo, si volta subito dall'altra parte. Non vuole nemmeno guardarmi?
«Falla uscire, Ashton»
«No» dico.
Ashton mi guarda, sconsolato, è consapevole del fatto che io non uscirò da questa stanza.
«Vattene, India, non devi stare qui adesso» ribadisce Luke.
Come se l'avessi mai ascoltato, poi, dovrebbe sapere che non gli basta dirmi di andarmene per farmi andare via davvero.
Scuoto la testa «No» sono cocciuta, lo so e lo sa «Non dirmi di andarmene, Luke, io voglio stare qui»
«Non è il momento, India, non ora» si copre la faccia con le mani e pochi secondi dopo alcuni singhiozzi silenziosi lo scuotono.
Ashton mi guarda «Vai da Gen» gli dico, rassicurandolo. Guarda Luke e poi guarda me, uscendo dalla stanza sconsolato ma anche consapevole che sia giusto così.
«Lo so, non devi dirmelo, lo vedo»
«Non volevo che mi vedessi così» ancora non mi guarda.
Mi siedo davanti a lui, aspettando che si tolga le mani dagli occhi, permettendomi di vedere anche queste fragilità che lo intimidiscono.
«Luke, vuoi davvero che me ne vada?» Gli chiedo, ansiosa che in realtà mi dica che non mi vuole davvero li con lui.
Scuote la testa «No, certo che no. Ma non voglio che tu mi veda in queste condizioni, ho fatto qualcosa di sbagliato, di nuovo, e non so se..»
«Non mi importa di quello che hai fatto, adesso. Tutti sbagliano, non sei perfetto e non lo sono nemmeno io e va bene così, te lo giuro» cerco di rassicurarlo, anche se mi sembra di dire solo cose sbagliate.
Finalmente abbassa le mani e mi ritrovo a guardare i suoi occhi, arrossati dal pianto, le pupille dilatate e le iridi azzurre nascoste dai pensieri ombrosi che lo affliggono.
«Perché sei qui? Non sono stato in grado di ascoltarti e di rispettare i tuoi tempi, sono stato cattivo e ho detto cose che non avrei dovuto nemmeno pensare, non merito il tuo perdono» abbassa lo sguardo.
«Non dire questo, non è vero. Anche io ho detto cose cattive che non dovevo dire, ero consapevole che potessi prendere male le mie parole e non ho saputo reagire bene a riguardo. Abbiamo sbagliato, tutti e due»
«Si ma» cerca di replicare.
«No, non c'è nessun ma» lo interrompo «Agli errori di questa sera penseremo domani, ok? Ora sei stanco, non ha senso, dovresti piuttosto pensare a riposarti» cerco di rassicurarlo.
Si guarda attorno, non riconoscendo la sua stanza «Sono stato io?» chiede e non sono nemmeno sicura che lo stia chiedendo a me.
Annuisco «Hai avuto un momento difficile, può succedere»
«E tu vuoi restare accanto ad una persona così? Che è in grado di fare queste cose?»
In questo momento il mio cuore è stretto da una morsa di dolore che, se non fossi già seduta, mi metterebbe in ginocchio.
«Luke, tu non sei questo. O meglio, non sei solo questo. Avere delle debolezze è normale, tutti ne hanno e questo non ti rende meno te stesso o sbagliato» mi alzo in piedi, rimanendo davanti a lui «Ti amerei anche se tu fossi davvero così, anche se questa piccola parte di te fosse più grande. Ti amerei nonostante tutto, perché sei tu e perché non ci posso fare niente» confesso, anche se mi rendo conto che forse non è questo il momento adatto. Eppure, non sono riuscita a fermare la libertà con cui queste parole mi sono uscite di bocca.
Le braccia di Luke mi intrappolano all'interno di un abbraccio, mi stringe forte a se, tanto che quasi fatico a respirare, ma non mi importa perché rimarrei tra le sue braccia per l'eternità.
«Non credo di meritare di averti accanto, ma ti prometto che farò di tutto per cambiare questa cosa»
Sto già per replicare quando mi interrompe prima che io possa iniziare «Lo so che non pensi che sia così, però io lo sento. Sento che meriti di avere accanto qualcuno di diverso dalla persona che sono io in questo momento, qualcuno che possa essere il tuo porto sicuro o il tuo rifugio. Però non voglio che questo qualcuno sia diverso da me. Voglio essere io quella persona accanto a te, India» e forse, dopotutto, ha fatto bene a non lasciarmi parlare, avrei sicuramente detto qualche scemenza delle mie. Alla fine dei conti, mi ha lasciata anche senza parole, che vale molto di più.
Sorrido e lo bacio. È un bacio dolce, calmo, che sa di bisogni e di cose mai dette ma che avevanol bisogno di essere espresse in qualche modo.
Mi stendo sul letto, spostando una pila di vestiti del quale mi preoccuperò domani, sicuramente non ora, e Luke mi segue, non lasciandomi la mano mai, sdraiandosi accanto a me.
«Sarai qui domani mattina?» Mi chiede Luke, con il tono di chi si aspetta il peggio.
«Certo, sarò qui sempre quando avrai bisogno. In realtà, sarò qui anche quando non lo vorrai» sorrido, cercando di smorzare un po' l'aria.
«Non esisteranno quei giorni, India, te lo prometto» mi lascia un bacio sulla fronte, prima di rilassarsi un po' e poi cadere nel mondo dei sogni.
Io, invece, penso che per la prima volta sento di nuovo le sue promesse come vere, senza avere il minimo dubbio sulla sua onestà.

Lover of mine || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora