XXVI

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Entro nel ristorante dell'hotel sulla schiena di Michele, ero ancora troppo assonnata per camminare, e dopo varie suppliche -e minacce- si è offerto di portarmi in braccio

<<Buongiorno guys!>> faccio un saluto generale e Mike mi rimette a terra

<<alla buon'ora>> Ludovico mi stampa un bacio in fronte <<è mezz'ora che ti aspetto>>

<<che ci fai qui?>> teoricamente finché non c'è la tv non ha motivo di stare con noi

<<volevi fare il giro della città, no?>> annuisco e gli faccio cenno di seguirmi al tavolo della squadra di Emma

<<ciao ragazzi>> saluto sedendomi e torno a guardare il presentatore che si siede accanto a me

<<beh oggi non hai nessun incontro con Emma, perciò ti porto a fare la turista>>

<<possiamo venire anche noi?>> chiedono Le Endrigo <<nemmeno noi siamo mai stati a Milano e non sapremmo da dove partire per visitarla>>

<<sì, certo>> prendo un cornetto e lo addento ma prima che possa spezzarlo Ludovico me lo strappa dalle mani e se lo mangia <<quello era mio!>> mi lamento e in risposta fa spallucce

<<ci aggiungiamo anche noi>> Valentina indica sé stessa e Gianmaria che tiene lo sguardo puntato sul piatto

<<allora chiedo anche agli altri>>

<<i Karakaz?>> chiede Gabriele e annuisco

<<anche a Edoardo e Luca>> dico, riferendomi a Baltimora e Versailles

<<e da quando li conosci?>> Gianmaria parla per la prima volta da quando mi sono seduta al tavolo

<<non sono cose che ti riguardano>> borbotto bevendo un sorso di cappuccino

<<come è andata la serata?>> chiede Valentina cambiando discorso

<<uhm bene>>

<<ma perché si può sapere che cosa hai fatto stanotte?>> Gianmaria mi guarda con un sopracciglio alzato

<<ho rapinato una banca stile casa di carta, ma non dirlo a nessuno è un segreto>>

<<è vero, c'ero anche io>> mi da corda Ludovico

<<sapete cosa?>> il ragazzo dai capelli bianchi si alza <<fatevela da soli questa patetica gita>> brontola per poi andarsene lasciandoci spiazzati

<<dovresti seguirlo>> sussurra Ludo al mio orecchio e non so per quale motivo mi alzo andandogli dietro.

Esco dal ristorante e vago per la hall finché non lo vedo davanti all'ascensore <<ei>> mormoro ma non mi degna di una risposta <<dai non te la sarai mica presa sul serio>> poggio una mano sul suo braccio ma si scansa velocemente

<<Martina>> non l'ho mai sentito chiamarmi con il mio nome nome intero -non che mi abbia chiamata molte volte in realtà- e la cosa mi inquieta un po' <<lasciami in pace, è così difficile capire che non voglio parlarti?>>

<<ma non capisco il perché...>>

sbuffa <<lasciami in pace>>

<<mi tratti sempre di merda, poi fai il finto interessato e poi ricominci a fare lo stronzo>> sbotto <<si può sapere che cazzo hai? Sei bipolare o cosa?>>

<<fatti i cazzi tuoi>> ringhia e quando si apre l'ascensore scompare dentro ad esso lasciandomi nuovamente sola come una cretina.

* * *

farfalle - gIANMARIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora