Eighth

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Jason

«Nessuno ti ha costretto ad andare a New York.»-la voce acuta di Sharon dall'altra parte della linea mi costringe ad allontanare il telefono dall'orecchio, trattenendomi dal chiuderle la chiamata prima che riprenda a rompere il cazzo come al solito.

Se non fosse che è l'unica donna con cui riesco a sfogare la rabbia l'avrei già mollata, ma il ricordo della mia ex e del modo in cui disprezzava Sharon non fa altro che eccitarmi ogni volta che la vedo sdraiata sul mio letto ad aspettarmi.

Assumo una smorfia quando la macchina si ferma, mentre l'autista di Mikael mi fa cenno col capo di essere arrivati all'appartamento.

Per quanto odi ammetterlo la bionda ha ragione. Potevo mandare uno dei miei assistenti invece di rivedere di nuovo la sua faccia da finto angelo del cazzo, che mi guardava sorpresa da lontano come se non si aspettasse di vedermi lì. O non volesse...

Serro la mascella quando la sua immagine compare di nuovo davanti ai miei occhi, come se fosse di nuovo davanti a me con quel fottuto vestito stretto che non lasciava niente all'immaginazione, mentre lei camminava a testa alta come se le piacesse mettere in mostra le parti del suo corpo che un tempo faceva vedere solo a me... E senza alcun vestito addosso.

«Non sai cosa ti avrei fatto stasera...» - sento sussurrare la bionda dal telefono, mentre assumo un'espressione concentrata per ricordare l'esatto momenti in cui i suoi occhi da cucciolo ferito hanno incontrato i miei.

«Cazzo!»-ringhio in un sussurro mentre mi affretto a chiudere gli occhi per la frustrazione e poggiare i gomiti sulle ginocchia, cercando di scacciare la sua immagine dalla mia testa, ma appena mi sembra di riuscirci alzo la testa di scatto al ricordo di quell'uomo che le stava attaccato al culo per tutta la serata.

Strongo le dita della mano libera dal telefono in un pugno, approfittando del fatto che l'autista sta scaricando le mie valige...

Si sarà trovata già qualcuno da scoparsi nel suo ufficio.

«Puoi dirlo forte.»-la voce di Sharon mi porta ad alzare la testa di scatto e dilatare le narici, ma quando realizzo che si riferisce ad altro faccio una smorfia di fastidio e spengo il telefono senza pensarci due volte, affrettandomi a uscire dalla LandRover prima che il mio istinto omicida prenda il sopravvento e inzi a sfogarmi con l'autista.

Faccio un cenno col capo a quest'ultimo quando noto che ha già portato all'appartamento la mia roba, per poi allungare la mano nella mia direzione per consegnarmi le chiavi di quella che sarà la mia casa per le prossime due settimane.

Due settimane in cui farò pentire entrambi quei bastardi per quello che hanno fatto al mio bambino... Quello che poteva essere mio bambino.

Deglutisco rumorosamente e tiro un sospiro frustrante dalle narici, mentre inizio a cercare in giro la porta del mio appartamento con gli occhi offuscati per la rabbia.

Potevamo stare insieme ora. Io, quella ragazzina e nostro figlio. In una casa nostra.

Fisso il legno della porta davanti a me, trattenendomi dal bestemmiare a voce alta al solo pensiero che quella puttana ha rovinato tutto.

E lui... Non mi aspettavo di ritornare a essere amico di Mikael, ma non avrei mai pensato che quel coglione mi nsacondesse quello che stava combinando Channelle alle mie spalle.

Serro la mascella quando per un attimo mi sembra persino di sentire il pianto di un bebè in corridoio, mentre  i muscoli del mio collo irrigidiscono e getto la testa indietro per rilassarmi e cercare di convincere me stesso che non sto impazzendo.

«Ti consiglio di usare la maniglia.»-una voce femminile alle mie spalle mi risveglia dai miei pensieri, ma aggrotto la fronte quando poggio gli occhi sulla sua figura e mi accorgo che non la conosco, ma appena si accorge che i miei occhi finiscono su di lei, mi sorpassa per arrivare alla porta affianco alla mia.

Istintivamente i miei occhi passano dalle sue spalle al suo fondoschiena sodo, nascosto da un paio di leggings neri che non lasciano molto alla mia immaginazione.

Non ho nemmeno fatto in tempo a guardare la sua faccia ma so già cosa fare al tempo libero in queste due settimane.

Senza spiaccicare parola e con la stessa faccia scocciata di poco fa giro la chiave nella toppa ed entro nel piccolo appartamento che l'azienda di Mikael mi ha assegnato.

Arriccio le labbra quando mi accorgo che hanno risposto a tutte le mie richieste.
Avevo chiesto un camino a legna e una sala dalle pareti nere, ma solo per mettere i bastoni alle ruote già prima di arrivare qui. Eppure hanno trovato uno che rispondesse alle mie esigenze... Come se accenderò mai questo camino.

Sbatto la porta alle spalle e mi dirigo verso il divano in pelle nera in mezzo al soggiorno, ringhiando con un tono roco quando il fastidioso pianto del bambino nella mia testa riprende a tormentarmi.


❤️

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Ex 3// Pregnant With My Ex (Terzo Libro) // EX TRIOLOGIA ~Ema Oqu Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora