Twentieth

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Punto di vista di JASON

Ringhio per il fastidio quando sento i muscoli delle mie spalle scroccare, mentre faccio una smorfia di dolore quando provo a girarmi per assumere una posizione più comoda.

«Cazzo.»-sussurro tra i denti, ma sono così assonnato che non so se l'ho detto davvero o è stato solo frutto della mia immaginazione.

Stringo in due pugni la coperta che non ricordo nemmeno di aver preso ieri notte, ma quando i flash della serata di ieri ritornano lentamente nella mia testa apro lentamente gli occhi.

Una strana sensazione di calma si impossessa di me quando un'ondata di profumo di vaniglia e argano invade le mie narici, portandomi a prendere un forte respiro e abbassare la testa sul mio petto, mentre sollevo un angolo della bocca, preparandomi a trovare una ragazzina con la testa poggiata contro i miei pettorali rilassati.

Ma la mia espressione addolcita lascia il posto a una smorfia di perplessità quando noto di avere un cuscino stretto tra le braccia, al posto del suo piccolo corpo.

Alzo la testa di scatto, sempre più infastidito quando noto che Channelle non dorme al mio fianco, e non gira nemmeno in soggiorno con il suo fottuto pigiama da bambina.

Scanso bruscamente il cuscino e mi alzo rapidamente dal divano, bestemmiando tra i denti per la confusione e la delusione allo stesso tempo.

Non può essere scappata. Sono io quello che scappa.

Porto una mano tra i capelli per scompigliarli rapidamente per la frustrazione, iniziando a pensare che sia stata lei a fregarmi questa volta, ma so che è troppo ingenua per farlo.

Mi da ancor più fastidio l'idea che se ne sia andata semplicemente perché non voleva stare tra le mie braccia.

«Fottiti.»

Sussurro, per poi affrettarmi verso la porta, senza riuscire a collegare il cervello alle mie azioni.

I miei capelli sono scompigliati sulla fronte imperlata di sudore, mentre la mia camicia stroppicciata e per metà sbottonata lascia intravedere la sottile peluria del mio petto.

Ma il mio aspetto di merda non mi ferma ad aprire il portone di casa per uscire in corridoio, senza farmi fermare dalla vicina di casa che in quell'esatto istante passa davanti al mio appartamento.

«Ci sei andato giù pesante ieri sera a quanto pare.»

Non ci pensa molto prima di commentare, guardandomi dalla testa ai piedi, ma quando le lancio un'occhiataccia di fastidio e la sorpasso per arrivare all'appartamento di Channelle, insiste di nuovo, questa volta con una voce offesa:

«I tuoi soci rimarranno impressionati.»

Invece di farmi distrarre dalla donna alle mie spalle, mi affretto a sbattere più volte il pugno contro il legno della porta, aspettando di vederla per urlarle in faccia di ritornare al mio appartamento e riprendere a dormire con me per il resto della mattinata... Solo per farle capire di non pensarci nemmeno a prendermi per il culo.

Non so nemmeno se è andata stamattina o mi ha lasciato come un coglione già da ieri sera, ma non doveva farlo.

«Tu ora ritorni da me.»- dico a denti stretti appena vedo la maniglia abbassarsi e la porta aprirsi lentamente, ma la mia espressione passa da incazzata a stupita in un attimo quando sollevo gli occhi per ritrovarmi davanti a Mark.

Raddrizzo la schiena all'istante, spalancando gli occhi quando vedo i sui capelli disordinati e lo sguardo stanco che mi fa capire che... Ha dormito nell'appartamento di Channelle.

Le mi narici si dilatano nell'esatto momento in cui sento i muscoli del mio collo contrarsi lentamente, mentre realizzo passo dopo passo come sono realmente le cose.

«Calmati.»- sussurra, alzando le mani in aria in segno di resa, mentre i suoi occhi si spostano alle mie dita serrate in due pugni, ma alza la testa di scatto quando faccio un passo nella sua direzione senza riuscire a controllarmi:

«Non è come pensi!» - si affretta a giustificarsi, ma non gli do nemmeno il tempo di finire che sbatto entrambe le mani contro le sue spalle per spingerlo con forza, tanto che è costretto a fare più passi.

«Io ti ammazzo.» - ringhio tra i denti, mentre la mia vista si appanna per la rabbia, al punto che non cu penso due volte prima di seguirlo a passo felpato e tirargli un pugno in piena faccia, al che perde l'equilibrio e cade per terra in mezzo al soggiorno.

«Fermati, Jason!» - in meno di cinque secondi riesce a ritornare in piedi e portare una mano davanti al volto in segno di difesa.

«Pedofilo del cazzo!» - questa volta non riesco a trattenermi dall'urlargli in faccia, così tanto che spalanca di nuovo gli occhi, mentre il mio petto fa su e giù al solo pensiero che sia entrato nelle mutande della mia donna!

«Fatti spiegare...» - prova di nuovo ad aprire bocca, ma anche sentire la sua voce non fa altro che aumentare la mia ira, tanto che non ci penso due volte prima di tirargli un altro pugno, questa volta facendolo sbattere contro un pilastro bianco vicino al camino acceso, nell'esatto momento in cui in soggiorno iniziano a diffondersi gli strani versi da bambino che continuo a sentire ogni volta che entro nel mio appartamento.

Ma non mi faccio distrarre dalle voci nella mia testa e mi porto a due centimetri dalla faccia del bastardo di fronte a me, questa volta con una piccola ferita all'angolo della bocca:

«Se le hai sfiorato anche solo un capell...» - gli punto l'indice contro con forza, ma smetto di parlare quando mi sembra di sentire in lontananza il pianto stridulo di un neonato, al che il coglione di fronte a me riprende subito a urlare, facendomi girare la testa di scatto nella sua direzione di nuovo:

«Non l'ho mai toccata.»-il suo tono di voce per niente convincente mi porta a stringere di nuovo le dita in un pugno, pronto a spaccargli la faccia per sfogare tutta la rabbia che provo in questo momento, ma appena sollevo il braccio in aria e mi preparo a tirargli un pugno, la mia mano si ferma in aria quando chiude gli occhi con forza e riprende a urlare:

«Sono suo padre!»

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Ex 3// Pregnant With My Ex (Terzo Libro) // EX TRIOLOGIA ~Ema Oqu Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora