Nineteenth

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Mi guarda dalla testa ai piedi con una smorfia perplessa in volto, al che tiro su con il naso e porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio davanti ai suoi occhi scuri, dello stesso colore della camicia che indossa stasera.

Il mio pigiama pieno di cuoricini rossi è in netto contrasto con il suo look elegante, non solo per la camicia nera, ma anche per la cravatta che è la prima volta che gli vedo addosso.

Mi guarda dritto negli occhi così profondamente che distolgo subito lo sguardo, senza riuscire a reggere le sue pupille, ma prima di sorpasarlo per entrare nel suo appartamento mi sembra di vedere le sue labbra incresparsi in un sorriso, che si affretta a nascondere per assumere di nuovo una smorfia seria, per poi passare la mano tra i capelli neri, mettendoli in disordine sulla sua fronte corrugata.

«Stronza.»-lo sento sussurrare alle mie spalle, ma la sua voce è così rauca che riesco lo stesso a sentirlo, alzando gli occhi al cielo e aspettando che mi dica cosa vuole da me questa sera.

Non mi aspetterei mai un atteggiamento civile da parte sua, anche se volesse sedurmi, so che lo farebbe a modo suo, ma abbasso le sopracciglia e separo le labbra per lo stupore quando mi guardo intorno e i miei occhi finiscono sul tavolo apparecchiato in mezzo al soggiorno.

Il sangue si ferma nelle mie vene mentre sposto lo sguardo tra le candele accese, in fila lungo il tavolo di legno scuro, con due sedie una di fronte all'altra e due grossi piatti già pieni di insalata davanti.

«Hai cucinato?» - balbetto tra i denti quando lo sento avvicinarsi alle mie spalle, facendo dei passi lenti e pesanti, per poi sospirare dietro di me.

Raddrizzo la schiena e impianto i piedi per terra quando mi sembra di averlo così vicino che il suo petto è sul punto di sfiorare le mie scapole minute.
Al solo pensiero che il suo corpo sia così vicino al mio, le mie mani iniziano a sudare freddo e le gambe iniziano a tremare, ma non ci penso due volte prima di incamminarmi verso il tavolo pur di allontarmi da lui e dal rumore maledetto dei suoi sospiro.

«Mi sono fatto aiutare.»- risponde dopo un paio di secondi di silenzio imbarazzante, con un tono quasi infastidito, come se avesse già capito che non ho intenzione di cadere nella sua trappola.

Non so cosa voglia da me ma farebbe bene a dirmelo prima di continuare a illudersi.

'Mi sono fatto aiutare.'

Mi fermo lentamente ai miei passi quando mi avvicino abbastanza al tavolo da notare che l'insalata sembra così buona da farmi venire l'acquolina in bocca.

Ed è la stessa che Samantha cucinava ogni volta che cenavo nel suo appartamento.

Dilato le pupille e stringo i denti con forza quando realizzo che davvero si è fatto aiutare da lei e non oso immaginare cos'altro abbiano fatto prima di cucinare.

Deglutisco rumorosamente e annuisco alle sue parole, mentre lo sento di nuovo fare dei passi nella direzione del tavolo, passandomi affianco in tutta la sua altezza, ma questa volta andando verso una delle due sedie.

Assumo una smorfia quando mi accorgo che sposta la sedia verso l'esterno per darmi spazio, indicando con il mento la sedia vuota, mentre i suoi occhi scuri guardano nei miei con così tanta scocciatura che non ci metto molto a capire che si sta sforzando di essere un galantuomo :

«Prego.»-dice tra i denti, in un sussurro che faccio fatica persino a sentire, ma subito dopo si schiarisce la voce e si affretta a correggersi:

«Siediti.»

Il suo sembra un ordine, e se il fatto che tutto questo è preparato dalle mani di Samantha ha già rovinato tutto, il modo in cui cerca di intimorirmi è la goccia che fa traboccare il vaso.

Ex 3// Pregnant With My Ex (Terzo Libro) // EX TRIOLOGIA ~Ema Oqu Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora