o n e

174 12 14
                                    

«allora siamo apposto. la casa è prenotata e tra 4 giorni avremo il check-in per dare i soldi al proprietario, quindi dobbiamo essere p.u.n.t.u.a.l.i, mi raccomando» spiegava mark per la millesima volta seguito da un coro di risposte affermative.

«no, non mi trovo. i posti letto sono dodici, e noi siamo dieci perché jeno e chenle ci hanno dato buca. dobbiamo occupare i posti letto, altrimenti due di noi dovranno versare di più perché quelli sono compresi nel costo» notava di conseguenza haechan.

«ho un'idea!» saltellava taeyong dal suo posto con sorriso stampato sul volto. «potrei provare a chiedere a jaehyun se gli va di venire con noi in vacanza, la scorsa giornata mi stava parlando proprio di questo, e pare non avesse programmi a riguardo».

«si, carino...ma manca lo stesso un posto» sottolineava stupidamente kun.

«no problem! sicuro jae si sentirà a disagio conoscendo solo me, quindi gli proporrò di portare il suo migliore amico, così se avrà bisogno di compagnia e non vorrà parlarne con me, avrà johnny» risolse in poco tempo il ragazzino che aveva proposto l'idea.

«johnny suh? quel ragazzo di quinta pieno di sé? sempre stato sui coglioni» vociferavano in coro in molti.

e la discussione continuava, ancora e ancora...

...eravamo dunque seduti a cerchio nel cortile della scuola, l'argomento fisso erano "le vacanze estive", e per spassarcele in modo diverso ci siamo messi d'accordo per fittare una casa tutti assieme.

ma per quanto è precisino mark, ciò che doveva essere un programma semplice, stava diventando una specie di complesso mentale seguito da diverse varianti esplicative.

qualsiasi cosa io abbia detto per spiegare quanto fosse noioso, brevemente non mi interessava, nemmeno un briciolo.

ero seduto su una delle sedioline in legno come gli altri, ma a differenza loro, io ero poggiato col gomito sulla coscia che avevo accavallata, e sia il mio sguardo che i miei pensieri, erano da tutt'altra parte.

il loro discorso era troppo ripetitivo, e seppur fosse stato utile e sintetico, nulla avrebbe impedito che io mi distraessi da ciò che stavo osservando.

il mio viso era rivolto verso il centro del cortile, dove solitamente si raggruppavano le comitive più grandi e camminavano insieme parlando del più e del meno. risaltava molto quindi il fatto che LUI fosse solo.

lui chi? lui. un ragazzo notevolmente alto, dai capelli neri, una camminata lenta ma sicura di sé, una maglia a maniche corte che risaltava ogni curva dei suoi bicipiti e tanto attillata che s'intravedeva il petto muscoloso del ragazzo. sotto invece, sebbene non fossero attillati, dai suoi pantaloni s'intravedeva il punto dove il mio occhio cadeva compulsivamente. mentirei se dicessi che non l'ho immaginato svestito appena l'ho adocchiato.

perché era lì?! è solo, cammina, senza meta, e non fa nulla. non ha nemmeno un cellulare in mano. era segno che lo dovessi notare? era lì in mezzo solo per far sì che avessi qualcuno di nuovo su cui sfogare le mie fantasie e i miei bisogni sessuali? sembrava un segno del destino cazzo era così perfetto.

non gli ho staccato mai gli occhi di dosso.

[...]

finita la rimpatriata inutile, mi sono appartato con taeyong e ho deciso di dirgli tutto ciò a cui ho pensato nel mentre.

«quindi non hai capito un cazzo del viaggio?» ridacchiava in seguito al mio racconto.

«ero troppo concentrato ti giuro, credo di essere anche venuto solo guardandolo».

«almeno gli hai fatto una foto, sai descrivermelo?» ha allora domandato.

«posso provare a descrivertelo...»

Catboy | johntenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora