t h i r t y e i g h t

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appena pronti ci incamminiamo sul lungomare, mano a mano, chiacchierando del più e del meno.

«mi sento ancora in colpa con te sai?» dice grattandosi la nuca sconsolato.
«e perché?» chiedo.
«non lo so, sarà la tua semplicità nel fare qualsiasi cosa o forse il tuo modo affettuoso di fare, ma mi sembri così innocente e carino che più passo tempo con te più mi sento uno stronzo» accenna una risata.

«ma chiudi quella bocca che dici solo cazzate» scherzo dandogli una spinta.

«d'accordo, se lo dici tu...» sorride aiutandomi ad attraversare la strada.
«hey come sei protettivo! so attraversare» dico sorridendogli.
«ho sempre paura che possa succederti qualcosa, nessuno deve fare del male all'uomo che amo» mi stampa un bacetto in fronte ed entriamo dentro alla gelateria.

«perché siamo qui? HAHA».
«per prendere un gelato, fa caldo, può rinfrescarci. così possiamo fittare le bici e fare una gara di corsa» spiega.
«ma a me il gelato non piace...» dico appena ne ritira due al bancone e paga.
«ah...ma come- io credevo di sì, a chi non piace il gelato?» ci rimane male e fa un aegyo convincendomi a mangiarlo lo stesso.
sbuffo: «e va beneee...lo proverò. però, se non mi piace non insistere».

ci sediamo sulle panchine di fronte al mare e decido di dare una leccata al gelato offertomi da lui.
«mh, sai che non è male?» esprimo poggiando la testa sulla sua spalla. nel mentre mi tiene stretto tenendomi per il fianco.

«mi sembrava strano che ad uno come te non piacesse il gelato» ride dandomi una piccola spinta.
«MOLTO SPIRITOSO, però no...di gelato mi piace solo il tuo» rispondo a tono dando l'ennesima leccata al cibo in questione e sorridendo maliziosamente al ragazzo che mi lancia un'occhiataccia di sfida.

«vuoi un po' della mia panna?» domanda trattenendo le risate. annuisco.
la raccoglie con la punta del dito, e me lo mette in bocca. «succhia, non sono mica il tuo cucchiaino», decido allora di infastidirlo leccando e mordendo il suo dito per poi farlo uscire da bocca con disprezzo.
«ahia! stronzo» mi porta verso di sé e mi strofina il suo pugnetto in testa.

dopo un paio di minuti in silenzio a tenerci la mano interrompo: «mh, se ho sentito bene prima, ti sei rivolto a me dicendo "l'uomo che amo" giusto?» sorrido finendo l'ultimo boccone del cono.
«wow, alla fine l'hai finito in poco tempo!» osserva sorpreso riferendosi al gelato.
«ti ho fatto una domanda» gli dò un pizzicotto ridendo.
sbuffa e ammette: «sì, è vero, e allora?» arrossisce mettendosi a braccia conserte.
«nulla, mi hai eccitato…» dico alzando le spalle.
«eddaii!» scoppia a ridere dandomi un finto pugno. «la smetti di eccitarti qualsiasi cosa faccia? ahaha!»

appena smettiamo di ridere ne approfitto per prendere le sue mani e far sì che le sue braccia circondino il mio corpo. poggio la testa nell'incavo del suo collo e dico: «è che mi piaci davvero tanto, amo immensamente ogni cosa di te, e anche i piccoli gesti, se sono da parte tua mi rendono felici» mi volto di poco e lascio qualche bacetto sul suo collo.

intanto lui si gode i bacini ad occhi chiusi e col sorriso sul volto, mentre ogni tanto mugola se mordo.
«mh, dai basta» si lamenta, e mi scosta da sé grattandomi in testa come fossi il suo gattino. mi stampa un bacio sul naso: «ora smettiamola di comportarci come due fidanzatini sdolcinati e divertiamoci un po'» ci sorridiamo e ci alziamo dalla panchina dirigendoci verso il punto di affitto delle biciclette.

d'un tratto johnny si ferma: «oh aspetta! devo comprare un attimo una cosa urgente, ti spiace aspettarmi qui?» domanda.

«uhm, va bene, se proprio devi andare...io intanto andrò a qualche negozietto nei dintorni, fammi uno squillo appena esci» dico avviandomi in un sex shop appena gli occhi del ragazzo smettono di esser puntati su di me.

dio che imbarazzo esser qui dentro, qui stanno solo ragazze o persino donne adulte, che comprano strane cose per i loro mariti. spero che nessun commesso si avvicini a me, perché solo a pensare ciò che avrei da chiedergli m'imbarazzo.

mi dirigo subito verso la vetrina giusta e comincio a rovistare. scelgo il prodotto che dalla scatola sembra il migliore e lo metto in carrello.

vado poi laddove si trovano gli stand di vestiti e appena adocchio ciò che esattamente avevo in testa lo stacco dalla gruccia e appena mi giro per metterlo nel carrello...

«ti può servire un tanga commestibile?» domanda una commessa d'improvviso.
strabuzzo gli occhi. «ehm...no grazie lo stesso».

forse è meglio che porti questa roba alla cassa ed esca al più presto da qui.

Catboy | johntenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora