L'ultima cosa che avrei voluto era andare sulla Terra, poiché ciò implicava vedere necessariamente quel Demone.
Ma Matt aveva bisogno di noi, di me, e non potevo ignorarlo.
L'aveva combinata grossa quella volta: era scappato di casa e nessuno aveva sue notizie da più di ventiquattr'ore.
Io e Brandon avevamo cominciato a cercarlo come pazzi perlustrando ogni centimetro della città.
Fino a quando non eravamo riusciti a trovarlo in un bosco, da solo, appoggiato con la schiena contro il tronco di un albero. Si capiva subito che aveva bevuto e anche parecchio, delirava.
«Ma cosa gli sarà successo?»
«Ha disobbedito, come fa sempre» risposi scoccando un'occhiata a Brandon.
«Questo l'avevo capito da solo, intendo dire: cosa lo ha spinto a scappare e ridursi cosí?»
Non conoscevo perfettamente Matt ma quel poco che sapevo bastava per farmi rendere conto che non avrebbe fatto una cosa tanto estrema senza una motivazione valida.Improvvisamente si alzò in piedi muovendosi a piccoli passi, barcollando. Era distrutto.
Subito lo affiancammo per accertarci che non avrebbe combinato altri guai come quello, o addirittura più gravi.
«Guarda come si è conciato! Che irresponsabile, mi sembra qualcuno che conosco bene» esclamai.
«Almeno io non sto con due piedi una scarpa» contrabattè.
«Ma sentilo, cerchi per caso di farmi la predica? Tu?»«Potete stare zitti per cinque minuti? Mi scoppia la testa e voi sembrate marito e moglie in piena crisi matrimoniale»
Mi pietrificai all'istante e con me anche il Demone.
Matt...aveva parlato...a noi?
Stava avendo delle allucinazioni?
O ci aveva...
«Come...scusa?» balbettai.
«Vi ho detto di stare zitti invece di continuare a litigare» chiarí voltandosi verso di noi.
«Tu ci vedi?» chiese Brandon.
«Certo che vi vedo...a proprosito, chi siete?»
Le nostre espressioni sconcertate parlavano da sole.
Non era possibile. Non era logico.
Non che in quel mondo ce ne fosse tanta di logica ma niente, fino a quel momento, mi aveva sconvolta quanto ciò che stava avvenendo.
Nella mia testa si aprì un riepilogo generale: ero morta ma, per qualche strana ragione, ero finita in una specie di Universo Parallelo diviso in Angeli e Demoni. Qualsiasi cosa in quel luogo era surreale ma da subito mi era stato esplicitamente detto che gli umani non potevano vederci né tanto meno sentirci. Ero ad un passo dal rassegnarmi e accettare quella situazione e invece...il Mortale aveva notato la nostra presenza?«Non è normale che lui ci veda» mi sussurrò all'orecchio Brandon.
«Siamo resuscitati dopo la morte sottoforma di creature ritenute immaginarie e questo non ti sembra normale?» replicai.
«Ma di cosa state par...» cominciò Matt, ma senza concludere perché improvvisamente era collassato a terra.
Un campanello dall'arme si accese dentro di me, ero spaventata, cosa gli stava accadendo?
Mi precipitai verso di lui afferrandogli le spalle...potevo toccarlo.
Cercai in tutti i modi di farlo riprendere ma nulla.
«Cosa fai lì impalato? Corri a prendere dell'acqua fredda, una medicina, qualsiasi cosa per farlo svegliare. Muoviti!» urlai in preda al panico.
Il Demone spiccò il volo mentre io rimasi accanto a Matt controllando compulsivamente il battito cardiaco e la respirazione.
Se qualche mese fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata a dover proteggere un ragazzo ribelle e a rischio coma etilico gli avrei riso in faccia. Qualche mese fa ero costantemente triste e arrabbiata con i miei compagni di scuola, con le persone in generale, con mio padre. Odiavo mio padre. E ancor più mia madre per avermi abbandonata. Qualche mese fa ero costretta a badare a me stessa, a sopravvivere, a sperare di superare la notte e svegliarmi il giorno seguente. Su Destiny non era così. Non ero più sola, avevo degli amici e un fidanzato. Era comunque complicato, avevo commesso degli errori pure lì, soprattutto con Brandon.
Qualche mese fa ero viva ma non vivevo. Adesso ero morta, ma vivevo eccome. I brutti pensieri e le azioni orrende che avevo commesso mi avrebbero perseguitato per sempre, però avevo una chance per riscattarmi.Osservai nuovamente Matt: aveva la testa poggiata sulla mia spalla, le guance arrossate e il respiro pesante.
Un ragazzo non si ridurrebbe in quello stato senza un motivo, e sapevo bene che la sua vita non era facile. Qualcosa lo aveva spinto a bere così tanto.
Avevo paura. Non poteva morire, lì, seduto a terra al freddo. Non volevo morisse accanto a me che ero impotente.
Stava di nuovo accadendo tutto troppo in fretta.Era passato tanto, troppo tempo, quando finalmente Brandon atterrò davanti a me con una ciotola d'acqua in mano dentro cui galleggiavano dei cubetti di ghiaccio e una pezza.
«Non sapevo cosa prendere. Fallo bere e poi bagnamogli il viso, il collo e i polsi» disse porgendomi il tutto.
Tremavo, ma mi occupai di Matt meglio che potevo e con il Demone ad aiutarmi.
Circa mezz'ora dopo cominciò a balbettare e dire parole a dir poco incomprensibili.
«Perchè l'hai fatto?» chiesi a bassa voce.
Per i minuti seguenti restò di nuovo immobile, poi parlò con molta fatica.
«Mio padre è venuto a cercarmi»
«Intendi Taylor?» chiesi.
Ricordavo di aver letto che Taylor era il nome del marito di Susan, padre adottivo di Matt che li aveva lasciati da soli per sparire chissà dove.
«No. Intendo quello vero»
Non sapevo nulla dei suoi genitori biologici, tranne che bevevano troppo e non erano proprio la mamma e il papà che tutti vorrebbero.
Ma se suo padre lo aveva cercato poteva rappresentare un bel problema. Pochi genitori violenti tornavano dai figli solo perché stavano meglio e volevano occuparsi di loro.
L'avevo provato sulla mia stessa pelle.
E sapevo che la maggior parte delle volte facevano ciò solo per dimostrare di poterli controllare o perché avevano bisogno di denaro oppure ancora se avevano bisogno di un posto dove stare e non sapevano dove altro andare.
«Vuole recuperare il tempo in cui siamo stati distanti» sussurrò.
Praticamente tutta la vita.
C'era sicuramente qualcosa sotto.
Non poteva essersi ricordato improvvisamente, dopo anni, di avere un figlio.
E poi come aveva saputo dov'era?
Non potevano avergli detto chi lo aveva adottato e in che paese si trovasse.
«Cosa vorresti fare?» gli chiesi.
«Non ne voglio sapere niente di lui. Ero solo un bambino di quattro anni ma ricordo bene ogni singola cosa che osava farmi» rispose con rabbia.
Io e Brandon ci guardammo per una manciata di secondi, nessuno dei due sapeva cosa fare.
«Forse...è meglio se torni a casa e ne parli con Susan. Lei saprà sicuramente come comportarsi. E quell'uomo non può avere niente a che fare con te se non vuoi»
«Ho paura di dirglielo. Magari pensa che voglio conoscerlo, che non le voglio bene abbastanza»
«Ma cosa dici? Lei sa quanto la ami, ti ha cresciuto. Devi solo dirgli la verità e che non vuoi vederlo» continuai.
Io e il Demone lo afferrammo dalle braccia per aiutarlo a tenersi in piedi.
«Ma...tu...hai le ali? Ma chi diavolo siete?» notò solo allora.
«Attento alle parole che usi» disse sprezzante Brandon.
«Il nostro compito è occuparci di te. Siamo solo nella tua testa però, hai bevuto troppo e domani forse nemmeno ti ricorderai più di averci visti»
Non sembrava molto convinto dalle mie parole, ma lasciò perdere comunque e continuammo a camminare fino a quando non arrivammo davanti la casa.
Si vedeva chiaramente che era abbastanza titubante all'idea di entrare e farsi vedere da sua madre in quelle condizioni, ma alla fine riuscimmo a convincerlo. Naturalmente non prima di farmi promettere che non si sarebbe mai più ubriacato in quel modo.
Non doveva diventare come i suoi genitori biologici.
«Non so minimamente come ha fatto a vederci, dovrò chiedere spiegazioni a Maximus appena torniamo» dissi mentre ci dirigevamo a piedi verso la zona dove vi era il Portale.
«O magari al tuo bel ragazzo, sempre se si è svegliato» rispose con tono aspro fermandomi da un polso.
«L'hai ridotto tu in quello stato» dissi ad un palmo dal suo viso.
«Non sono io quello che ti ha baciato per poi mettermi con qualcun altro»
«Sei stato tu a baciarmi per primo però»
«Okay, chiudiamo questo discorso prima che mi arrabbi sul serio»
E così fu.
Una volta tornati su Destiny prendemmo ognuno il proprio corridoio senza neanche guardarci o salutarci.
Forse era meglio in quel modo.
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𝑯𝑬𝑳𝑳 𝑨𝑵𝑫 𝑯𝑬𝑨𝑽𝑬𝑵
FantezieUno sparo e poi il buio. Solo questo ricorda Lucille Price prima di essere catapultata nell'assurdo più totale. Si ritrova infatti in uno strano mondo diviso a metà: da una parte gli Angeli e dall'altra i Demoni. Viene smistata nella prima parte, q...