32. Truth

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Anche se hai paura che butterà a terra la tua vita. Lo dici e lo dici ad alta voce. E poi parti da lì.
- Grey's Anatomy

«Sei sicura di volerlo fare?»
Louis è ancora scettico riguardo la mia idea di raggiungere Niall da sola a quest'ora, ma sono abbastanza sicura di potercela fare.
Voglio pensare positivo e sperare di scoprire qualcosa in più sul conto di Harry, nonostante io sappia che questa storia potrebbe portare altri problemi.
«Ti ho detto che posso farlo, tra un'ora sarò già di ritorno»
Prendo la mia borsa dal divano e mi avvicino alla porta, sapendo che se continuo a perdere tempo finirò per arrivare in ritardo all'appuntamento.
«Continuo a pensare che dovrei venire con te»
Mi giro un'ultima volta verso di lui, alzando gli occhi al cielo per la sua esagerata preoccupazione nei miei confronti, per poi uscire dall'appartamento e correre velocemente le scale.
In poco tempo raggiungo l'uscita principale, e un freddo pungente mi colpisce la pelle esposta.
Cammino rapida lungo il marciapiede deserto e stringo le braccia al petto cercando invano di riscaldarmi, mentre il vento invernale mi colpisce le guance ormai arrossate.
Mi ritrovo inconsapevolmente a pensare a quello che sto facendo e ciò che questo potrebbe comportare, mentre le mie gambe sembrano muoversi senza controllo.
Gli ultimi giorni sono stati un inferno, non ho avuto un attimo di pace, troppo impegnata a pensare ad Harry e a tutto quello che ha portato con sé nella mia vita.
Ripenso alle parole che ho pronunciato mentre gli dicevo di starmi lontano, e capisco che ho miseramente fallito in tutto ciò che mi ero prefissata quel giorno.
La mia vita sembra incapace di andare avanti senza di lui, mi sembra di rimanere immobile su un punto fisso, in attesa di qualcosa che possa spingermi in avanti e donarmi la forza di tornare a camminare.
E per quanto io possa continuare a negarlo, in cuor mio so meglio di chiunque altro che non ho bisogno di niente che non sia Harry.
E il fatto che io stia camminando sola per le strade di New York, rischiando tutto ciò che mi è rimasto, ne è la prova evidente.
Comincio a rallentare quando scorgo il verde prato del parco ormai poco distante da me, e quasi mi sembra di percorrere il miglio verde.
Qualche lampione solitario dalla luce bianca e fredda fa luce sul mio cammino, mentre raggiungo silenziosa una panchina arrugginita posta sotto un grande albero spoglio.
Estraggo dalla borsa il cellulare con le mani tremanti e mando un breve messaggio a Louis, dicendogli di essere arrivata e ancora in attesa dell'arrivo di Niall.
Sollevo le gambe da terra per poi portarmele al petto, ritrovandomi in posizione fetale, a voler difendere ogni angolo del mio corpo da questo buio che sembra non finire più.
Penso a Lux, avvolta nelle sue calde coperte e immersa in chissà quale bellissimo sogno, con il piccolo pollice incastrato tra le labbra sottili, e sorrido inconsciamente.
Potrei essere a casa con lei, in questo momento.
Sento la vista offuscarsi in un batter di ciglia, e affondo il viso sulle ginocchia piegate, cercando di soffocare i miei singhiozzi.
Continuo a ripetermi che dovrei smettere di piangere in ogni momento, ma la verità è che sento di non poter fare altro.
Non appena penso di aver fatto la cosa migliore, capisco che in realtà non sto facendo altro che uccidermi con le mie stesse mani.
E forse la causa della mia infelicità non è Harry.
Forse sono solo io.
Avrei potuto semplicemente lasciarmi andare e vedere dove mi avrebbe portata il flusso dell'acqua, e invece non l'ho fatto.
Ci ho pensato troppo e ho preso la decisione più razionale, dimenticando ciò che avrei davvero voluto in quel momento.
Ho sempre pensato che ogni uomo nasca per amare.
Sin da bambina ero convinta di essere nata solo per uno scopo: amare ed essere amata.
Ho lasciato che questo pensiero mi cullasse per i primi anni della mia adolescenza, e il fatto che io sia rimasta incinta a diciassette anni lo dimostra.
Mi sono lasciata trascinare da tutta la bellezza che la vita sembrava avere in serbo per me, e ho capito di avere pienamente ragione.
Ero nata per fare solo quello, ero nata per combattere per qualcuno, e al fianco di qualcuno.
Non c'era altra spiegazione, e io lo sapevo bene.
Non era importante quale carriera avrei intrapreso e dove sarebbe andata la mia vita negli anni successivi.
Tutto ciò che importava era che avrei amato, non importa chi, non importa cosa.
L'avrei fatto, e sarei poi partita da lì, con la consapevolezza che qualunque cosa avrei fatto sarebbe stata quella giusta.
Sentivo la forza del mondo sotto i polpastrelli delle dita, un'energia inspiegabile che cresceva lentamente dentro di me.
Un fuoco indomabile, che si è spento con la scomparsa di Harry.
Una strana sensazione nel basso ventre mi fa sussultare, al pensiero di tutto quello che si è portato via.
E come allora, ormai è solo la forza di gravità a tenermi fissa al terreno e ad impedirmi di volare via.
I pensieri che avevo prima sono evaporati, lasciandomi sola in balìa di un presente inesistente.
Il mio modo di vivere è cambiato, agisco di meno e penso di più, consumandomi giorno per giorno.
Vorrei solo poter rilassare i muscoli del mio corpo e osservare da fuori dove mai potrebbe portarmi tutto questo, ma so bene che non posso farlo.
Non fa parte del mio modo di essere. Gli anni sono passati e io sono irrimediabilmente cambiata.
Potrei dare la colpa di tutto questo ad Harry per essersene andato, oppure potrei darla a me stessa per avergli permesso di farmi ciò che mi ha fatto.
Cerco di trovare una risposta a questo dubbio che mi sorge, ma vengo subito interrotta da un rumore alla mia sinistra.
Sollevo il capo allarmata, mentre con le maniche della giacca rimuovo velocemente le lacrime salate che mi rigano il viso.
«Pensavo non saresti venuta»
Una voce graffiata conferma i miei presentimenti, mentre la figura di Niall compare nel buio, quasi come se fosse inspiegabilmente un tutt'uno con la notte che ci avvolge.
«Sei in ritardo» dico, cercando di ricompormi da quell'attimo di fragilità.
«Ti vedo impaziente» sogghigna avvicinandosi e prendendo posto al mio fianco, facendo entrare in contatto le nostre gambe.
Abbasso lo sguardo sul terreno sottostante, e mi muovo quasi impercettibilmente nel tentativo di allontanarmi da lui.
«Dimmi solo quello che sai e facciamola finita, voglio tornare a casa» soffio, sorprendendomi della scarica di coraggio che sento impossessarsi del mio corpo.
«Facciamo così...» lo sento dire mentre cambia posizione, girandosi verso di me.
Sposto il mio sguardo sul suo viso a prima vista angelico, e aspetto che continui.
«Fammi tre domande a tua scelta, e io ti risponderò» prosegue, facendo scontrare senza preavviso i nostri sguardi.
Mi soffermo sui suoi lineamenti per la prima volta, e osservo la sua pelle candida baciata dalla luce del lampione sopra di noi.
Ogni centimetro del suo viso sembra trasmettere una sensazione di inquietudine che non mi riesco a spiegare, dall'accenno di barba che gli copre il mento, alle sue pupille incredibilmente dilatate.
«Posso chiederti qualunque cosa?» chiedo speranzosa, in attesa di una risposta positiva che non tarda ad arrivare.
«Qualunque cosa» risponde serio mantenendo la sua completa attenzione su di me.
Mi fermo a pensare a quale domanda potrei fargli, e più passa il tempo e più mi rendo conto della ridicolezza di quello che sto per fare.
«Harry ha frequentato delle ragazze in questi mesi?»
Chiedo la prima cosa che mi passa per la testa, ignorando le urla del mio subconscio, che mi spingono a porre fine a tutta questa storia prima che sia troppo tardi.
Vedo il ragazzo a fianco a me ridere, e mi rendo conto della stupidità della mia domanda.
Dovrei preoccuparmi di ciò che sta succedendo nella vita di Harry e cercare delle risposte davvero importanti, e invece mi sto solo comportando da fidanzata gelosa.
«Certo che lo ha fatto. Pensi davvero che abbia passato gli ultimi due anni a grattarsi l'uccello piangendo per te?»
Rimango in silenzio ad osservarlo, per assicurarmi che la sua risposta sia seria e che non stia scherzando.
Potrei essere quasi disgustata e amareggiata dalla sua risposta davvero maleducata, ma l'unica cosa che riesco a pensare è che ha ragione.
Harry, a differenza mia, si è ricostruito una vita ed è andato avanti.
Lo avrei dovuto fare anche io, ma forse sono stata troppo codarda per decidermi a ricominciare tutto da capo.
Abbasso la testa sulle mie mani, mentre mi mordo il labbro alla ricerca della prossima domanda che potrei porgli.
«Da quanto vi conoscete tu ed Harry?» chiedo, curiosa di sapere se quella che mi aveva detto Harry a casa sua era stata la verità.
«Ci siamo conosciuti circa sei mesi fa.
Quella notte lo trovai seduto su un marciapiede ubriaco e abbandonato a sé stesso. Lo portai con me da alcuni amici e facemmo casino per tutta la sera»
Niall alza le spalle indifferentemente, mentre lascio che ogni parola da lui pronunciata mi entri nei pori della pelle.
«Si ubriaca spesso?» chiedo, e sento io stessa la preoccupazione nella mia voce, mentre gli pongo l'ultima domanda.
Niall mi osserva con un sorriso sbilenco sulle labbra, prima di scuotere la testa e rispondermi.
«Tesoro, se l'alcool fosse il peggiore dei suoi problemi sarebbe una gran cosa»
Rimango spiazzata dalla sua risposta, senza sapere che cosa possa davvero significare, preoccupata da quello che potrebbe essere fare Harry.
«Di cosa parli?» chiedo istintivamente, prima che Niall scuota la testa con un sorriso quasi derisorio.
«Hai esaurito le tue domande, tesoro»
Lo vedo alzarsi velocemente in piedi e fare qualche passo avanti.
«Aspetta!» urlo, bisognosa di sapere di cosa stesse parlando.
Niall si gira verso di me facendo perno sui suoi talloni, facendo schioccare la lingua contro il suo palato e scuotendo la testa in una risposta negativa.
«Il resto indovinalo tu» dice beffardo con la testa leggermente inclinata, prima di girarsi e sparire tra gli alberi.
Stringo gli occhi in due fessure per poterlo vedere, ma così com'è comparso, sembra essere scomparso.
Mi porto una mano sul viso, sospirando con l'amaro in bocca.
Ho fatto le domande sbagliate, e mi odio per questo.
'Il resto indovinalo tu'
Mi ripeto mentalmente le sue ultime parole, e capisco che ha ragione.
Se non ha potuto darmi delle risposte, vuol dire che sarò io a cercarle.

Again? || H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora