23. Jealousy

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«Devi andartene da qui, dannazione!» urlo in un modo decisamente poco convincente, cercando di far capire a Louis che deve lasciarmi sola in modo che io possa prepararmi all'imminente arrivo di Jace.
«Non me ne andrò, brutta stronza»
Alzo gli occhi al cielo e mi sfilo i pantaloni, saltellando in modo imbarazzante per il soggiorno, alla ricerca della gonna che mi ero preparata.
«Hai visto la mia gonna nera?» cambio discorso, sapendo che con lui, ogni battaglia è persa dal principio.
Prima che Louis mi risponda intento a cucinare, sento qualcuno picchiettarmi sulla gamba nuda attirando la mia attenzione.
Abbasso lo sguardo e vedo Lux in piedi con la mia gonna a tubino nera tra le mani.
«Oh, grazie tesoro»
Le scompiglio i capelli con la mano facendola ridacchiare e mi vesto velocemente. Lei corre via ridendo e scompare oltre il corridoio, lasciandomi sola con Louis, impegnato a preparare la cena.
«Perché non puoi semplicemente andare dal tuo ragazzo e lasciarmi sola?»
«L'ho fatto ieri, e nel caso te lo fossi dimenticata, hai fatto un bel casino»
Inizio a pentirmi di avergli raccontato quello che è successo con Harry ieri sera mentre lui non c'era, ma è il prezzo che devo pagare per averlo letteralmente pregato di dirmi cosa ha fatto tutta la notte. Siamo arrivati ad un compromesso, io gli avrei raccontato della mia serata, e lui della sua.
Mi ha raccontato di un certo Cameron, il suo presunto ragazzo al momento.
Non che sia davvero il suo fidanzato ufficiale, ma Louis adora raccontare le cose come più gli piacciono.
Si sentono da un po' di tempo, sono usciti qualche volta ed è scappato qualche bacio. Ieri si sono visti di nuovo, e nel bagno di un pub le cose sono un po' sfuggite loro di mano, così che questa mattina Louis si è risvegliato nel letto di Cameron con un terribile mal di testa.
Oh, e senza mutande.
La cosa non mi sorprende, calcolando che è sempre stato un tipo molto alla mano con queste cose. E lo ammetto, provo un filo di invidia nei suoi confronti.
Vorrei riuscire ad essere come lui, sfrontata e sicura di me. Ma in realtà non lo sono, e fare sesso occasionale come lo fa lui non è proprio nel mio stile.
Ed è un peccato, calcolando che potrei finalmente vivere di più e organizzare meno, ma è più forte di me, non è nel mio DNA e mai lo sarà.
«Dimentichi però che questa sera ci sarà Jace con me, e non Harry»
Sbuffo mentre riordino molto approssimativamente il divano e la moltitudine di birre e libri che Louis ha lasciato sul tappeto.
Non ricevo nessuna risposta da parte sua, e presumo che la discussione sia ormai terminata. Mancano pochi minuti alle otto, e Jace dovrebbe arrivare da un momento all'altro.
I miei capelli sono ordinatamente raccolti in una coda di cavallo e indosso il mio solito e amato completo, quindi potrebbe essere tutto pronto, se solo si tralasciasse il fatto che un Louis a petto scoperto sta girovagando per la casa.
«Ma certo...» sorrido guardandolo torva prima di continuare.
«Vuoi rimanere qui perché vuoi conoscere Jace e rubarmi il ragazzo, non è vero?»
Lo sento ridere mentre finisce di apparecchiare.
«Ho un fidanzato ora, te l'ho detto»
Alzo gli occhi al cielo e lo raggiungo dietro il tavolo, avvolgendo le braccia intorno alla sua vita.
«O forse è meglio chiamarlo 'amico con benefici', non credi?»
Mi lancia un'occhiataccia e fugge dalla mia presa, appoggiandosi al bancone e osservandomi con un'espressione di rimprovero sul volto.
«Non scopiamo e basta, okay? Io non sono come te, non me ne vado in giro sculettando e pregando il mio ex di fare sesso con me» mi deride mostrandomi un falso e derisorio sorriso, mentre le mie guance si infiammano.
«Rozzo» sbraito mentre lo fulmino con lo sguardo.
«Questo era un maledetto colpo basso» sibilo riducendo i miei occhi a due fessure.
«Quindi ammetti che sia andata così?»
Agito in aria le braccia aumentando il divertimento nei suoi occhi, e sobbalzo quando sento il citofono suonare.
Vado ad aprire e vedo il volto di Jace ripreso dalla telecamera.
«Vai a metterti qualcosa addosso per l'amor di Dio!» urlo spingendo Louis verso la sua camera.
Mi do un ultima rapida sistemata e poi corro ad aprire la porta.
«Ciao»
Jace mi saluta, nel suo smoking nero perfettamente lucidato e i capelli sistemati in un ordinato ciuffo.
I suoi occhi chiari splendono e i suoi denti perfettamente bianchi risaltano quando mi mostra un caloroso sorriso.
«Ehi Jace» sussurro imbarazzata mentre lo abbraccio, per poi invitarlo ad entrare in casa.
«Vivi qui dunque? È davvero carino»
Mi sorride mentre si toglie la giacca, che io gli tolgo prontamente dalle mani e appendo dietro la porta.
«In realtà ci vive Louis, il ragazzo di cui ti parlavo. Io sono una specie di ospite»
Incrocio le braccia al petto e osservo le mie scarpe in difficoltà, senza sapere cos'altro aggiungere.
«Oh sì, Louis. È qui?» sorride.
Sto per rispondergli quando una voce riecheggia oltre la porta della sua camera, che si apre violentemente.
«In carne e ossa»
Louis rivolge a Jace un sorriso smagliante mentre gli stringe la mano per poi lanciare a me uno sguardo strafottente.
Scuoto la testa con le mani sul volto e mi chiedo come abbia potuto permettergli di rimanere qui. Mi rovinerà la serata, ne sono certa.
Bhe, almeno si è vestito. Wow.
«Allora, vogliamo cominciare?»
Louis ci indica la tavola già imbandita per quattro persone, e io e Jace annuiamo prendendo posto.
«Avrete altri ospiti?» chiede lui facendo cenno al posto libero a fianco a Louis.
Una lampadina si accende dentro di me, e mi ricordo che non mi ero preparata al momento in cui avrei dovuto presentargli Lux.
Lancio un'occhiata fugace a Louis, e il suo sguardo confuso si muove velocemente da me al ragazzo seduto accanto a me.
«Oh, no... È il... Il posto di mia sorella» balbetta grattandosi un braccio e guardandomi interrogativo.
«Oh»
Jace sorride annuendo e sposta lo sguardo sui piatti colmi di cibo davanti a noi.
«Hai preparato tutto tu?» mi chiede.
In realtà ha cucinato tutto Louis, io non ho fatto assolutamente nulla.
Raramente provo a cucinare, e ogni volta che lo faccio brucio qualcosa. Ormai mi sono arresa all'idea di non essere in grado di preparare qualcosa di buono, e lascio che sia Louis a cucinare per me e Lux.
Sto per rispondere, ma Louis mi precede, facendolo al mio posto.
«Oh, no, lei è davvero un disastro a cucinare. Ho preparato tutto io con le mie sante mani» ride seguito da Jace.
Dio, davvero ci sta provando con lui?
«Già» sforzo un sorriso e prendo a mangiare svogliatamente il pollo che Louis mi ha messo sul piatto.
Il pollo con le patate è il suo piatto forte, lo cucina in qualsiasi occasione, e devo ammettere che gli viene ogni volta davvero ottimo.
«Lux, vieni a tavola, è pronto» urla Louis facendomi letteralmente saltare sulla sedia.
Un rumore di piccoli e rapidi passi ci raggiunge e in pochi minuti Lux si arrampica sulla sua sedia a fianco a Louis e prende a mangiare.
«Non si saluta?» le rivolgo uno sguardo rimproverante accigliata, e lei si prende il mento sul palmo della mano.
«Ciao» dice disinteressata prima di riportare immediatamente la sua attenzione sul piatto davanti a lei.
Inizio a tagliarle la carne in modo da facilitarle il tutto, mentre Louis e Jace cominciano beatamente a chiacchierare dimenticandosi di me.
«Allora Jace, che cosa fai per vivere?»
Louis si pulisce la bocca con il tovagliolo e porta gli occhi sul ragazzo davanti a lui, ignorando il fatto che sono presente anche io.
«Lavoro alla Stratton, a Wall Street»
«Sei un broker, quindi?» gli chiede interessato.
Finisco di tagliare la porzione di Lux e mi dedico alla mia, cominciando a masticare, frustrata per il fatto che sono stata tagliata fuori dalla conversazione.
«No, non esattamente. Mi occupo più delle questioni fiscali, fascicoli e pratiche» dice facendomi sorridere.
In effetti non ho mai chiesto ad Harry cosa faccia esattamente alla Stratton, ma il mio istinto mi dice che probabilmente è un esperto di brokeraggio. Lui e la sua voce tremendamente convincente in grado di incantare letteralmente tutti sarebbero portati per questo genere di cose.
«Wow... E come vanno gli affari?»
«Davvero bene, le quotazioni migliorano mese per mese e si annuncia un cambiamento di direzione davvero interessante»
Louis annuisce trasognante facendo gli occhi dolci e sbattendo lentamente le palpebre.
Sono sicura che non abbia capito una singola parola di quello che ha appena detto, e vorrei tanto tirargli uno schiaffo solo per aver minimamente pensato di poter flirtare con il mio ospite, ma mi trattengo, per quel che posso fare.
«Il signor Belfort è davvero un uomo senza cuore, come si dice in giro?»
Jace annuisce mentre sorseggia il vino che Louis ha tirato fuori dal frigo.
"In questi due anni ho avuto poche occasioni per parlargli direttamente, ma da quel che si dice sì, sa essere davvero intimidatorio quando vuole»
«Come può essere che non gli hai parlato in tutto questo tempo?» mi intrometto rivolgendomi a lui.
«Lavoro principalmente per il signor Styles, è lui il mio superiore»
Mi lascio andare sulla sedia e schiudo le labbra.
«Lavori per Harry?»
Un ricordo vago mi torna in mente, e ripenso al giorno in cui Harry mi ha detto di essere il capo di Jace, e di come lui dovesse stare ai suoi ordini per ogni cosa.
«Sì. È un pezzo grosso alla Stratton Oakmont e ormai molti di noi lavorano per lui»
Il campanello suona appena Jace termina la frase, e io e Louis ci scambiamo occhiate interrogative mentre quest'ultimo si alza in piedi.
«Chi è?» mi chiede Jace e io scrollo le spalle.
Chi diavolo può presentarsi a ora di cena? Io non sto aspettando nessuno, dunque l'unica possibilità è che sia il presunto ragazzo di Louis venuto a farci una visita.
Il pensiero mi alletta, e sto per alzarmi in piedi finché non sento una voce ovattata provenire dal pianerottolo.
«Sono Harry, puoi aprirmi?»
Mi congelo sul posto e spalanco gli occhi, quando mi accorgo che tutti i presenti mi stanno guardando.
«Gli hai detto tu di venire?» sussurra Louis ancora fermo davanti alla porta con la mano poggiata sulla maniglia.
Scuoto la testa senza dire nulla, e noto Jace guardarmi con un'aria più terrorizzata della mia.
«Non dovrei essere qui, Harry mi ucciderà» boccheggia alzandosi velocemente in piedi e facendo qualche passo nel soggiorno con una mano tra i capelli.
«C'è qualcuno?» la voce rauca di Harry si alza, mentre sento le sue mani bussare prepotentemente contro la porta.
«Io gli apro» sussurra Louis
«No, non farlo! Se apri quella dannata porta questa serata non finirà bene. Non pensarci nemmeno» urlo in un sussurro cercando di non farmi sentire da Harry.
«Devo farlo, Bethany. Non se ne andrà di qui finché non gli aprirò. E poi merda, abbi il coraggio di affrontarlo»
Lo fulmino con lo sguardo e sbuffo affranta.
«Non si tratta solo di questo. Rovinerà la serata a tutti quanti!» alzo le braccia in aria e cerco di fargli capire quanto sciocco e avventato sia a pensare anche solo minimamente di lasciarlo entrare.
Jace e Lux rimangono in silenzio ad osservarmi, e quasi cado quando vedo Louis scuotere la testa mentre apre lentamente la porta.
Mi alzo frettolosamente in piedi, e vedo la figura alta di Harry comparire. Sposta velocemente gli occhi da Louis, a me, ed infine a Jace, che vedo indietreggiare lentamente andando a scontrarsi con il tavolo alle sue spalle.
«Tu?» sbraita puntando l'indice in direzione di Jace mentre le sue guance diventano più rosse e le sue narici si dilatano.
Sono in un mare di guai adesso, e non ho la più pallida idea di come possa uscirne indenne.
«Harry ti prego, non cominciare»
Mi muovo fino a raggiungerlo e poso le mie mani sul petto nel tentativo di tranquillizzarlo, senza però ottenere l'effetto voluto.
«Dio Bethany! Mi prendi in giro?» urla portandosi le mani sul retro del collo e guardandomi con occhi gelidi.
«No, non ti prendo in giro, lo sai...»
«Abbiamo parlato così tanto questa mattina, mi hai detto che potevamo riprovarci e poi vengo a scoprire che inviti lui a cena?» mi interrompe, prima che io possa aggiungere altro.
«Avete parlato questa mattina?»
Questa volta è la voce di Louis ad interromperci.
«Sì, noi... Ci siamo scritti e abbiamo deciso... »
Mi mordo il labbro senza sapere se dirgli a che conclusione siamo giunti.
Davvero abbiamo deciso di riprovarci? Non ho la minima idea di cosa voglia fare con Harry, e il suo ultimo messaggio di questa mattina non ha fatto altro che confondermi ancora di più.
«Ho pensato solo per un attimo che davvero mi stessi dando un'altra possibilità. Ma era solo una balla, non è vero?»
Sembra frustrato e deluso mentre si rivolge di nuovo a me, e io boccheggio incapace di dargli una risposta.
«Okay, sono di troppo qui»
La voce di Jace mi riporta sulla Terra e immediatamente mi ricordo di non essere sola con Harry.
«No, tu rimani qui. Non permetterò che vada così anche questa serata»
Alzo una mano facendogli segno di rimanere dov'è, e lui sembra ascoltarmi.
«Quindi è così? Lui rimane e io me ne vado?» mi chiede retorico Harry, con un sorriso amaro sulle labbra.
«Non ho detto che devi andartene. Rimarremo tutti qui e ceneremo insieme» affermo cercando di essere convincente senza riuscirci, data la risata di Harry che rimbomba nella sala.
In che diavolo di pasticcio mi sto andando a cacciare?
«Davvero mi stai chiedendo di fermarmi a cena con Jace qui? Ne sono onorato, davvero» dice sarcastico.
«Non ti caccerò di casa, se è quello che ti aspetti che faccia. Ti sto chiedendo di rimanere qui senza complicare le cose, pensi di riuscire a farlo oppure devi rovinarmi anche questa serata?»
Il volume della mia voce si alza senza che me ne accorga, e la voce esile di Lux mi richiama alle mie spalle addolcendomi.
«Mamma, non urlare...»
Harry fa un passo in avanti superandomi, e vedo i suoi occhi calmarsi quando nota la bambina seduta al tavolo.
Con tutta questa confusione deve non essersi accorto della sua presenza, il che spiegherebbe il fatto che si sia messo ad urlare senza preoccuparsi.
«Ciao Lux» sussurra avvicinandosi a lei e lasciandole un dolce bacio sulla tempia.
«Aspetta... 'Mamma'?»
Mi giro di scatto verso Jace, che mi guarda confuso.
Oh no...
«Ti prego, non ora. Ti spiegherò più tardi, promesso »
Non era così che avrei voluto che lo scoprisse, ma ormai non ho scelta, avrà già capito tutto.
Mi sento una totale stupida, perché sta succedendo tutto questo casino per colpa mia, e per quanto possa sforzarmi di fare del mio meglio, già so che questa serata finirà peggio dell'ultima.
Lui annuisce con una visibile espressione di smarrimento sul volto, e io mi giro di nuovo verso Harry, guardandolo in attesa di una sua risposta.
Ancora a fianco a Lux e con una mano a giocherellare con i suoi boccoli cede, e annuisce.
«Okay, va bene, ma solo perché sei tu»
Cerco di sorridergli per ringraziarlo dello sforzo ma lui non ricambia, continuando a guardarmi impassibile.
«Possiamo riprendere a mangiare, quindi?» chiede Louis alzando le sopracciglia e tornando a sedersi al suo posto.
«Sì, certo» dico in un sussurro mentre tiro fuori un piatto e delle posate per far aggiungere Harry alla nostra cena.
Lo faccio sedere al mio fianco possibilmente il più lontano possibile da Jace e gli servo il pollo, mentre lui si muove velocemente dietro di me fino a sedersi.
«Cosa?»
Quasi mi ero dimenticata di Jace, che mi osserva pallido e ancora in piedi.
Mi avvicino a lui dando le spalle agli altri e sussurro facendo in modo che possa sentirmi solo lui.
«Stai tranquillo, finché ci sarò io Harry non farà idiozie. Spesso fa il coglione, ma stai certo che non farebbe mai del male a nessuno» lo tranquillizzo cercando di mostrarmi serena.
Mi sento orribile mentre gli dico tutte queste bugie, quando ben so che la verità è un'altra.
Harry non ci penserebbe due volte a fargli capire chi comanda qui se per caso lui facesse qualcosa di sbagliato.
Ma dal modo in cui lo sguardo di Jace schizza rapido per la stanza e le sue guance hanno perso improvvisamente qualsiasi tonalità capisco che è meglio non peggiorare la situazione e cercare di calmarlo, anche a costo di mentirgli.
Torniamo entrambi da Harry e Louis, che hanno preso a mangiare silenziosi, e ci sediamo ai nostri rispettivi posti, facendo lo stesso.
I minuti che seguono sono silenziosi in modo a dir poco imbarazzante, colmi di sospiri e sguardi fugaci tra me ed Harry.
Devo fare qualcosa per alleggerire l'aria, inizio a non respirare più e sono quasi sicura che le mie mani stiano iniziando a sudare.
«Allora Jace, com'è andata la tua giornata?» interrompo il silenzio rivolgendomi al ragazzo seduto alla mia sinistra, che tossisce imbarazzato prima di portare lo sguardo su Harry e infine su di me.
«Oh, magnificamente direi... Il lavoro procede bene»
Mostra un sorriso evidentemente falso e tirato, e in un certo senso lo ringrazio per provare a spezzare questa tensione.
«Tralasciando il fatto che ti sei dimenticato di firmare le pratiche che ti ho dato una settimana fa» aggiunge Harry mostrandogli un sorriso altrettanto falso e derisorio.
«Io... Mi era sfuggito di mente» si giustifica balbettando Jace e abbassando lo sguardo sulle sue mani.
«Così come ti sfugge di mente qualsiasi altra cosa io ti chieda»
Allungo un piede sotto il tavolo e tiro un calcio contro la gamba di Harry, che geme silenziosamente.
Gli lancio un'occhiata per fargli capire di smettere, e lui aggrotta le sopracciglia come a chiedermi perché diavolo l'ho colpito, anche se mi sembra a dir poco ovvio.
«Smettiamola di parlare di lavoro a tavola. Lux, perché non ci racconti cosa ne pensi di questa nuova città?» dico mentre mi giro verso la bambina intenta ancora a mangiare, che mi rivolge un dolce sorriso.
«Le persone qui corrono sempre, e c'è troppo rumore» afferma senza guardarmi.
«Sì, New York è decisamente una città rumorosa» ride Louis
«E qui mi annoio, senza i miei amici» aggiunge lei, mentre un tenero broncio si forma sulle sue labbra.
«Un giorno ti porterò al parco. Vedrai, ci divertiremo, solo tu ed io» le sorride Harry sfoggiando le sue adorabili fossette.
Lux batte le mani felice e saltella allegramente sulla sua sedia, facendo ridere tutti, persino Jace, che è rimasto zitto, seduto al suo posto.
Mi alzo per sparecchiare, mentre Lux comincia a parlare senza problemi con Jace, facendomi sorridere.
«Tu sei un amico della mia mamma?» chiede curiosa come sempre.
«Sì, più o meno»
«Hai la faccia simpatica» dice la bambina facendo ridere tutti, ad eccezione di Harry, che osserva la scena in silenzio con la mascella serrata e le braccia incrociate al petto.
«E tu hai la faccia carina» ride Jace pizzicandole dolcemente la guancia, facendola ridere.
Harry si alza velocemente in piedi e prima che me ne accorga si precipita da Lux. Lo vedo portare le mani sotto le sue ascelle e sollevarla di peso prima di portarsela al petto, reggendola con un braccio posto sotto il suo sedere.
«Ti va di andare in camera a disegnare?» le chiede tranquillo come se non fosse successo assolutamente nulla.
Lei non sembra farsi problemi, e annuisce portando le braccia intorno al suo collo per potersi reggere.
Harry guarda velocemente Jace prima di girarsi e chiudere la porta della stanza di Lux alle sue spalle.
Non riesco a credere che sia geloso.
Come può comportarsi in questo modo così infantile, quasi come se Lux fosse un premio di sua proprietà.
Non smette mai di sorprendermi.
«Perdonalo, a volte si comporta come un bambino» mi rivolgo a Jace e mi scuso per Harry, che sta davvero esagerando.
«Perché non vai a vedere come sta?» mi chiede Louis con un sorriso spavaldo sul viso.
Lo sta facendo apposta, vuole che me ne vada in modo che lui possa rimanere solo con Jace e sfoggiare il suo fascino.
Lo metto in guardia con uno sguardo, dopodiché mi alzo scusandomi ed entro in camera di Lux, che trovo sdraiata sul suo letto a pancia in giù intenta a disegnare, con Harry seduto al suo fianco intento a dirle qualcosa che non riesco a sentire.
Mi schiarisco la gola e si girano verso di me sorridendomi.
Solo ora mi rendo conto che anche i loro sorrisi si assomigliano, così come gli occhi.
Mi mostrano entrambi i denti perfettamente bianchi sbattendo lentamente le palpebre e facendo muovere le lunghe ciglia che contornano i loro occhi grandi e vispi.
«Ciao» sorrido avvicinandomi a loro e sedendomi vicino ad Harry, mentre Lux si fionda sulle mie gambe e poggia la sua testa sul mio petto.
«Harry mi ha detto che mi porterà al parco, un giorno»
Guardo la piccola bambina che sta tra le mie braccia sorridermi felice e ringrazio Harry silenziosamente con uno sguardo.
«Sono sicura che vi divertirete»
Lei annuisce per poi scendere dalle mie gambe e riprendere a disegnare.
Harry incastra il suo sguardo nel mio, e passiamo interi minuti in silenzio ad osservarci mentre la piccola disegna, come se in questo momento non ci fosse bisogno delle parole per dirci tutto.
«Non mi hai ancora detto perché sei venuto. Avevi bisogno di qualcosa?» spezzo il silenzio e con quel poco di coraggio che mi è rimasto gli parlo.
«Domani non sarei potuto passare, e avevo intenzione di parlare con te questa sera, ma a quanto pare tu avevi già altri piani» dice mentre si prende il labbro inferiore tra l'indice e il pollice.
Ignoro il suo ultimo commento e mi siedo a gambe incrociate, facendo sfiorare il mio ginocchio con il suo braccio.
«Quando possiamo parlare allora?»
Scuote la testa passandosi la lingua sulle labbra, immerso in chissà quali pensieri.
Indossa i suoi soliti jeans neri estremamente attillati e una larga felpa grigia che gli conferisce un'aria quasi tenera, oserei dire.
«Domani sera esco con i miei amici. Dovresti venire anche tu, potremmo divertirci un po' e sistemare alcune cose»
Non so come ma l'idea di parlare di cose così importanti in un locale di ubriaconi non mi alletta del tutto. Sa bene che si finirebbe per evitare il problema, e io ho intenzione di risolvere questa faccenda il prima possibile. E poi sono molto confusa sull'idea che ha Harry della parola 'amici', e non ho la minima voglia di rivedere i tre ragazzi che ho visto la sera in cui Harry si è ubriacato.
«Parli di quegli animali che si considerano tuoi amici?»
«Non sono davvero così. Quella sera nessuno di noi era cosciente delle proprie azioni, ti sei fatta un'idea sbagliata di loro»
Rimango in silenzio e scuoto la testa, con lo sguardo di Harry ancora puntato su di me.
E se mi facessero qualcosa? Se si comportassero come l'ultima volta?
Forse sono esagerata ad aver paura, ma il ricordo che mi è rimasto di loro e del modo in cui i loro occhi fossero estremamente rossi continua a mettermi in guardia.
«Davvero Beth, ci sarò io, non potranno nemmeno sfiorarti»
Annuisco sorridendo a ciò che ha appena detto e posso dire di sentirmi un po' più tranquilla.
Ha ragione, lui ci sarà e io non sarò sola. E sono sicura che se davvero corressi un pericolo ad andare con lui, non me lo avrebbe nemmeno proposto.
«Perché non torniamo di là dai ragazzi?» chiedo facendolo sbuffare.
«Ancora non riesco a credere che quell'idiota abbia avuto il coraggio di presentarsi a casa tua dopo quello che gli ho detto» dice facendomi sorridere, mentre entrambi ci alziamo e usciamo dalla piccola camera, lasciando Lux da sola.
«Smettila di chiamarlo idiota, sembri un bambino geloso»
Quando ancora siamo nel corridoio buio e le voci di Jace e Louis sono lontane e ovattate, sento il braccio di Harry infilarsi sul fondo della mia schiena tirandomi verso di lui.
«Non sono geloso, è solo che quell'idiota deve smetterla di girarti intorno» mi soffia sulle labbra con un sorriso malizioso, con il viso a pochi centimetri dal mio.
«Ti ho detto di non chiamarlo 'idiota'»
Gli do uno leggero schiaffo sul petto, con il corpo ancora incatenato al suo, con le sue braccia a tenermi stretta a sé.
«Mmh» mugola connettendo le sue labbra al mio collo, facendomi rabbrividire.
«Harry...»
Tento di spingerlo via portando le mani sui suoi avambracci, ma lui oppone resistenza e non riesco a spostarlo di un centimetro.
Odio quando fa l'idiota seduttore con me, mi fa innervosire il modo in cui ci prova costantemente, senza ascoltare cosa ho da dire.
Ma come sempre non riesco ad impormi, non riesco a mantenere le distanze, sia perché non lo vuole lui e sia perché forse in fondo, ma proprio in fondo, non lo voglio nemmeno io.
«Togliti di dosso o giuro che ti do una ginocchiata sulle palle» ringhio facendolo ridacchiare.
Mi osserva sornione e si inumidisce il labbro inferiore con la lingua, prima di sfiorare il mio naso con il suo.
«Non lo faresti mai, le mie palle ti servono» dice malizioso facendomi arrossire violentemente.
Okay, adesso basta, si è divertito abbastanza. Non riesco davvero a credere che lo abbia appena detto.
«Sei un animale» sibilo spingendolo via con più forza e liberandomi dalla sua stretta.
«Ma lo adori, non è così?»
Gli volto le spalle senza rispondere alla sua provocazione e vado in soggiorno, dove vedo Jace intento a mettersi la giacca mentre Louis gli apre la porta.
«Jace, te ne vai di già?»
Mi sistemo i capelli leggermente arruffati e gli vado incontro, mentre Harry rimane indietro.
«Sì, mi dispiace, ma domani comincio a lavorare presto e ho bisogno di dormire»
Annuisco e lo seguo fino alla porta, rimanendo con lui sull'uscio di casa.
«Mi dispiace che sia finita così»
Mi gratto un braccio imbarazzata e mi dondolo sui talloni.
«Non preoccuparti, sono stato bene» ride.
E a questo punto mi chiedo, perché accidenti non posso innamorarmi di lui? Perché non posso innamorarmi di un ragazzo così dolce, che nonostante abbia chiaramente passato una terribile serata cerca di mostrarsi comunque soddisfatto e felice?
Stupido, stupido cuore.
Si batte le mani contro le gambe come un bambino facendomi sorridere, per poi aprire le braccia.
Ci abbracciamo teneramente e inalo l'ottimo profumo che ha.
Sento qualcuno tossire violentemente alle mie spalle, e quando entrambi sciogliamo l'abbraccio imbarazzati, mi giro verso Harry, che ora ci guarda con un sorriso beffardo sulle labbra ed entrambe le mani alzate.
«Scusate, un colpo di tosse» dice cercando di trattenere un sorriso.
«Già, non ho dubbi» sussurro mentre riporto la mia attenzione su Jace, che agita una mano chiaramente in difficoltà.
«È stato un piacere»
Louis gli sorride mentre Harry rimane impassibile ad osservarlo, come a dirgli di sbrigarsi a togliere il disturbo.
«Sei proprio sicuro di dover andare?» gli chiede Louis.
«Lascialo andare, ha detto che domani deve lavorare. Non vorrei mai che fosse troppo stanco per starmi dietro»
Harry fa un finto broncio compassionevole rivolto a Louis.
«Harry!» lo riprendo.
Dio, non cambierà mai, rimarrà sempre il solito impertinente.
Jace finisce di salutare Louis ed esce dall'appartamento, prendendo le scale e scomparendo.
Chiudo la porta alle mie spalle e ci appoggio la schiena, mentre chiudo gli occhi e riprendo a respirare.
«Questa serata è stata una vera merda, perciò vado a dormire... Dio, penso mi siano venute le rughe»
Louis scompare facendo ridere Harry, lasciandomi sola con lui in soggiorno.
Sento uno spostamento d'aria infrangersi sul mio viso, e quando riapro gli occhi Harry è appoggiato alla porta vicino a me, e mi guarda divertito, cercando di reprimere un sorriso e mostrando le fossette sulle guance rosee.
«Non ridere Harry, potrei ucciderti»
«Andiamo, è stato divertente» ride, cambiando posizione e mettendosi davanti a me, mentre io lo osservo con un sopracciglio alzato.
«No, non lo è stato affatto»
Davvero si è divertito a prendere in giro Jace e a spaventarlo in questo modo?
Devo assolutamente andare da lui e scusarmi seriamente per tutto quello che è successo, è una bella persona e non voglio che dopo questa serata non mi parli più.
Harry alza gli occhi al cielo e porta i palmi delle sue mani contro il muro dietro di me, ai lati della mia testa.
«È meglio che tu vada, è tardi»
Abbasso rapidamente la testa e passo sotto le sue braccia allontanandomi da lui.
«Mi stai cacciando?» chiede apparentemente divertito.
«Sei davvero perspicace» commento ironica mentre gli apro la porta per invitarlo ad uscire.
Lui annuisce con ancora quel dannato sorriso impertinente sul viso, e con le mani nelle tasche dei suoi jeans mi supera, ritrovandosi sul pianerottolo.
«Ci vediamo domani, allora?»
Mi ricordo del suo invito e per un attimo non so se ritirare tutto o no. In fondo ho la possibilità di dire che non voglio andare, non è ancora troppo tardi per farlo.
Sposto lo sguardo su di lui, e noto che mi osserva in attesa di una risposta, con un angolo della bocca leggermente alzato.
«Sì, certo»
Che cosa? Cosa ho appena fatto?
Harry si sporge velocemente in avanti e cogliendomi di sorpresa mi lascia un lento e umido bacio sulla guancia.
Rimane con le labbra poggiate sulla mia pelle per un tempo troppo lungo per poterlo rendere un semplice bacio tra amici.
Si tira poi indietro e dopo avermi regalato l'ultimo, ennesimo e irresistibile sorriso, mi da le spalle.
«Passo a prenderti alle otto, dolcezza» mi urla senza nemmeno girarsi prima di prendere le scale e lasciarmi sola con l'eco della sua voce che rimbomba nelle mie orecchie.
Lo fa apposta, si diverte a prendermi in giro e a farmi innervosire, e lo odio per questo.
Mi sono messa in un casino dal quale ormai non posso più uscire. Ormai non ho più scelta.
Domani devo uscire con lui.

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