capitolo 20: la verità

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Baia delle anime desolate

Angelica iniziò a svegliarsi.
Era legata, non capiva dove si trovasse.
Si girò e trovò una roccia appuntita che usò per liberarsi dalle funi che le legavano i polsi.
Si alzò in piedi e udì una voce.
«vieni fatti avanti»
La chiamava da in cima alle scale.
Quella caverna era strana, corpi morti giacevano nelle acque, l'odore era insopportabile.
Angelica raccolse la pietra affilata da terra, in caso di emergenza l'avrebbe usata come arma.
Salì le scale e vide lady Lilith.
«Ben ritrovata piccola» le disse.



«chi sei tu e cosa vuoi da me!?» gli disse Angelica.
Lilith si girò di spalle.
«meglio non sappia chi sono. Pochi conoscono la mia storia.
Ora sono morti.
Giaciono nelle acque all'entrata della grotta» gli rispose Lilith: «però sappi che in parte mi devi la vita»
Angelica torse gli occhi.
«IO A TE NON DEVO PROPRIO NULLA SE NON ESTIRPARTI IL CUORE PER QUELLO CHE HAI FATTO A MIA FIGLIA!» urlò fiondandosi contro di lei.
Ma quella strega gli lanciò un coltello che le trafisse una spalla facendola cadere inginocchiata per terra.

«TU MI DEVI LA VITA MALEDETTA!» urlò lei stringendoli la faccia nella viscida mano.
«Avrei dovuto ucciderti appena ne ebbi l'occasione. Pensai che lo facesse lui. Invece ha fatto tutt'altro quel mostro»
«A chi vi riferite?» disse Angelica per terra mentre tratteneva con la mano il sangue dalla spalla.
«A vostro padre» rispose lei con un sorriso beffardo.
«Come osate parlargli così!» lo difese Angelica.

«povera illusa.
Tu non sai niente.
Non sai cos'era realmente tuo padre e cosa ha fatto in vita sua.
Sei solo cresciuta in un mare di menzogne!»

«assi!? Come fa a dire questo! Lei non mi conosce!» gli urlava Angelica.
«TU DICI!?» disse Lilith con i serpenti sulla testa che si muovevano con vita propria.
«CHE SCIOCCA.....

IO SONO QUELLA CHE TI HA MESSO SU QUESTO ORRENDO MONDO!» confessò la strega tenendola dal collo per poi spingerla con la testa per terra.
Angelica rimase scioccata.

«In parte abbiamo lo stesso sangue.
Bhe avevamo.
Forse prima che diventassi ciò che sono oggi per causa vostra milady»
Angelica continuava a non crederci:
«cosa sta.... Cosa sta dicendo... Sono un mucchio di menzogne!!»
«No LEI È CRESCIUTA DI MENZOGNE!» gli urlava Lilith.
«magari potrei raccontarti qualcosa.... Visto che dopo rimarrai qui con il resto delle anime... Che dici piccola?»
«Lei...» cercava di parlare Angelica, ma le lacrime la stavano soffocando dentro.
«lei non può essere mia madre»

«NON OSARE CHIAMARMI COSÌ! IO NON SONO TUA MADRE!
ero una normale sacerdotessa latina, di nobile stirpe, che praticava rituali sacri di grande potenza, conoscevo quello che a tutti era ignoto, e con i rituali riuscivo a prendere quello a cui tutti aspiravano...
Come tuo padre... Quello sciocco...
che impazziva per ottenere la spada di Tritone....
Sono io che ne l'ho presa...
Mentre lui, in cambio mi offrì riparo e protezione... Sbaglio immemorabile....

Il mio supremo popolo era già presente nelle antiche religioni mesopotamiche...
Ma oramai la mia stirpe si stava estinguendo.

Io illusa accettai il patto ignara di quello che mi sarebbe aspettato.
Lui mi tenne rinchiusa per anni nella sua nave.
Ero solo un passatempo per lui.
Dopo che mi lasciò gravida cercai di scappare. Ma fu impossibile.
Il potere della spada che gli diedi era troppo forte. Anche per me.
Mentre io...
Io stavo perdendo i mie poteri....
Non avevo mantenuto la mia promessa sacra. Ora aspettavo una bambina.
E per di più da un lordo pirata.
E il mio dio mi punì togliendomi i poteri. E senza quelli, pian piano sarei destinata a morire anche io, mettendo fine alla mia stirpe.
Ma io non mi arresi. Non potevo lasciare che degli sporchi pirati sopraffacessero la mia potente stirpe.
No, non loro.
Approfittai del parto per fuggire via dalla nave.
Sprecai il mio corpo, per dare alla luce... TE.... Ero inorridita da quella neonata che strillava, e pensando che sarebbe diventata anche lei come suo padre.
Solo più stupida e incompetente.
Ti lasciai lì, piangendo accanto alla sua porta. Ero indecisa se lasciarti ancora vivere o ucciderti con le mie stesse mani.
Ma dovetti scappare di fretta.
O sarei rimasta ancora in trappola fino alla mia morte»

Angelica era lì, che ascoltava piangendo.

«Dopo venni qui. La baia dove era rimasto vivo l'unico basilisco sulla terra.
Il re di tutti, dicevano.

E feci quello che andava fatto,
Lo sconfissi per nutrirmi del suo veleno....poi mutai forma.
Il mio aspetto cambiò per sempre, ma in compenso quello mi donò poteri sovrannaturali, più di quelli che mi erano concessi quando praticavo stregoneria.
Ero finalmente libera.
E presto mi sarei vendicata di tutti.
Iniziando dai pirati prendendomi il loro mare e i loro tesori.
Uccidendoli uno per volta.
Maledicendoli come feci con quel porco di tuo padre.
E ad uno ad uno, mi mantenevano in vita con le loro anime.
Come fanno tutt'ora.
Se prendo la tua però.... il mio peccato sarà dissolto.
Dico bene Angie?»

Lilith in forma umana


Angelica singhiozzava per i pianti:
«no non è possibile...»
«bhe e invece si» disse Lilith avvicinandosi ad Angelica con una grande siringa.
«cosa volete farmi! Lasciatemi andare» provò a scappare Angelica quando fu fermata da un mostruoso pirata di Lilith che la teneva ferma mentre lei gli prese un campione di sangue.
«chiudetela sulla mia nave. Marcisca finché non mi tornerà utile» ordinò Lilith.
Poi Angelica fu trascinata giù per le scale, poi ancora nelle acque dove le anime dei corpi morti le tiravano le gambe, in cerca di salvezza.
Lei scalciava, ma un po' per via del sangue perso e per l'orrenda verità nascosta su di lei, un po' per quel putrefatto posto, svenne inconsapevole di dove la stavano portando, e i suoi pensieri si dispersero nella sua mente.

Pirati dei Caraibi - La maledizione dell'erede parte 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora