23 - Tra lacrime e fusa (pov. Kenma - Kuroo)

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Kenma

Piangeva. Piangeva di nuovo. Piangeva ancora. Kenma non era mai stato tanto male come in quel periodo. Era una settimana ormai che Kuroo lo ignorava; una settimana che gli sembrava di non riuscire a respirare.

I suoi compagni di dormitorio – distesi ogni notte nella loro nuova stanza accanto a lui – avevano provato in tutti i modi di aiutarlo, ma senza successo.

"Non è qualcosa a cui loro possono porre rimedio." pensava Kenma, ed era per questo che quella notte provò a piangere in silenzio.

Pensò a Kuroo. Pensava sempre a Kuroo: a quando si era trasferito nella casa accanto alla sua, a quando gli aveva mostrato i videogiochi per la prima volta, a quando aveva scoperto della magia, a quando aveva iniziato a fargli la corte.

Kenma non sapeva quando esattamente Kuroo avesse iniziato a piacergli; forse l'aveva sempre fatto. Era subito diventato il suo migliore amico e poi era salito di livello. Ricordò di com'era arrossito la prima volta che Kuroo gli aveva proposto un appuntamento; ricordò come il panico l'avesse invaso spingendolo a rifiutare. Kenma era stato un codardo allora e un egoista in seguito, perché davvero non capiva per quale ragione dovessero cambiare qualcosa di già così perfetto com'era il loro rapporto. Sapeva che per Kuroo mancava ancora qualcosa, ma non per lui. Cosa avrebbero mai potuto aggiungere alla loro relazione ufficializzando il fatto che stavano insieme? Baci e sesso, e Kenma non voleva; Kenma aveva paura. Poi, era stato egoista anche il motivo per cui aveva ceduto. "Mi hai preso per esasperazione." gli aveva detto... ma non era affatto vero. Era il suo quarto anno, il quinto per Kuroo, ed il più grande aveva iniziato ad avere sempre più successo tra le ragazze. Lo invitavano ad uscire, gli chiedevano di studiare insieme, tifavano per lui a Quidditch, gli si sedevano accanto in Sala Grande quando Kenma non poteva. E Kuroo, solare e gentile com'era sempre stato, non si negava. Kenma aveva iniziato a sentirsi male ogni volta che lo vedeva con altri, e si sentiva ancora peggio quando capiva quanto fosse stupida ed egoista la propria gelosia. Eppure, contro ogni logica, ad ogni avance del grifondoro lui continuava a rifiutare.

"Mi piace davvero tanto, Kenma." aveva detto poi un giorno Kuroo alla sua forma di gatto. Erano in cortile, da soli, e il corvonero si stava godendo le sue carezze all'insaputa del più grande. "Oggi gli ho chiesto di nuovo di uscire, ma ha rifiutato come sempre..." aveva continuato a confidarsi il corvino, poi aveva sospirato "Mi piace davvero tanto, ma non so fino a quando riuscirò ad illudermi che cambierà idea." Kenma aveva spalancato gli occhi ed interrotto le fusa; si era voltato verso Kuroo solo per vedere il suo sguardo distrutto ed impaurito rivolto verso il basso. La volta successiva che gli aveva proposto di andare ad Hogsmeade come suo ragazzo, Kenma non aveva rifiutato.

"Cosa ti ha fatto cambiare idea?" gli aveva chiesto stupito e confuso Kuroo.

"Mi hai preso per esasperazione." No, gli aveva invece fatto capire cosa mancasse al loro rapporto già secondo lui perfetto; gli aveva fatto capire che non poteva nemmeno sopportare l'idea che qualcuno si mettesse insieme a Kuroo se quel qualcuno non era lui.

E adesso l'aveva perso.

Kuroo aveva continuato a consultarsi con il gatto ogni volta che si sentiva in crisi con Kenma: "Vorrei fare l'amore con lui, ma preferisco aspettare i suoi tempi." e Kenma si era rilassato; "Vorrei dirgli che lo amo, ma ho paura di spaventarlo." e Kenma gli aveva fatto capire che non sarebbe stato così; "Vorrei dire ai miei genitori di noi, ma non so se lui vuole fare coming out." e Kenma gli aveva proposto di dirglielo per Natale.

"Stupido egoista!!" si rimproverò singhiozzando ancora in silenzio. Era notte fonda, ma ogni volta che provava a chiudere gli occhi non faceva che vedere il volto sconvolto e devastato di Kuroo: "Ti piaceva tanto vedermi mentre mi mettevo in ridicolo, eh!?" Kenma strizzò gli occhi e si mise le mani tra i capelli pur di togliersi quell'immagine dalla testa, ma nulla sembrava funzionare, così decise di alzarsi. Lasciò la Stanza delle Necessità ed andò fino alla Torre di Grifondoro. La Signora Grassa dormiva, ed anche se non lo avesse fatto Kenma non aveva comunque la Parola d'Ordine. Sapeva di non poter fare nulla, eppure quel punto gli era sembrato il più adatto per aspettare. Si sedette accanto al ritratto e cercò di appisolarsi, ma non ci riuscì.

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