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Il mattino seguente mi svegliai come se avessi i postumi di una sbornia. Ormai avevo perso il conto dei giorni che avevo passato in quella topaia. Mi sentivo frustrata, non riuscivo a fare nessun passo avanti con quei due, entrambi respingevano ogni mio tipo di approccio, come se l'idea che qualcuno potesse davvero preoccuparsi per loro fosse un'eresia. 

Mi alzai dal futon e mi stiracchiai, notando i vestiti, i miei vestiti, all'angolo della stanza, puliti e piegati perfettamente. -Sicuramente è stato Touya- pensai. Malgrado anche lui odiasse profondamente gli hero sapevo che con lui, pian piano, sarei riuscita a ottenere qualcosa, anche se ancora non sapevo fin dove potessi realmente spingermi senza morire tra le sue fiamme. Raccolsi i vestiti e mi fiondai in bagno, stavolta prendendomi tutto il tempo che mi serviva per prendermi cura di me. Una volta pronta fissai il mio riflesso stanco e abbattuto attraverso il vetro del piccolo specchio scheggiato. Non mi vedevo così da anni. In qualche modo più cercavo di cambiare qualcosa in loro, più loro smuovevano qualcosa dentro di me. Quella sensazione di immensa impotenza che caratterizzava le mie giornate, da quando mi avevano rapita, mi stava lentamente spegnendo e solo in quel momento, guardando le mie occhiaie e le mie pupille tristi, mi resi conto di quanto mi mancasse un contatto umano. L'Europa mi aveva lasciato più di quanto volessi ammettere. In Giappone erano tutti così composti e attenti al contatto fisico, mentre io abbracciavo e baciavo continuamente le persone che amavo. Mi mancavano le strette con Izuku, il calore di Katsuki, le mani nei capelli di Eijiro. Quante volte, al liceo, mi avevano detto che ero troppo estroversa? Troppo esagerata con il contatto fisico.

Mi abbracciai con le mie stesse mani, cercando uno sfregolio, qualcosa che mi facesse sentire ancora viva e mi spingesse a non mollare. Perché malgrado davanti ai due villain mi facessi vedere sempre forte e con il sorriso, anche io ero umana, anche io avevo bisogno di sentire della pelle sotto le dita, un abbraccio o una carezza. 

Mi affacciai dalla porta del bagno, sentendo della musica. Scesi dabbasso trovando solo Touya, che intonava una triste melodia che trasmettevano alla piccola radio consunta al suo fianco. Era di spalle, ma si accorse subito di me. Non spense la musica, ma smise di cantare.

"Siediti, ti ho preparato del cibo, se mi muori prima del tempo non potrò usarti per rivederlo" -bugiardo- pensai. Magari il suo primo intento, in quel vicolo, era stato anche quello, ma ora sapevo che quell'attenzione non era solo per usarmi e far soffrire suo padre, altrimenti sarei già stata cenere da un pezzo. 

"Dov'è Tenko?" Mi limitai a chiedere, sviando un discorso che in ogni caso, prima o poi, avrei dovuto affrontare con lui. Perché in fondo non mi conosceva, non sapeva quanto anche io disprezzassi suo padre per quello che gli aveva fatto, per quello che aveva fatto a Shoto.

"Tenko di qua, Tenko di là, mi sento trascurato" Mi porse un piatto con la colazione, non era granché ma cominciai a mangiare in silenzio, dopo la sua battuta ironica. 

"Siete importanti allo stesso modo, ora non fare il bambino capriccioso" Un piccolo ghigno si formò alle sue labbra e mi chiesi se riuscisse a sorridere senza provare dolore, con tutti quei rattoppi.

"Non è qui, è uscito" Mi rispose in modo semplice, senza la solita faccia annoiata o il tono canzonatorio che usava sempre. Si sedette sullo sgabellino alto dell'isola della cucina senza guardarmi. Touya era più maturo di Tenko, per certi versi. Lo vedevo più consapevole dei sentimenti, come se li avesse provati, per un po' di tempo. Tenko invece non aveva mai sentito sollievo in vita sua, semplicemente non sapeva che esistessero altri tipi di emozioni, di quel tipo che non lasciano ferite.

"Touya, perché vuoi ancora ammazzarlo? Ormai nessuno di voi due ha più qualcosa per cui valga la pena combattere" E la mia bocca non riusciva proprio a tacere, quei due ragazzi rotti erano come libri da scoprire, per me. Lui rimase con le bacchette a mezz'aria, prima di alzare quei suoi stupendi occhi blu verso di me.

Il giorno in cui Shigaraki Tomura tornò a essere Tenko ShimuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora