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Mi svegliai in una camera d'ospedale, fasciata come un onigiri. Quel coglione di Katsuki, con la sua esplosione, mi aveva spaccato una costola che a sua volta, aveva perforato uno dei miei polmoni. Grazie alle cure dei medici e soprattutto grazie ai loro quirk, la situazione era però stabile. Mi dissero comunque che la schiena sarebbe rimasta ricoperta dalle cicatrici di quel fuoco blu, le scottature erano troppo profonde per riuscire a farle scomparire del tutto. 

Mi sembrò di tornare al passato, dentro quella stanza completamente bianca. Mi ricordai di tutti i momenti che avevo passato in piena angoscia per i miei amici privi di sensi, tutti i passi trascinati per il corridoio per alternarmi nelle loro stanze. Qualcuno bussò alla porta della mia camera ed erano tutti lì, i miei amici. Jiro fu la prima a toccarmi, stringendomi dolcemente per non farmi male. Ma anche se avesse fatto più pressione non avrei sentito comunque nulla, ero imbottita di morfina. 

"Ero così preoccupata per te, perché devi farci venire un infarto ogni volta?" Le sue parole mi fecero sorridere. Pensandoci su, ogni volta che succedeva qualcosa eravamo sempre insieme, quasi lo preferii ai lunghi mesi di assenza a causa del lavoro. Qualcun altro bussò alla porta della camera e Best Jeanist mi accolse con i suoi occhi canzonatori.

"Capo, non uccidermi, sono già mezza morta" Lo vidi incrociare le braccia al petto, per poi sospirare. Sapevo che avrei dovuto dargli delle spiegazioni. 

"Lo so che per voi i villain sono esseri brutti e cattivi che vanno catturati per tenere al sicuro le persone, ma per me non è così. Io ho dedicato la mia vita a salvarli. Andavo al Tartarus con cadenza regolare, per vedere quanto fosse fattibile il mio desiderio. Ho conosciuto persone lì dentro, e sì, anche qualche mostro." Le immagini di tutti i villain che avevo conosciuto mi si affacciarono alla mente. Non erano tutti irrecuperabili, molti avevano sofferto a causa di una società che guardava il mondo a senso unico. 

"Lo so che forse non mi capirete mai, ma prima di essere hero, o villain, siamo esseri umani. Il mio sogno è un mondo dove noi non siamo più necessari, un mondo dove le persone avranno il cuore di tendere le mani, invece che invocare la salvezza degli eroi" Katsuki mi guardò intensamente e mi ricordai della notte dell'appostamento, quando mi confessò di provare istinti omicidi. Probabilmente era l'unico che avrebbe davvero capito cosa volessi dire. O quantomeno era l'unico a riuscire ad ammettere quella verità: anche gli eroi hanno dei demoni, nessuno è perfetto.

                                                                                             ***

Quattro giorni dopo uscii dall'ospedale e uno stuolo di giornalisti mi accerchiò poco dopo l'entrata della struttura.

"Ci spieghi perché non è scappata!"  "Si dice che lei si sia alleata con i villain, come la prenderà l'associazione degli eroi?" "Non ha avuto paura di essere nella stessa stanza con due mostri?" 

Alzai la mano, per bloccare tutte quelle domande stupide. L'ultima, in particolare, mi fece incazzare moltissimo. Puntai gli occhi contro lo stronzo che aveva formulato quelle cazzate, chiedendomi se Touya e Tenko avrebbero visto l'intervista. 

"Sapete, il mio motto è: Tutti possono essere salvati. L'abbiamo visto con la storia dei primi due hero in classifica, no?" La mia provocazione li fece zittire immediatamente. La società aveva liquidato quella faccenda come la bugia di un villain, ma in realtà, tutte le persone si chiedevano, ancora oggi, quanto ci fosse di vero. 

"Il mio nome è Maeko, significa: figlia della verità. E io oggi voglio raccontarvela, questa scomoda verità. Shigaraki Tomura è nato dalla vostra indifferenza. Io vi ho visti tutti nei suoi ricordi, ignorarlo, mentre era solo un bambino. 'Qualche hero correrà a salvarti piccolo' si sentiva ripetere di continuo. Aveva 5 anni. Il problema della società non è l'essere hero o villain, ma il non avere compassione verso il prossimo. Le statistiche di questo paese indicano che ogni dieci abitanti ci sia un villain. Quante persone non avete aiutato? Quanto peso avete messo sulle spalle degli eroi, lavandovene le mani? Se solo quel giorno Tenko avesse afferrato la mano di All might, o di un essere umano qualsiasi e non quella di All for one, chi sarebbe diventato? Ve lo siete mai chiesto? Ne dubito. Il vero male di questo mondo non è il dolore, né la paura, ma l'indifferenza. La stessa che avete mostrato a un bambino di 5 anni scalzo, che chiedeva disperatamente aiuto. Il mio costume da hero ormai è un simbolo, il simbolo dell'oscurità degli esseri umani, eroi compresi. Non ho altro da dire. " Li scansai a spallate, aiutata da Izuku che era venuto a prendermi e che invece cercava di allontanarli con le buone. 

Il giorno in cui Shigaraki Tomura tornò a essere Tenko ShimuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora