Epilogo

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Sei mesi dopo.

Imboccammo il piccolo viale che ci avrebbe condotto verso Tenko.

Il mio sguardo colse di sottecchi il nervosismo di Touya. In quei mesi mi ero presa in carico il suo destino, dicendo chiaramente a Endeavor che non doveva più avvicinarsi al suo primogenito. Lo avevo accolto in casa nella speranza di poterlo reinserire nella società, di farlo in qualche modo redimere da tutti gli errori che aveva commesso. Dopo quello che era successo in battaglia, tutti gli hero presenti avevano capito l'importanza di riabilitare invece di rinchiudere, perfino quel cocciuto di Katsuki. Ognuno di noi aveva preso in carico un fascicolo e il relativo villain per provare a riabilitarlo. Io ovviamente avevo scelto il fiammifero. Il rapporto con Hawks, da quel giorno della battaglia, era maturato molto. Ormai potevo considerarlo mio amico come tutti gli altri. Avevamo passato lunghi momenti insieme, gli avevo spiegato il perché non riuscissi davvero a perdonarlo in passato e di come invece fossi riuscita a superare tutto per poterlo riavere.

Io e Touya stavamo discutendo da giorni della possibilità di usare il potere di Eri per curare tutte le sue bruciature, lui però, non era convinto. Diceva che la mia intenzione era eliminare quello che era stato e che il passato non poteva essere cancellato. Dal canto mio volevo solo evitare che provasse dolore. Perché sapevo che quando un anellino si strappava dalla sua pelle per sbaglio, il dolore era atroce. 

Mi aveva anche vietato di usare il mio secondo quirk su di lui, non voleva farmi entrare nella sua testa. Lui diceva che era perché i suoi ricordi facevano parte della sua privacy, ma nei suoi occhi leggevo preoccupazione, come se non avesse alcuna intenzione di ripetere l'esperienza che mi aveva distrutta quella volta, con Tenko. Mi guardava spesso con rabbia o tristezza, quando le cicatrici che involontariamente mi aveva procurato sulla schiena, spuntavano fuori da una giacca o una t-shirt. Ma ormai avevo imparato a conoscerlo e sapevo che sarei riuscita a gestirlo, in qualche modo. 

Il suo rapporto con Shoto era ancora freddo e distaccato, da parte di entrambi, ma con il tempo le cose si sarebbero sistemate. Me lo diceva il mio sesto senso e non aveva mai fallito. 

Vidi la lapide di Tenko in lontananza e presi la mano di Touya nella mia, per darmi forza. Andavamo a trovarlo con cadenza regolare. Malgrado tutti gli impegni lavorativi e domestici -da quando il fiammifero viveva con me- ero riuscita a trovare un compromesso con me stessa. Quella sensazione di tremenda solitudine che provavo spesso in passato era scomparsa, complice tutti i permessi che mi prendevo dal lavoro per poter vivere, vivere davvero e non solo sopravvivere come facevo prima. 

"Ciao, Tenko" Cominciai, accarezzando il suo nome sulla lapide. Mi mancava e sapevo quanto mancasse anche a Touya, anche se non lo diceva mai apertamente. Però capitava, qualche volta, che mi raccontasse un aneddoto su di lui, un piccolo ricordo che si scatenava nella sua mente se faceva qualcosa che riportava la memoria su di lui. 

"Ho mantenuto la promessa, sai? Ho una cosa per te" Mi rivolsi alla lapide. Presi dalla mia borsa il piccolo libro bianco e lo poggiai sul suo altare. Cambiai l'acqua nel vaso di coccio e misi fiori freschi. Touya guardava tutto con grande attenzione, ma senza parlare. Lessi la dedica sulla lapide e sorrisi.

Nulla di ciò che è successo sarà dimenticato.

Come la promessa che gli avevo fatto in punto di morte. Devo ammettere che la scelta di scrivere un libro su di lui, sul pezzo di strada che avevamo condiviso insieme, fu un idea di Touya. Eppure man mano che quel pensiero mi sfregava la mente prendeva sempre più spazio, fino a concretizzarsi in quel piccolo rettangolo di carta che ora giaceva sull'altare di Tenko Shimura. 

Una folata di vento fresco mi scompigliò i capelli, aprendo le pagine del libro. Molti non credono ai segni, ai messaggi del destino, ma quando lessi le righe che io stessa avevo scritto, quando mi resi conto su che pagina si era fermato il vento, seppi con certezza che era lui.

"Sì, Tenko, il libro è un altro regalo, come i guanti" Gli risposi, come se mi avesse realmente detto qualcosa. Touya mi accarezzò i capelli, mentre ero ancora accucciata per richiudere il libro. Toccai la copertina, le lettere del titolo e un fremito mi scosse. 

Il giorno in cui Shigaraki Tomura tornò a essere Tenko Shimura. 

Sperai davvero che potesse vederlo, in qualche modo. Sperai che sapesse che io la promessa l'avevo mantenuta, ora nessuno avrebbe potuto dimenticarlo. Il libro era diventato parecchio famoso in poco tempo, beccandomi da Katsuki lo stesso nomignolo che usava sempre con Izuku: Nerd. La società si stava evolvendo, le persone stavano cominciando a capire l'importanza della riabilitazione dei detenuti, dei criminali, dei villain. Certo, non mi illudevo che fosse davvero possibile salvarli tutti, ma ormai anche le persone comuni cercavano di fare il loro meglio per aiutare il prossimo, così che nessun piccolo Tenko dovesse soffrire mai più quell'indicibile dolore lacerante. 

Accarezzai di nuovo la sua lapide, prima di congedarmi. Ripresi la mano di Touya tra le mie, che in quel momento tremava.

"Riposa Tenko, ci vediamo la prossima volta" Lo salutai, rinnovando la promessa che ci eravamo fatti. La mia mano non avrebbe mai lasciato la sua. 

Fine.

Il giorno in cui Shigaraki Tomura tornò a essere Tenko ShimuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora