14 • Scoperte •

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Le persone capitano per caso
nella nostra vita, ma non a caso.

(Alda Merini)

Lasciare il letto quella mattina per Julie risultò più difficile del solito, le coperte la coprivano fino a sotto il naso e lei se ne stava rannicchiata su un fianco mentre lottava contro la voglia di rimanere lì per tutta la giornata.

Dopo qualche minuto a fissare il muro difronte a lei si alzò sbuffando, trascinò i piedi sul pavimento freddo e si passò una mano tra i capelli. Entrò in bagno e accese la luce, chiuse la porta dietro di sé e si sciaquò il viso con dell'acqua fredda per svegliarsi.

Prese una felpa bianca nell'armadio e se la infilò, mentre finiva di mettersi una scarpa iniziò ad uscire dalla camera, scese velocemente le scale per poi entrare in sala pranzo per fare colazione, si mise, come sempre, tra il biondo e Zoe.

La ragazza dai capelli rosa avvertì che sarebbe uscita e Julie, anche se sentendosi in colpa, pensò che fosse un sollievo, che in questo modo non doveva darle troppe spiegazioni sul perché stesse uscendo con i ragazzi.

Dire a qualcuno che usciva per cercare un magazzino abbandonato non era il massimo, se glielo avrebbe detto sicuramente l'avrebbe fatta ricoverare in qualche ospedale psichiatrico.

Passò la mattinata a giocare con i bambini, dentro casa, e poi dopo pranzo salì in macchina per prendere il giacchetto e uscire con gli altri. Theo era passato a prenderli, tra i quattro era l'unico che conosceva la città meglio e poi oltre a lui nessuno aveva la patente anche se Ryan stava dando gli esami e presto anche lui avrebbe avuto una macchina.

Salutò la mora e Mary, che si raccomandò di non prendere freddo perché altrimenti avrebbe avuto una ricaduta, e insieme agli altri due si diresse verso la macchina del moro.

Questa volta Julie fu costretta a sedersi ai posti di dietro, Ryan si era seduto al posto del passeggero, durante il tragitto la ragazza non fece altro che muovere nervosamente la gamba su e giù fin quando il biondo, accanto a lei, le mise un braccio intorno alle spalle per tranquillizzarla, le propose persino un gioco; dovevano indovinare il colore delle macchine che sarebbero passate nell'altra corsia, ogni volta che uno dei due sbagliava doveva prendersi un pugno sul braccio dall'altro.

Julie si sporse con il viso tra i due sedili anteriori e venne investita da un odore di cioccolata e caffè, il profumo del corvino, puntò lo sguardo davanti a sé pronta ad indovinare il colore della prossima macchina che sarebbe passata.

《Ah ! Ho vinto !》esclamò esaltando come una bambina, il biondo le fece una smorfia mentre lei gli tirava un pugnetto sulla spalla 《Così però non vale Principessa, tu bari. 》si lamentò Trevis 《Non è vero, sei tu che non sai perdere.》disse lei incrociando le braccia sotto il seno 《Non è affatto vero.》si difese lui 《Oh si che è vero.》si intromise Theo fermando la macchina 《Siamo arrivati.》disse aprendo lo sportello.

Julie fece una linguaccia al biondo e uscì dalla macchina prima che lui la potesse afferrare. Ogni tanto era come se tornasse bambina e le piaceva, le piaceva da morire perché quando si è piccoli si è felici e spensierati.

Alzò lo sguardo e vide un edificio enorme davanti a loro, aveva alcune finestre in vetro rotte e la pittura malandata 《Fate attenzione.》disse Trevis tornando serio.

Avevano fatto una piccola ricerca e quello era uno dei tanti magazzini abbandonati di New York, passarono attraverso un buco nella recensione a rete, Julie si guardava intorno spaesata e attenta allo stesso tempo.

Guardarono dalle finestre del primo piano e si accettarono che non ci fosse nessuno per poi entrare, si divisero e iniziarono a guardarsi intorno per vedere di trovare qualcosa. Julie sentiva il vento freddo entrare dalle finestre rotte, lì dentro si congelava e lei aveva lasciato il giacchetto in macchina considerandolo troppo ingombrante.

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