16 #ElectronicGaming - Io gamer

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Benedetti i nomofobici, in particolare i pescatori con lo smartphone IP68 da trecento euro. Fate le foto ai vostri pesci cari miei, fatele sul bordo delle vostre barche, con le mani belle bagnate e scivolose. Per i sirenetti con un cellulare in mano per la prima volta, "nomofobici" vuol dire ossessionati dal proprio telefonino, e non bisogna colpevolizzare troppo internet, se non fosse per lui un IP68 non saprei manco cosa sia: un cellulare che va anche sott'acqua.

Se non è già chiaro, la digitalizzazione di Atlantide segue una progressione un tantino a rilento. La televisione non prende sul fondale marino, ecco tutto. In più non si trovano elettricisti disposti a montare un impianto in un luogo lontano dalle norme di sicurezza: "umidità eccessiva", insomma, sott'acqua.

«Si rimane fulminati!», a mio parere delirano: non c'è sirena che sia mai stata colpita da un fulmine ad Atlantide. Di umani invece è pieno. Come lo so? Youtube, lo stesso tube che mi ha fatto scoprire i gatti e desiderare le zampe. La strega del mare non ci voleva credere, mi ha preso in giro e rispedito a casa, io le avrei dato davvero la mia voce, cosa poi se ne sarebbe fatta non lo so. Scherzi telefonici magari, se solo avesse avuto idea di cosa fosse un IP68.

Ricapitolando, se non si è capito ancora, il mio dramma comincia dalle mani di un pescatore e dalla sua smania di fotografare un dentice che, ora che lo vedo in foto, non era neanche tra i più grossi. L'IP68 di quest'umano sbadato affondò fin a colpire la mia testa, lo presi, lo rigirai e mi scattai una foto per errore: posso ancora guardare la faccia di quel sirenetto, di quello che ero prima, prima che il bagliore di uno schermo mi illuminasse la faccia la prima volta per non lasciarmi più.

Era una cosa voluta, è l'unica spiegazione: Poseidone mi ha messo addosso questa voglia di lucine, di colori, di schermi, e poi ha inventato i cellulari che vanno sott'acqua. Me ne ha lanciato uno, senza dubbio. Poseidone, per onestà va detto, non ha pensato proprio a tutto, un cellulare non può andare in profondità senza rompersi e, come la televisione, non prende sott'acqua. Da quando ce l'ho ho passato molto più tempo in superficie che in tutto il resto della mia vita.

Spiegato questo, lo smartphone era solo la chiave per la porta che conduceva alla mia vera passione, dopo i gatti, quel tube mi mostrò i videogiochi e la gente che ci giocava. Gente seduta, non importava che avesse le gambe o la pinna, bastavano le dita e due occhi lobotomizzati, estatici, coi riflessi di esplosioni, di lampi e di fiamme sulle pupille. C'erano anche le cuffie in testa, quelle sembravano fondamentali, qualche pupazzo dietro le loro sedie, anche quello chissà perché sostanziale, ma soprattutto i gatti. Gente seduta, col gatto che cammina sulla tastiera, era il mio vero popolo.

Quando li conobbi era la prima volta con l'IP68 e la prima che quello si scaricava e si spegneva. Assaltai uno yacth in cerca di un caricabatterie, non mi vergogno a dirlo perché mio padre sarebbe orgoglioso. Mi vergogno ad ammettere che, quando i cinque ragazzi in coperta tirarono fuori bastoni e coltelli, smisi di gridare e mostrai il telefono:

«Qualcuno ha dove attaccarlo? Mi si è spento a metà di uno stream.»

«Certo.»

Li riconobbi all'istante: nomofobici. Isterici, nevrotici ma solidali nomofobici. Riconobbi anche me stesso, ma non in uno di loro, in un gamer. Qualcosa mi prendeva le viscere e mi lanciava fuori dall'acqua come una lenza a cui è attaccato un telefono, ma non era il telefono a contare, era quel che mi mostrava.

«Devo avere una postazione da gaming.»

«Non sappiamo di cosa parli.»

Probabile che quei cinque ragazzi avessero raggiunto il pieno di stranezze per quella giornata. Non mi aiutarono granché riguardo questo secondo proposito, se non in un dettaglio, quando offrii delle perle per il disturbo, fecero la stessa faccia inebetita ed estatica dei videogiocatori davanti allo schermo: agli umani piacciono le perle.

Ci vediamo in fondo al molo del porto, per piacere porta la console in un sacchetto impermeabile, grazie.

Avevo scritto questo preciso messaggio a xXTomy82, era salvato nella chat, inutile negarlo. Lui arrivò con un'ora di ritardo che la mia eccitazione aveva fatto in tempo a trasformarsi in ira, e mi mollò la console direttamente sulle assi del molo.

«Perché sei in acqua?»

«Perché sei in ritardo?»

Gli porsi un sacchettino di perle raccolte da mia madre qualche giorno prima, lei non capiva proprio perché mi interessassero, sott'acqua hanno lo stesso valore di un coin negli ultimi Mario, di una pelle di lupo in Skyrim, o di un'erbaccia in Animal Crossing.

«Non mi avevi detto che mi avresti pagato a questa maniera.»

«No», questa volta aveva ragione lui, «ma sono perle, ti piacciono, no?»

«Non posso sapere se sono vere, scusa, ma mi porto via la console.»

«No!» Ci misi sopra una mano a denti serrati. «Sono vere ti dico: vai a fartele controllare ti aspetto qui.»

Lui si portò via la console e una sola perla, la mia giornata in fondo a quel maledetto molo si faceva ancora più lunga. Il tempo giusto per spiegare che da sirenetto avrei potuto iniziare a videogiocare con qualcosa di portatile, una cosa con cui si può tenere la coda in acqua, almeno non secca, e le mani poggiate su uno scoglio a tenere la console. Primo problema di quest'idea, le portatili non sono impermeabili, avrei pianto a vedere la mia cascare in acqua per errore, a quei tempi non me la sentivo. Secondo problema e questo era il principale: io dovevo avere la postazione, ero un gamer. Non un sirenetto, o un nomofobico qualunque che gioca taptap sul cellulare, io ero un gamer.

L'uomo tornò con la console, di corsa, preso il resto delle perle mi lasciò tutto e scappò. Trenta perle per una console? Sciocco, ne avrei date cinquecento. La console da gamer pesava tre chili, quasi morì di fatica per portarla a nuoto senza bagnarla, con le mani fuori dall'acqua. Dal molo al vecchio diporto arenato sulla scogliera, ne spuntava ancora tutto il castello.

Ci vediamo in fondo al molo del porto, per piacere porta il televisore in un SACCHETTO IMPERMEABILE, grazie. Pagamento in perle.

La mia esperienza con gli annunci online mi fruttò schermo, console, motore diesel per l'elettricità, quaranta videogiochi, poltroncina professionale, pupazzi a tema da metterci dietro e cuffie per la testa. Mancava solo un elemento:

Ci vediamo in fondo al molo del porto, per piacere porta il gatto in un SACCHETTO IMPERMEABILE, grazie. Pagamento in perle.

Quell'ultimo annuncio non funzionò ma me ne dimenticai presto, sul diporto, in secca da decenni, la luce del mio schermo si illuminò e non si spense per giorni. Ovviamente giocavo fuori dall'acqua, per andare a prendere il joystick o cambiare disco strisciavo sul pavimento, ma quando sedevo sulla poltrona ero un vero gamer, non importava altro.

Non saprei dire quanti giorni passarono, ricordo solo che per molto tempo dimenticai di essere un ragazzo con la pinna, fui un idraulico, un procione, un bandicoot, un guerriero vichingo, un soldato americano, ma soprattutto fui un ragazzo, molto simile a me, con due gambe e i capelli biondi.

Un sogno che finì quando i miei genitori mi trovarono.

«Ho fatto tardi?» domandai davanti ai loro occhi esterrefatti e gonfi di lacrime, parlavano di settimane intere. Distrussero tutto, compresi perché, ma loro non compresero i miei di perché. Non importava, ormai conoscevo la strada. Con cento perle ricostruii la mia postazione, questa volta con pc e tastiera, andai online in un gioco in cui potevo creare il mio personaggio. Mi feci con le gambe, un grande sorriso e le cuffie in testa. Che fosse un'immagine di me più reale di quella vera? Non lo so, ma appena realizzai quel pensiero, notai una ragazza con l'avatar di una sirena fluttuare verso di me dentro lo schermo. Dovetti chiederglielo e aprii la chat:

Sirenettogamer: Tu sei davvero una sirena?

LadyAriel: XD e tu?

Sirenettogamer: Sì.

LadyAriel: Ahahah.

Ci scrivemmo a lungo ma dubito che mi avesse mai davvero preso sul serio, d'altronde come biasimarla? Online non si sa cosa potrebbe trovarsi dall'altra parte dello schermo, gente di ogni tipo che non si conosce mai per davvero. Molto più spesso di quanto si creda si potrebbe incontrare qualche catfish, oppure qualcosa di molto simile a un pesce che ama i gatti e i videogiochi.

Mermay - Stories 2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora