21 #Peace - Miss Peace

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E poi arrivò il giorno in cui pure l'ora di Religione mise Samuele in difficoltà. L'aspettativa era grossomodo quella di coricarsi sulla sedia e guardare un film, alla peggio rispondere a qualche domanda durante i titoli di coda. Quel giorno il professore arrivò con un ghigno tetanico, di per sé poco promettente, ma la situazione riuscì ancora a peggiorare:

«Ho avuto un'idea.»

Samuele si segnò, «ce ne scampi.»

Il viso del professore non fu capace di lanciargli la solita occhiataccia, troppo allegro, da quando frequentava la professoressa di Arte e Immagine la sua professionalità aveva preso una piega pericolosa, pericolosa per la pace degli studenti.

«Prof», Samuele alzò la mano, «ho un quesito su cui riflettere, non mi fa dormire.»

«Di cosa si tratta?»

«Perché a casa, invece di farsi venire le "idee", non vive in pace come ogni cristiano?»

Il professore lo inchiodò alla sedia con l'indice: «Non raccoglierò la tua provocazione.» Ingoiò un malloppo di certo insaporito con bile e rimise il sorriso sul proprio volto. «Cos'è la pace?»

«Iniziamo bene. Vago e assolutista, "pace".»

«Vuoi provare a rispondere per primo, Samuele?»

«Sì.»

«Beh, ti piacerebbe. No, risponderete tutti assieme: esprimerete cos'è per voi la pace con un disegno artistico.»

«Prof?»

«Allora, farete...»

«Prof?»

«Sì, Samuele?»

«Le piace la professoressa di Matematica?»

«È simpatica, perché?»

«La prossima settimana a quest'ora non vorrei dover risolvere equazioni sull'amore fraterno.»

Il professore gli sbatté un foglio davanti al naso, gli tolse la matita dall'astuccio e gli ci chiuse il pugno sopra. Quando quell'uomo veniva "alle mani" Samuele provava una strana soggezione, gli si innescava una ridarella inconsulta. Grugnì, nel falso tentativo di nasconderla, finché tutta la classe non fu con la fronte sui fogli e la matita in mano. Si poteva scherzare col professore, anche un po' oltre i confini, ma quando i compagni lo prendevano sul serio Samuele si sentiva disarmato.

All'improvviso il compito era diventato reale e altrettanto l'ignoranza del ragazzo. Un foglio bianco della peggior specie, senza linee guida o domande, solo una parola che a caratteri cubitali aleggiava per aria: "pace".

«Pace» ripeteva tra sé, nessuna idea di cosa potesse significare, o meglio, ovvio che il significato fosse chiaro, ma Samuele non era il tipo da NO WAR stampato sulla maglietta.

Il professore non immaginava quante ore al giorno quel ragazzo "rispondesse alla chiamata", lo sapeva sua madre che ogni notte amava urlargli: «Sono le due, vai a letto o vendo quel videogioco.»

«Ingenua», i boomer non avevano alcuna idea di quanta guerra si trovasse nei videogiochi, romperne uno e sperare che il resto dell'etere fosse abitato solo da teneri Kirby, del tutto ingenuo. Samuele con un rapido R3 prendeva vite al motto di «ci vediamo dall'altra parte», strappava piastrine come si collezionano le linguette delle lattine, come si collezionavano, ai tempi di sua madre.

«Prof?»

«Ancora?»

«Sono in difficoltà, questa volta sul serio. Non può capire l'imbarazzo di chiedere aiuto.»

Mermay - Stories 2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora