EDEN"Amare significa non dovere mai avere paura".
La frase pronunciata da mia madre anni fa e trascritta su uno dei suoi tanti post-it che attualmente tengo in mano come una reliquia dal valore inestimabile, mi appare inutile, incoerente, inappropriata. Perché nonostante io sia stata preparata già da tempo a questo evento c'è una parte di me che non lo accetta e, oltre a essere nervosa, mi sento spaventata.
Ma non posso arrendermi tanto facilmente. Non posso permettere che mi facciano questo.
Vanessa, la mia matrigna, entra in camera con un sorriso dolce, impregnando l'aria del suo profumo costoso allo zucchero vanigliato e fiori.
Mi affretto a nascondere tra i cuscini alle mie spalle la piccola busta trasparente a tenere ben conservato ciò che ne è rimasto del ricordo di mia madre.
«Dobbiamo parlare. Sono preoccupata per te».
Indossa un tubino aderente turchese e tacchi vertiginosi ai piedi.
È bella da fare invidia a chiunque. Ha un portamento da regina. Non dice mai la cosa sbagliata, non alza il tono della voce, non disubbidisce, salvo casi eccezionali. E cosa importante: si accorge quando qualcuno sta male.
Trovandomi seduta di fronte alla finestra, si ferma esitante, soppesando la mia espressione distante e infelice.
Sfodero un sorriso finto. La mia tipica faccia da poker, quella che ho costruito nel corso degli anni con instancabile tenacia. Un muro a tenermi lontana dalla paura.
«Mi dispiace darti questo peso. So che hai altro a cui pensare, ma non è niente. Starò bene».
Vanessa, non convinta, avanza ulteriormente fino a prendere posto accanto a me. Stringe la mia mano e sospira. «Non possiamo tornare indietro, amore mio», dice, intuendo il flusso dei miei pensieri agitati come mare mosso.
«Credi che non lo sappia?», replico con un tono alquanto brusco, lasciando uscire tutta la frustrazione che ho cercato di contenere in queste ultime ore, provando a sottrarmi dalla sua presa carica di affetto e apprensione. «Sappiamo entrambe che è soltanto l'ennesimo capriccio di mio padre, quindi non provare nemmeno a giustificarlo».
Gli occhi scuri e a mandorla della donna che mi ha cresciuta e mi sta accanto sin dai miei undici anni, provano a rassicurarmi. Ma non c'è niente che lei possa fare o dire per frenare lo sconforto che rischia di avvelenarmi la mente e farmi reagire a questo momento in modo diverso.
«Dovrei essere felice. In fondo è il giorno del mio compleanno. Eppure lo sto odiando con ogni fibra del mio corpo, perché so che a distanza di qualche anno lo ricorderò come il momento più brutto della mia vita. Non voglio alcun regalo o una stupida festa piena di estranei sorridenti, Vanessa. Voglio che sia solo un brutto sogno, per potermi svegliare e rabbrividire per pochi istanti anziché una vita».
Vanessa, impietosita, mi abbraccia baciandomi la testa. «Tuo padre non ti affiderebbe mai a qualcuno di cui non si fida. Sai che non può più prendere tempo. È ora di pagare il debito. Hai sempre saputo che questo giorno sarebbe arrivato, Eden. Ti abbiamo preparata. È anche per questo se siete cresciuti insieme».
Scuoto la testa. Lei non sa... non conosce davvero l'uomo al quale sono stata promessa sin da bambina.
Darrell è uno schifoso animale. Vive per compiacere il padre ed è un bastardo con la B maiuscola.
So già che mi farà soffrire. Appassirò solo un attimo dopo avere infilato quel dannato anello al dito e avere pronunciato quelle tre parole che attende impaziente per vincere: "Sì, lo voglio!".
«Eden...», prova a redarguirmi. Nel suo tono è intrinseco un ammonimento. Ha notato la mia espressione contrariata, la testardaggine che sta per uscire fuori.
Se potessi, come una bambina capricciosa, pesterei volentieri i piedi sul pavimento.
«Capirà. Sono sua figlia non una merce di scambio!»
«Tesoro... lui non cambierà idea. Su questo è sempre stato parecchio inamovibile. Neanche i tuoi fratelli hanno accettato la questione, ma si sono arresi. Be', dopo essersi beccati un bel po' di botte e punizioni».
Stacco la mano dalla sua e per potermi proteggere mi avvolgo il busto con le braccia. «Non lo posso fare. Io... non lo amo. Per favore, puoi almeno impedire che avvenga proprio stasera? Non voglio tutti quegli estranei intorno ad assistere. Pensavo a qualcosa di intimo e non di umiliante, se proprio dovrò sottomettermi», cambio tattica.
Vanessa morde le labbra grandi e rosse per trattenere le parole sbagliate. Sa cosa le sto chiedendo di fare, ma non vuole mentirmi o tradire la fiducia di mio padre. Lo ama troppo. «Parlerò con lui e troveremo sicuramente una soluzione».
L'abbraccio, pur essendo convinta che non farà niente del genere e che mi sta solo dicendo ciò che ho bisogno di sentire per tenermi buona.
«Grazie», fingo anch'io di abboccare all'amo. Tanto ho preso già la mia decisione. Tentare questo ultimo atto di pietà era solo un modo per prendere altro tempo, necessario per scappare.
Dandomi una lieve pacca sulla schiena nuda, Vanessa mi lascia andare. Prima di alzarsi mi fa una carezza sulla guancia. «Sei molto bella», indica il vestito che indosso. «Darrell sarà un uomo fortunato e con il tempo imparerai ad amarlo».
Con queste parole ho piena conferma di essere sola.
Quando se ne va, mordo il labbro, controllo l'ora sul mio orologio da polso preferito con il cinturino in pelle e sposto gli occhi intorno alla stanza. Al mio spazio personale, la mia gabbia. Mi soffermo sull'armadio, sull'anta semi-aperta e grazie alla quale si intravede un borsone.
Quello che si è accumulato dentro durante il periodo in cui sono rimasta zitta ad aspettare il momento giusto che non arrivava mai, tutt'a un tratto riemerge in superficie come un'eruzione spingendomi a lottare per una sola boccata d'aria. Sufficiente a farmi sentire di nuovo viva. Perché quando stai a lungo in un posto che non senti tuo, ciò che ti circonda a poco a poco ti consuma. E quando ti accorgi di non potere più trattenere altra tristezza, altra paura, altra rabbia; quando rischi di guardare allo specchio solo uno spettro della persona che volevi essere, allora non ti resta che reagire. Anche se sai che farà male.
«Stanotte», prometto a me stessa, con la consapevolezza che la mia matrigna non riuscirà a fermare le idee imprenditoriali di mio padre. Il patto stipulato anni fa con il suo più caro amico, dove il pagamento previsto sono sempre stata io.
«Mio padre vuole Darrell in famiglia e togliermi l'amore che merito? Che se lo prenda pure», borbotto. «Quando scopriranno il mio piano, probabilmente sarò già lontana».
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Cruel - Come incisione sul cuore
ActionFamiglia. Onore. Dovere. Non esiste altro nella vita di Dante, figlio minore della potente stirpe Blackwell. Non c'è amore. Non c'è felicità. Solo macerie e il gelo a scorrergli nelle vene. Perché il passato tempra, insegna e spinge a calcolare...