EDENIl passato, non puoi cancellarlo. Esiste e farà sempre parte della tua vita come una cicatrice ormai rimarginata. Perché i ricordi, sono bestie feroci. Pronte a dilaniarti il petto, fino a raggiungere il cuore.
«Eddie?»
Mi volto e sorrido. Mia madre entra nella mia cameretta rosa, piena di peluche, mensole riempite da libri di fiabe, cornici di foto. Porta le mani sui fianchi, in quel gesto di finta esasperazione che fa sempre quando mi perdo con la fantasia e non le obbedisco. «Non sei ancora pronta, piccolina?», c'è una nota di rimprovero nonostante il suo tono sia dolce.
Arriccio il naso verso l'abitino ancora appeso all'anta dell'armadio. «Perché non posso indossare quello da principessa? È colorato e vaporoso».
Mamma mi si avvicina dopo averlo sollevato e deposto sul bordo del letto. I tacchi alti che indossa senza la benché minima difficoltà, ticchettano sul pavimento di legno. Si abbassa sulle ginocchia e mi guarda intensamente, con i suoi occhi grandi, chiari come il cielo d'estate, pieni di amore; le labbra coperte dal suo rossetto preferito di una tonalità accesa di ciliegia, piegate in un sorriso dolce. Mi stringe il viso tra i suoi palmi morbidi e curati. Profuma di violetta. È così dolce e invitante il suo odore, da farmi avvicinare di un passo per cercare un suo abbraccio e imprimermelo addosso l'odore di casa.
«Perché oggi è domenica e dobbiamo andare a messa. Ricordi cosa mi avevi promesso?»
Abbasso corrucciata gli occhi a terra. «Ma saremo sole perché i miei fratelli e papà non ci saranno. Chi mi prenderà in braccio quando sarà il momento di accendere le candele o sarò stanca? Non andremo a mangiare il nostro solito gelato prima di pranzo. Perché non possiamo restare a casa e aspettare che tornino?», piagnucolo.
Mamma ha la pazienza di non sgridarmi. Anche se non lo ammette, neanche a lei piace l'idea che papà non sia con noi. Succede di rado. Lui ci tiene a programmare uscite di famiglia. Dice di farlo per avere dei ricordi, ma so che è perché ci ama. Nell'ultimo periodo però ha avuto parecchio lavoro da svolgere lontano da casa. Affari importanti, a suo dire. Ragion per cui oggi saremo con i suoi amici vestiti sempre di nero. Qualcuno di loro è pure simpatico, mentre altri non osano neanche guardarci. Sento che non mi divertirò affatto.
«Io e te subito dopo andremo a farci un bel giro al centro commerciale. Poi ti porterò al Luna Park e ti comprerò il più grande unicorno di peluche che troveremo. Che ne dici? Ci stai?», prova a convincermi facendomi il solletico. «Lo so che lo desideri così tanto».
Intuendo di esserci riuscita dalla mia risatina e dal mio breve abbraccio, dice: «Bene, indossa il vestitino che ti ho preparato e scendi di sotto».
Mi ritraggo, osservandola mentre si allontana. «Mamma?», il mio tono esce un po' tremulo.
«Sì, piccola?», si ferma sulla soglia.
«E se l'uomo cattivo sapesse che siamo sole?»
Passando lungo il corridoio per rientrare nella mia stanza, una notte in cui non riuscivo a dormire e avevo bisogno di un po' di tè caldo, ho sentito papà accennarle al fatto che non correvamo alcun pericolo sotto l'occhio vigile dei suoi amici e che il capo dell'altro clan non avrebbe mai fatto nessuna mossa azzardata, né tutti gli altri.
Mamma si irrigidisce appena, ma sa di non potermi allarmare e non ha intenzione di porgermi alcuna domanda in merito per non perdere altro tempo.
«Avremo gli uomini di papà a proteggerci. Non preoccuparti di questo. Non è compito tuo farlo. Forza!», mi incita dopo un momento di confusione in cui non nega che qualcosa sta effettivamente cambiando in questi ultimi giorni, «O per te niente zucchero filato!», aggiunge con una finta minaccia.
Rimasta sola, con riluttanza e una strana sensazione addosso, indosso il vestitino beige sentendomi un minuscolo uovo di tortora. Allaccio le scarpine lucide, aggiusto il fiocco tra i capelli, e priva di voglia scendo al piano di sotto.
Papà e i miei fratelli sono già usciti di casa. Il primo, non è venuto a salutarmi come fa sempre quando deve viaggiare per lavoro. Sono offesa con lui. Mentre i miei fratelli, non avevano scelta. Presto saranno abbastanza adulti da sedere al tavolo dei grandi. Non avranno più tempo per giocare con me. Soprattutto Ace.
Mamma mi prende per mano ed entriamo nella berlina nera che ci accompagna fino alla chiesa del Sacro Cuore.
«Mamma?»
Smette di fissare il cielo. «Sì, piccolina?»
«Ci sarà anche quel ragazzino?»
Guarda davanti a sé. I muscoli tesi. Il volto pensieroso. Non mi sfugge di certo il modo in cui comunica attraverso lo specchietto retrovisore con l'autista.
«No, lui non verrà a messa quest'oggi. Ti sta simpatico?», pronuncia la domanda come se avesse ingoiato un limone, nascondendo al contempo la curiosità.
Le sorrido. «Quando è venuto a casa nostra, mi ha chiesto se mi piacciono gli unicorni. Mi ha promesso che me ne avrebbe portato uno la prossima volta, insieme a un libro di avventure».
Mamma abbassa di poco le spalle. «Oh, ma è magnifico. Sono certa che diventerete ottimi amici».
Gioco con il fiocco del vestito. «Nessuno vuole diventare mio amico. Papà ha minacciato il figlio dei vicini e non è più passato a giocare. Le figlie delle tue amiche non mi vogliono tra i piedi perché sono la più piccola e dicono che io sia brutta».
Lei nasconde la risata portando il palmo davanti alla bocca. «Piccolina, tuo padre minaccerebbe chiunque. Ti vuole bene, sei la sua unica figlia femmina e sei bellissima. Troverai un'amica vera un giorno. Lascia stare quelle piccole serpi. La loro è solo invidia».
«Lo farà anche con lui?»
Strizza una palpebra. Forse non capisce la ragione delle mie domande riguardo il ragazzino dagli occhi verdi. «Probabilmente no. Ma i tuoi fratelli lo faranno al posto suo se si comporterà male con te».
Sospiro guardando fuori dal finestrino. «Sceglierà loro alla fine. Hanno più o meno la stessa età».
Circonda le mie spalle con un braccio. «Fidati di me, diventerete ottimi amici e papà non lo spaventerà perché quel ragazzino ha qualcosa che a lui piace», afferma con una certa sicurezza proprio quando ci fermiamo ai piedi della struttura.
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Cruel - Come incisione sul cuore
ActionFamiglia. Onore. Dovere. Non esiste altro nella vita di Dante, figlio minore della potente stirpe Blackwell. Non c'è amore. Non c'è felicità. Solo macerie e il gelo a scorrergli nelle vene. Perché il passato tempra, insegna e spinge a calcolare...